sabato 19 settembre 2020

La nuova educazione sessuale (II° parte): Wilhelm Reich e la rivoluzione sessuale

"Soffocare nel bambino la sessualità naturale, e in particolare quella genitale, lo rende ansioso, timido, obbediente e timoroso nei riguardi dell’autorità. Ne fa una persona adattata all’autoritarismo. La forza per ribellarsi è bloccata perché è gravata dall’ansia. Il fatto di inibire la curiosità sessuale e i pensieri a essa collegati produce un’inibizione generale della facoltà di pensare e della capacità critica. In breve, lo scopo della repressione sessuale è quello di formare un individuo che si adatta a un sistema autoritario e vi si sottomette, qualsiasi sofferenza e degradazione questo comporti. All’inizio il bambino deve sottomettersi a quello stato autoritario in miniatura che è la famiglia; questo lo renderà più tardi capace di piegarsi al sistema autoritario pubblico. Una struttura autoritaria si forma, quindi, a causa dell’ancorarsi dell’inibizione sessuale e del relativo stato di ansia."
                                                                                                                                                Wilhelm Reich


Wilhelm Reich nacque nel piccolo villaggio di Dobrzcynica, attualmente situato in Ucraina, (all'epoca era ai limiti dell'Impero austro-ungarico). Cresce in una famiglia benestante; il padre non fece frequentare ai propri figli le scuole pubbliche, ma li fece istruire da un tutore privato, fatto non vietato dalle leggi dell'epoca. I Reich erano di origine ebraica, ma non diedero ai figli una educazione religiosa ebraica, né appartennero mai a movimenti religiosi, assicurando loro la libertà di pensiero.
Nel 1910, a tredici anni, informò il padre della relazione tra il proprio tutore e la madre. Poco dopo la madre si suicidò. Quattro anni dopo morì anche il padre.
Wilhelm, diciassettenne, si fece carico dell'impresa familiare e dei possedimenti agricoli, che perse poi con la guerra. Finita la guerra si iscrisse a giurisprudenza presso l'Università di Vienna, ma poco dopo passò a Medicina, ove si laureò nel 1922 dopo quattro anni di corso anziché sei, come era consentito ai reduci di guerra. In questo periodo mantenne il fratello minore, che morirà ventiseienne, dando ripetizioni agli studenti universitari.
Nel 1927 Reich pubblicò il suo libro più importante, La funzione dell’orgasmo.


La funzione dell'orgasmo

Nel libro l’autore riprende le teorie di Freud, partendo dal collegamento fra repressione sessuale e nevrosi; Reich teorizza che è l’impossibilità fisica di arrendersi all’orgasmo ciò che porta le persone verso la nevrosi e la psicosi: non il difficile adattamento sociale, come sosteneva Freud. 
E’ solo attraverso la comprensione della funzione dell’orgasmo e dunque del piacere sessuale, che l’uomo potrà tornare ad aspirare alla felicità. 
L’approccio di Reich alla terapia consisteva nell’utilizzo di tecniche di respirazione e di massaggio profondo, spesso estremamente doloroso, affinché il paziente potesse rilasciare il trauma sepolto. Il suo metodo terapeutico, denominato “analisi del carattere”, era progettato dunque per aiutare i pazienti a superare i blocchi fisici e respiratori che impedivano loro di sperimentare il piacere orgasmico, per lui assolutamente centrale per la salute psichica. 
Reich non amava la pornografia e non vedeva di buon occhio neanche l’omosessualità, ma era piuttosto liberale nei rapporti con i pazienti, con i quali aveva spesso rapporti al di fuori dell’ambito terapeutico, anche chiedendo loro di spogliarsi durante la terapia, cosa che oggi sarebbe considerata una mostruosità. 
Per Reich l’ incapacità di arrendersi all’orgasmo portava le persone non solo verso la nevrosi, ma anche verso il fascismo e l’autoritarismo
Il carattere fascista, ad esempio, era dovuto ad un trauma precoce e ad un atteggiamento repressivo o offensivo nei confronti della sessualità, capace di indurre una certa “rigidità”, nel fisico e nello spirito. Questa sua convinzione portò Reich ad impegnarsi come attivista politico contro il fascismo, il che nell’Europa che si stava avviando al fascismo e al nazismo non venne visto molto di buon occhio.
Reich postulò anche l’esistenza di un’energia vitale che denominò “orgone”, apocope delle parole orgasmo e organismo. A sua detta, tutti i conflitti dell’individuo nascono perché non si lascia fluire liberamente tale energia. 
Così, rifiutò il metodo classico della psicoanalisi che “cura con la parola”. Al suo posto, pianificò una nuova terapia volta a “sbloccare” gli individui attraverso stimoli muscolari. Secondo lui, la repressione si instaura nei muscoli e da lì va sconfitta.


La rivoluzione sessuale

Reich vedo il modello familiare dell'epoca "triangolare”, in cui il bambino è sottoposto alla tirannia (indiscutibile e sacralizzata) dei genitori, che da lui pretendono amore assoluto e devozione assoluta. In sostanza, ciò che i genitori reclamano è non solo l’obbedienza, ma il monopolio delle pulsioni sessuali del bambino, che sono legittime solo se sono rivolte a essi stessi.

Il bambino è dunque stretto nella morsa familiare, e quindi produce una fissazione ai genitori in senso sessuale e autoritario. Già per il fatto d’esser piccolo fisicamente viene soffocato dall’autorità dei genitori, sia essa rigida o no. L’attaccamento di tipo autoritario sommerge ben presto quello sessuale, lo sospinge in uno stato di esistenza inconscia; e più tardi, quando è tempo che gli interessi sessuali si rivolgano alla vita extrafamiliare, esso si colloca nuovamente tra l’interesse sessuale e la realtà, come un potente macigno inibitore." 

L’attaccamento inconscio all’autorità dei genitori trova spesso espressione nel suo opposto, la ribellione nevrotica; anche così non si permette che gli interessi sessuali si sviluppino, se non sotto forma di azioni sessuali puìsionali e non controllate, patologici compromessi tra la sessualità e il senso di colpa. Il futuro distacco da tale attaccamento ai genitori è il presupposto per una sana vita sessuale.
Secondo Reich i bambini hanno diritto a stare tra loro, e tra loro sviluppare liberamente la propria sessualità
Invece, non solo la famiglia borghese nega una vita sessuale nei bambini (in realtà per farla propria e assorbirla), ma limita la sessualità dei propri stessi componenti adulti, per i quali l’affetto del bambino diviene un surrogato, e talora l’unico cemento del matrimonio. L’istituzione familiare quale sì configura nel capitalismo è dunque in sé patogena, e solo il suo dissolvimento può prevenire il diffondersi delle nevrosi a livello di massa. Così come previene la riproposizione di un modello autoritario collettivamente introiettato, analogo a quello che, nel sistema capitalistico, trova nella posizione subordinata del bambino all’interno della “famiglia triangolare” la propria matrice.

mercoledì 20 maggio 2020

La nuova educazione sessuale (I° parte): Vera Schmidt e il Kinderheim laboratorium di Mosca


Nel 1921, a Mosca, nasce e si concretizza un rivoluzionario asilo sperimentale, un progetto decisamente innovativo e ricordato tutt'ora per l'originalità e la concretezza.
La pioniera è Vera Schmidt, educatrice russa e una delle figure di spicco del movimento psicoanalitico in Russia durante l'Età dell'argento
L'asilo in questione ha costituito il primo radicale tentativo di educazione alternativa non solo nei metodi, ma anche nelle istituzioni; l’educazione è quasi completamente extrafamiliare, è questo è uno dei veri pilastri del nuovo modello.
E' il 19 agosto 1921, e in una villa messa a disposizione dal Commissariato del Popolo dell’Istruzione, provvedendo anche al sostentamento economico, viene inaugurato il Kinderheim-Laboratorium, Casa-laboratorio per l’infanzia, annesso ufficialmente all’Istituto Statale Moscovita di Psiconeurologia. Fu designato a dirigere l’asilo Ivan Ermakov, massimo esponente del movimento psicoanalitico russo.


Principi pedagogici adottati

Nell'asilo il bambino è visto come sottoposto in misura maggiore dell’adulto al dominio dell’inconscio, dominato principalmente dal principio del piacere, e con una sessualità che si sviluppa in una serie di fasi pregenitali. 
Utilizzando il principio del transfert, l’educatore cerca di stabilire un rapporto positivo col bambino e di stimolarlo a sublimare e non a rimuovere i suoi impulsi, in modo da adattare il bambino gradualmente al principio di realtà. 
Concretamente questi principi venivano tradotti in una prassi che cercava di instaurare tra educatore e allievo un legame fondato sulla fiducia e benevolenza reciproca.
Non esistevano punizioni e ogni valutazione di elogio o biasimo veniva tralasciata perché manifestazioni di giudizio dell’adulto venivano ritenute incomprensibili al bambino e utili solo a stimolare la sua ambizione e la sua coscienza di sé.

La particolare originalità di quest’asilo risiedeva specificamente nell’attenzione data alle manifestazioni della sessualità infantile e alla loro graduale sublimazione. 
Ecco come la Schmidt riassume l’atteggiamento educativo:
«gli allievi del nostro asilo sperimentale non sospettano che i loro impulsi sessuali potrebbero essere giudicati diversamente dai loro altri bisogni corporei naturali. Essi li soddisfano perciò tranquillamente e senza vergogna sotto gli occhi delle educatrici, non diversamente dalla fame, sete o dalla stanchezza».
La Schmidt nota che lasciati liberi di sperimentare i propri impulsi i bambini tendono a passare da un interesse per la suzione, a quello per le loro e altrui feci, alla masturbazione occasionale e alla curiosità per i propri e altrui organi sessuali senza tuttavia fissarsi in nessuna di queste manifestazioni in maniera ossessiva o abituale. Secondo la Schmidt questo facilita il graduale processo di sublimazione e soltanto una parte limitata delle tendenze pulsionali infantili incorre nella rimozione e, dunque, maggiore energia psichica rimane intatta per apprendere e sviluppare interessi sociali e culturali.

Per quanto riguarda il rapporto coi genitori, che i bambini vivendo all’asilo vedevano solo la domenica, la Schmidt scrive che i bambini sembravano molto contenti di queste visite, ma tornavano senza lacrime e senza resistenze. I bambini avevano un ottimo rapporto coi genitori, ma non conoscevano autorità parentale o potere parentale, e a parere della saggista russa non è da escludere che questi buoni rapporti tra genitori e bambini si possano stabilire soltanto là dove l’educazione si svolge fuori dalla famiglia.


Le critiche all'asilo

Sebbene il lavoro scientifico dell’Asilo si svolgesse tranquillamente, già dopo tre mesi, si diffusero in città, a questo proposito, voci di ogni tipo. Si diceva che nella nostra struttura succedessero le cose più terribili, che, a scopo di osservazione, eccitassimo sessualmente i bambini prima del tempo e altro ancora”. 
Accuse e critiche che nascevano dall’incomprensione di quello che invece costituiva un dato di osservazione per Vera Schmidt, ossia che “la sessualità infantile è una manifestazione biologicamente fondata, fisiologica” e che, di conseguenza, tutte “le sue espressioni sono fenomeni normali e necessari”; riconoscimento quindi dell’importanza della sessualità infantile e della necessità di favorirne un armonico sviluppo. 


I cardini della teoria psicanalitica di Vera Schmidt

La Schmidt individua il compito educativo nell’accompagnare il bambino alla comprensione “del significato delle condizioni reali del mondo esterno” spronandolo al superamento del principio del piacere e a sostituire ad esso il principio di realtà. 
L’educatore deve essere allora “in grado di riconoscere, e interpretare i derivati dell’inconscio infantile e di separarli dalle sue manifestazioni coscienti. Piuttosto che condannare il bambino per certi impulsi che provengono dal suo inconscio e di fronte ai quali egli si trova impotente, dobbiamo essergli d’aiuto. In questo modo è possibile riuscire a dargli una coscienza piena di forza anziché fargli sentire la propria debolezza”.

L’educatore, dopo essersi liberato, “attraverso un lavoro analitico su se stesso, dei pregiudizi che ha ereditato dalla propria educazione”, nel suo lavoro pedagogico “non deve partire da considerazioni teoriche, bensì dal materiale che gli fornisce l’osservazione dei bambini”. 
L’attenzione è quindi posta sulla particolarità individuale di ogni singolo bambino e “in base alla concezione biogenetica dello sviluppo infantile” è superata qualsiasi “valutazione soggettiva delle manifestazioni infantili”. 
Il successo di tale educazione dipende dal soddisfacimento di tre condizioni fondamentali quali l’instaurarsi di un rapporto tra educatore e bambino (legame di transfert), la crescita in una comunità di coetanei e la creazione di condizioni esterne favorevoli, ossia di “un ambiente sano dal punto di vista pedagogico”. 
Quando ad esempio i bambini divengono lunatici ed impazienti la causa non è da ricercarsi nel bambino ma nelle relazioni con l’educatrice e quindi nell’ambiente: “nell’asilo sperimentale noi crediamo che i capricci dei bambini sono semplicemente reazioni al comportamento pedagogicamente sbagliato, condizionato da processi inconsci, delle educatrici.

La Schmidt guarda alla formazione di un uomo nuovo il quale, inserito in una vita comunitaria dove tutti i componenti partecipano al medesimo processo di liberazione, finisce per essere espressione dell’evidenziarsi del legame tra contenuti e metodi dell’educazione infantile e organizzazione sociale delle strutture della società, e quindi della sua intima politicità. 
Nella vita dell’asilo il bambino sperimenta il “sentirsi membro di una comunità, non un individuo cresciuto nella massa” ma l’effetto benefico di tale vita comunitaria dipende dalla condivisione di questo sentire, dal percepire “che tutti i membri della comunità sono in armonia tra loro. 
Il bambino sin da piccolo non viene addestrato secondo imposti precetti, aprioristicamente stabiliti, da cui discendono poi lodi e rimproveri “manifestazioni di giudizio dell’adulto incomprensibili per il bambino, che servono unicamente a stimolare il suo orgoglio e il suo sentimento di sé”. Al contrario egli viene accompagnato al riconoscimento del risultato oggettivo del suo agire sul quale si concentra la valutazione dell’educatore.
L’educazione di Vera Schmidt preparava i bambini a una società capace di consentire il soddisfacimento tendenzialmente totale delle pulsioni, ma non insegnava loro a conquistare e/o realizzare una nuova società. 

sabato 25 aprile 2020

Curare la depressione con le erbe (II°parte): la griffonia


La griffonia (Griffonia simplicifolia) è un arbusto rampicante sempreverde appartenente alla famiglia delle Fabaceae, originaria dell'Africa centro-occidentale e diffusa soprattutto in Ghana, Costa D'Avorio e Togo.
La pianta può può raggiungere i tre metri di altezza, con fiori di colore verdastro e i semi racchiusi all'interno di baccelli aventi una colorazione verde-rossastra. Vista la conformazione di semi e baccelli, la griffonia è nota anche con il nome di "fagiolo africano".

La sostanza estratta dalla polverizzazione dei semi di griffonia è di colore grigio-marrone, è il principio attivo è il 5-idrossitriptofano, noto anche come 5-HTP.
I semi di griffonia contengono anche altre sostanze di tipo indolico, come l'acido indol-3-acetilaspartico e l'acido 5-idrossi-3-indolacetico (o 5-HIAA).



Uso della griffonia nella medicina popolare


Nella medicina popolare africana, le foglie di griffonia vengono impiegate per favorire la guarigione delle ferite; mentre il succo da esse estratto viene utilizzato per il trattamento di disturbi renali.
La corteccia, invece, viene impiegata per la preparazione di cataplasmi da applicare sui sifilomi (lesioni che compaiono nella fase iniziale della sifilide).
Infine, il decotto ottenuto dal fusto e dalle foglie di griffonia viene utilizzato come rimedio contro il vomito, contro la congestione pelvica e, addirittura, come rimedio afrodisiaco.


5-HTP come antidepressivo, e non solo


Il composto 5-idrossitriptofano è un derivato amminoacidico e intermedio metabolico nella sintesi della serotonina, effettuata a partire dall'amminoacido triptofano.
La serotonina è un neurotrasmettitore molto importante per il benessere dell'organismo, poiché coinvolta in molte funzioni biologiche, fra cui ricordiamo i meccanismi di regolazione dell'umore, del sonno e del senso di fame.
L'assunzione orale di estratti di è in grado di incrementare i livelli di serotonina a livello del sistema nervoso centrale. L'assunzione orale del suddetto composto sembra permettere anche un incremento dei livelli di altri neurotrasmettitori, quali melatonina (molto importante nella regolazione del ritmo sonno-veglia), dopamina, noradrenalina e beta-endorfine (sostanze implicate anch'esse in numerose funzioni biologiche, fra cui la regolazione del sonno e il controllo dell'appetito).
La griffonia è in grado di contrastare l'abbassamento del tono dell'umore (a tal proposito, la pianta rientra nel grande gruppo degli antidepressivi naturali), l'insonnia e l'eccessivo appetito (in particolare per quanto riguarda il desiderio di carboidrati e dolciumi).
Gli estratti di griffonia possono essere utili anche nel contrastare il mal di testa cronico e il dolore derivante dalla sindrome fibromialgica.


Modalità d'uso

300-600 mg estratto secco in compresse o capsule lontano dai pasti, distribuito su 2 assunzioni giornaliere.


Controindicazioni della griffonia
L'assunzione della griffonia può portare alcuni effetti collaterali di lieve entità, come nausea, meteorismo, vomito, diarrea, bruciore di stomaco e flautolenza.
Inoltre, vi è la possibilità d'insorgenza di reazioni allergiche in individui sensibili.

lunedì 13 aprile 2020

Curare la depressione con le erbe (I° parte): l'iperico


L'iperico (Hypericum perforatum, anche detto erba di San Giovanni) è la pianta solstiziale per eccellenza, e cresce nei campi e nei giardini, in pianura e nelle zone montane di Europa, Africa e Nord America. 
Il termine "iperico" deriva dal greco hypo (sotto) erike (erica) e, secondo la tradizione popolare i suoi fiori, raccolti nella notte del 24 giugno (giorno di san Giovanni) avrebbero proprietà magiche e il potere di scacciare i "demoni del male" dal corpo e dallo spirito. Una credenza confermata dalla scienza, a giudicare dalle numerose virtù curative dell'iperico.


Le proprietà 

L'erba di San Giovanni è conosciuta per il potere cicatrizzante, antinfiammatorio e antisettico, di qui l'uso sotto forma di olio. Il fitocomplesso riunisce preziose sostanze attive presenti nella pianta: flavonoidi come rutina e quercetina, oltre a ipericina e pseudoipericina, iperforina, responsabili del caratteristico colore rosso. 
L’olio essenziale di iperico ha proprietà cicatrizzanti ed emolienti e stimola la rigenerazione cellulare. Un vero e proprio toccasana, insomma, in caso di eritemi, psoriasi, macchie della pelle, secchezza, smagliature, cicatrici e acne.
L'iperico agisce sui livelli di serotonina, dopamina e noradrenalina, influenzando la secrezione di melatonina, per questo esercita un'importante azione sul sistema nervoso contribuendo alla regolazione dell'umore e del sonno. L'erba di San Giovanni ha un effetto calmante e per le sue caratteristiche viene considerata un antidepressivo naturale, in grado di aiutare ad affrontare i periodi di solitudine, ansia, lutto e separazione.


Come usare l'iperico


L'iperico può essere utilizzato assunto per uso interno o per uso esterno. 

Per uso interno l'assunzione avviene tramite l'estratto secco: contro la sindrome ansioso depressiva si può ricorrere alle capsule di estratto secco che vanno assunte nella dose di almeno 500 mg al giorno (13 mg per ogni kg di peso corporeo) da assumere al mattino. Per influenza, stomatiti e herpes simplex l'assunzione varia dai 300 ai 900 mg al giorno da utilizzare per due settimane.
Seconda alternativa è l'assunzione tramite tintura madre: per la sindrome ansioso depressiva è possibile assumere anche 50 gocce di tintura madre in un po' d'acqua da una a tre volte al giorno per almeno due mesi consecutivi. 
Contro la gastrite bastano 30 gocce di tintura madre diluite in un po' d'acqua da assumere prima dei pasti principali.
Terza alternativa è l'infuso, ideale in caso di tosse, raffreddore e infiammazioni delle vie urinaria. Per prepararlo occorre versare un cucchiaio di sommità fiorite di iperico in una tazza di acqua bollente e lasciare in infusione per 10 minuti per poi filtrare prima di bere.

Per uso esterno, a livello topico, possiamo utilizzare l'olio di iperico. L'olio va utilizzato applicando poche gocce al bisogno, anche più volte al giorno, su scottature, escoriazioni, piaghe, ulcere e piccole ferite. Inoltre viene utilizzato anche per massaggiare il perineo dopo il parto, grazie al suo effetto lenitivo e cicatrizzante. Come antiage basta applicarne poche gocce ogni sera per vedere i primi risultati già dopo dieci giorni: pelle più liscia e rughe appianate.


Come autoprodurre l'olio di iperico

Per preparare l'olio di iperico occorrono 70 grammi di sommità fiorite e 250 grammi di olio di mandorle (in alternativa potete utilizzare olio di oliva o di girasole). Occorre far macerare le sommità per un mese e mezzo in una bottiglia di vetro chiusa (a temperatura ambiente). Bisogna poi esporre la bottiglia per un giorno interno al sole, filtrare e conservare in bottiglie scure in luogo fresco e a riparo dalla luce.


Controindicazioni

L'iperico ha effetti fotosensibilizzanti, per questo se ne sconsiglia l'uso prima di lampade solari o esposizione al sole.

Inoltre può interagire con alcune tipologie di farmaci: anticoagulanti, antidepressivi, farmaci contro il cancro, o medicinali che vengono utilizzati in caso di trapianti o Aids. L'uso di iperico è sconsigliato anche a chi assume la pillola anticoncezionale, in quanto può annullarne l'effetto, e alle donne in gravidanza e allattamento.
Tra gli altri effetti collaterali troviamo anche irritazioni gastrointestinali, agitazione, stanchezza ma anche allergia o intolleranza: in tutti questi casi è bene interrompere subito il trattamento e consultare il medico.