sabato 24 febbraio 2024

Le piste da sci e Paolo Cognetti


Nel periodo invernale uno degli hobby principali (di chi può permetterselo) è lo sci, con magari annessa la settimana bianca.
Negli ultimi inverni la carenza di neve ha reso gli impianti attualmente funzionanti di difficile gestione. I costi sono elevati e il periodo di guadagno si sta restringendo sempre di più.
Eppure, vuoi per eventi internazionali (per esempio le prossime olimpiadi invernali con il progetto della costruzione della pista del bob) o per non annoiare gli sciatori, la creazione di nuove piste è all'ordine del giorno.
Esse, va ricordato, sono "sfruttate" pochi mesi (o settimane all'anno) e comportano l'abbattimento di migliaia di alberi per chilometro di pista, nonché la modifica del suolo e lo sconvolgimento dell'ambiente natura preesistente.
Ne vale la pena?


Ecco il pensiero di Paolo Cognetti sulle piste da sci 


Ma lo sanno gli sciatori come si fa una pista da sci? 
Io credo di no, perché altrimenti molti di loro non sosterrebbero di amare la montagna mentre la violentano.
Una pista si fa così: si prende un versante della montagna che viene disboscato se è un bosco, spietrato se è una pietraia, prosciugato se è un acquitrino; i torrenti vengono derivati o incanalati, le rocce fatte saltare, i buchi riempiti di terra; e si va avanti a scavare, estirpare e spianare finché quel versante della montagna assomiglia soltanto a uno scivolo dritto e senza ostacoli. 
Poi lo scivolo va innevato, perché è ormai impossibile affrontare l’inverno senza neve artificiale: a monte della pista viene scavato un enorme bacino, riempito con l’acqua dei torrenti d’alta quota e con quella dei fiumi pompata dal fondovalle, e lungo l’intero pendio vengono posate condutture elettriche e idrauliche, per alimentare i cannoni piantati a bordo pista ogni cento metri. Intanto decine di blocchi di cemento vengono interrati; nei blocchi conficcati piloni e tra un pilone e l’altro tirati cavi d’acciaio; all’inizio e alla fine del cavo costruite stazioni di partenza e d’arrivo dotate di motori: questa è la funivia. Mancano solo i bar e i ristoranti lungo il percorso, e una strada per servire tutto quanto. I camion e le ruspe e i fuoristrada. 
Davvero non lo sanno? Non vedono che non c’è più un animale né un fiore, non un torrente né un lago né un bosco, e non resta nulla del paesaggio di montagna dove passano loro?”


Chi è Paolo Cognetti 

Nato a Milano nel 1978, si è laureato in matematica e poi diplomato in Sceneggiatura alla Civica Scuola di Cinema nel 1999.
Paolo Cognetti è autore di alcuni documentari: “Vietato scappare”, “Isbam”, “Box”, “La notte del leone”, “Rumore di fondo”.

Le sue opere letterarie sono: Sofia si veste sempre di nero (minimumfax 2012), Il ragazzo selvatico (Terre di mezzo 2013) e Senza mai arrivare in cima (Einaudi 2018 e 2019), La felicità del lupo (Einaudi 2021 e 2023) e Giú nella valle (Einaudi 2023). 
Le otto montagne (Einaudi 2016 e 2018), è stato tradotto in oltre quaranta paesi e ha vinto il Premio Strega, il Prix Médicis étranger e il Grand Prize del Banff; il suo adattamento cinematografico, diretto da Felix Van Groeningen e Charlotte Vandermeersch, ha vinto il Premio della giuria del 75° Festival di Cannes e quattro David di Donatello, tra cui quello per il Miglior film.

Ecco un ultimo pensiero di Cognetti:
"Strano che così poche persone vengano nei boschi a vedere come il pino vive e cresce sempre più in alto, sollevando le sue braccia sempreverdi alla luce – a vedere la sua perfetta riuscita. 
I più invece si accontentano di guardarlo sotto forma delle tavole portate al mercato, e considerano quello il suo vero destino. 
Ma il pino non è legname più di quanto lo sia l’uomo, ed essere trasformato in assi e case non è il suo impiego autentico e più elevato: non più di quanto lo sia per l’uomo essere abbattuto e trasformato in letame. 
C’è una legge più alta che riguarda il nostro rapporto con i pini quanto quello con gli uomini. 
Un pino abbattuto, un pino morto, non è un pino più di quanto il cadavere di un uomo sia un uomo. 
Si può dire che colui che ha scoperto i pregi dell’osso di balena e dell’olio di balena abbia scoperto il vero scopo della balena? O che colui che abbatte l’elefante per l’avorio abbia visto l’elefante? 
Questi sono utilizzi meschini e accidentali, proprio come se una razza più forte ci uccidesse allo scopo di fare bottoni e pifferi con le nostre ossa, perché ogni cosa può servire a uno scopo più vile oltre che a uno più elevato. 
Ogni creatura è migliore da viva che da morta, uomini e alci e alberi di pino, e colui che lo comprende appieno preferirà conservarne la vita anziché distruggerla.


Fonti

http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2020/11/ma-lo-sanno-gli-sciatori-come-si-fa-una-pista-da-sci/
https://www.google.com/amp/s/www.montagna.tv/122400/paolo-cognetti-il-bosco-e-prima-di-tutto-vita/amp/

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