La Legge del Sette esiste ed esisterà sulla Terra sempre e dovunque. Per esempio, in virtù di questa legge il raggio bianco si compone di sette colori distinti, ogni suono specifico determinato è costituito da sette toni differenti, qualsiasi stato umano comporta sette sensazioni indipendenti; d’altra parte, qualsiasi forma determinata non può avere più di sette dimensioni diverse, e qualsiasi peso può rimanere statico sulla Terra solo se è sottomesso a sette spinte reciproche; e così via…
Georges Ivanovic Gurdjieff
L'universo consiste di vibrazioni
Per comprendere il significato della Legge del Sette o Legge dell’Ottava occorre considerare che l’universo consiste di vibrazioni. Queste vibrazioni agiscono in ogni tipo di materia, quale che sia il suo aspetto e la sua densità, dalla più sottile alla più grossolana; esse hanno diverse origini e vanno in tutte le direzioni, incrociandosi; urtandosi, diventando più forti, più deboli, arrestandosi l’una con l’altra e così via.
Secondo le concezioni abituali dell’Occidente, le vibrazioni sono continue. Ciò significa che le vibrazioni sono generalmente considerate come procedenti in modo ininterrotto, ascendendo o discendendo per tutto il tempo in cui continua ad agire la forza del loro impulso originario, vincendo la resistenza dell’ambiente nel quale si sviluppano. Non appena si esaurisce la forza d’impulso e la resistenza dell’ambiente prevale, le vibrazioni naturalmente ricadono e si interrompono.
A questo proposito, il punto di vista dell’antica conoscenza si oppone a quello della scienza contemporanea, perché essa pone alla base della sua comprensione delle vibrazioni il principio della loro discontinuità. II principio della discontinuità delle vibrazioni significa che la necessaria e ben determinata caratteristica di tutte le vibrazioni della natura, siano esse ascendenti o discendenti, è di svilupparsi in modo non uniforme, ma con periodi di accelerazione e di rallentamento.
Questo principio può essere formulato con una precisione ancora maggiore, dicendo che la forza d’impulso originale delle vibrazioni non agisce in modo uniforme, ma in un certo modo si rafforza o si indebolisce alternativamente.
La forza d’impulso agisce senza cambiare di natura e le vibrazioni si sviluppano in un modo regolare soltanto durante un certo tempo che è determinato dalla natura dell’impulso, dall’ambiente, dalle condizioni e così via. Ma ad un dato momento interviene un certo tipo di cambiamento: le vibrazioni cessano per così dire di obbedire all’impulso originale e, per un breve tempo, rallentano, cambiando sino ad un certo punto di natura o direzione; per esempio, le vibrazioni ascendenti ad un certo momento cominciano ad ascendere più lentamente e le vibrazioni discendenti cominciano a discendere più lentamente.
Dopo questo rallentamento temporaneo, sia nella ascesa che nella discesa, le vibrazioni riprendono il loro corso anteriore e ascendono o discendono di nuovo regolarmente sino a quando non si produce un nuovo arresto nel loro sviluppo.
Per determinare questi periodi di rallentamento, o meglio gli arresti nella salita e nella discesa delle vibrazioni, si dividono le linee di sviluppo delle vibrazioni in sezioni corrispondenti al doppio o alla metà del numero di vibrazioni in un tempo dato.
Immaginiamo una linea di vibrazioni crescenti. Consideriamole nel momento in cui la loro frequenza è 1.000. Dopo un certo tempo, il numero delle vibrazioni è raddoppiato, ossia raggiunge 2.000. È stato accertato che, in questo intervallo tra un numero dato di vibrazioni e un numero due volte più grande, vi sono due punti in cui si produce un rallentamento nella progressione delle vibrazioni. L’uno è a breve distanza dal punto di partenza, l’altro quasi alla fine.
Le leggi che determinano il rallentamento delle vibrazioni o la loro deviazione dalla direzione primitiva erano conosciute dalla scienza antica. Queste leggi erano debitamente incorporate in una formula o diagramma che si è conservata fino ai nostri giorni. In questa formula, il periodo al termine del quale le vibrazioni sono raddoppiate era diviso in otto gradini disuguali, corrispondenti al tasso di progressione delle vibrazioni. L’ottavo gradino è la ripetizione del primo, con un numero doppio di vibrazioni.
Questo periodo, ossia la linea di sviluppo delle vibrazioni, misurato a partire da un dato numero di vibrazioni sino al momento in cui questo numero è raddoppiato, è chiamato ottava, cioè l’insieme di otto parti.
La legge dell'ottava e la musica
Racchiusa in questa formula, l’idea di ottava è stata trasmessa da maestro ad allievo, da una scuola ad un’altra. In tempi molto lontani, una di queste scuole scoprì la possibilità di applicare questa formula alla musica. È così che fu ottenuta la scala musicale di sette toni, conosciuta nella più remota antichità, poi dimenticata, e di nuovo scoperta o ritrovata.
La scala di sette toni è la formula di una legge cosmica elaborata da antiche scuole e applicata alla musica. Se tuttavia studiamo le manifestazioni della legge di ottava nelle vibrazioni di altro genere, vedremo che le leggi sono ovunque le stesse. La luce, il calore, le vibrazioni chimiche, magnetiche ed altre sono sottomesse alle stesse leggi delle vibrazioni sonore; per esempio lo spettro della luce è conosciuto dalla fisica; in chimica, il sistema periodico degli elementi è senza alcun dubbio strettamente legato al principio di ottava, benché questa corrispondenza non sia stata pienamente chiarita dalla scienza.
Uno studio della struttura della scala musicale offre una base eccellente per comprendere la legge cosmica d’ottava. Prendiamo ancora una volta l’ottava ascendente, ossia l’ottava in cui la frequenza delle vibrazioni aumenta. Supponiamo che questa ottava cominci con 1000 vibrazioni al secondo. Designiamo queste 1000 vibrazioni con la nota do. Le vibrazioni sono crescenti, ossia la loro frequenza aumenta. Il punto in cui la frequenza raggiunge 2000 vibrazioni sarà il secondo do,
II periodo tra un do e il do seguente, ossia un’ottava, è diviso in sette parti disuguali, perché la frequenza delle vibrazioni non aumenta uniformemente.
II rapporto di intensità delle differenti note o della loro frequenza di vibrazioni si stabilirà come segue: se attribuiamo a do valore 1, allora re ne sarà i 9/8, mi i 5/4, fa i 4/3, sol i 3/2, la i 5/3, si i 15/8 e do avrà valore 2.
La differenza nell’accelerazione delle vibrazioni, o progressione ascendente delle note, o differenza di tono, sarà la seguente:
tra do e re 9/8 : 1 = 9/8
tra re e mi 5/4 : 9/8 = 10/9
tra mi e fa 4/3 : 5/4 = 16/15 (progressione rallentata)
tra fa e sol 3/2 : 4/3 = 9/8
tra sol e la 5/3 : 3/2 = 10/9
tra la e si 15/8 : 5/3 = 9/8
tra si e do 2 : 15/8 = 16/15 (progressione di nuovo rallentata)
Le differenze tra le note, o le differenze di altezza delle note, sono chiamate intervalli. Vediamo che vi sono due punti di rallentamento nell’ottava.
Nella scala musicale di sette toni, si considera teoricamente che vi siano due semitoni tra due note successive, salvo che per gli intervalli mi-fa e si-do, che hanno un solo semitono e nei quali il secondo semitono è considerato come mancante.
Tra mi e fa e tra si e do, il semitono manca. In questo modo, la struttura della scala musicale dà uno schema della legge cosmica degli intervalli o semitoni mancanti.
Diciamo a questo proposito che, quando si parla di ottave sia in senso cosmico che in senso meccanico, solo gli intervalli mi-fa e si-do sono chiamati intervalli.
Il significato della legge dell'ottava
Se ne cogliamo tutto il significato, la Legge dell’Ottava ci dà una nuova spiegazione della vita intera, del progresso e dello sviluppo dei fenomeni su tutti i piani dell’universo da noi osservato. Questa legge spiega perché in natura non vi sono linee diritte, ed anche perché non possiamo né pensare, né fare, perché tutto in noi si pensa da sé, perché tutto in noi accade, e accade generalmente in modo contrario a quello che desideriamo o aspettiamo. Tutto ciò è l’effetto chiaro e diretto degli intervalli o rallentamenti nello sviluppo delle vibrazioni.
Che cosa precisamente succede al momento del rallentamento delle vibrazioni? Avviene una deviazione dalla direzione originale.
L’ottava comincia, ma una deviazione ha luogo tra mi e fa; attraverso fa, sol, la e si, essa discende con un certo angolo rispetto alla sua direzione originale, i. Tra si e do si trova il secondo intervallo, una nuova deviazione, un altro cambiamento di direzione; ad ogni ottava, la deviazione è più accentuata, in modo che la linea delle ottave arriva a formare un semicerchio e procede in una direzione opposta alla direzione originaria.
Nel suo ulteriore sviluppo, la linea delle ottave, o linea di sviluppo delle vibrazioni, può ritornare alla sua direzione primitiva e quindi formare un cerchio completo.
Questa legge dimostra perché, nelle nostre attività, non c’è mai niente che vada in linea retta, perché, avendo cominciato a fare una cosa, ne facciamo poi un’altra interamente diversa, sovente l’opposto della prima, senza tuttavia notarlo e continuando a pensare di seguire sempre la stessa linea.
Fatti come questi e molti altri possono essere spiegati soltanto con la Legge dell’Ottava, attraverso una comprensione del ruolo e del significato degli intervalli che obbligano costantemente la linea di sviluppo delle forze a modificare la propria direzione, a spezzarla, a curvarla, a mutarla nel proprio contrario, e così via.
Le cose vanno sempre in questo modo e noi possiamo osservare ovunque questi cambiamenti di direzione. Dopo un certo periodo di attività energica, di emozione intensa o di comprensione giusta, una reazione interviene, il lavoro diviene noioso e trascurato, momenti di stanchezza e di indifferenza appaiono nel sentimento; invece di pensare rettamente, si cercano dei compromessi; si sopprimono o si scartano i problemi difficili. La linea però continua a svilupparsi, ma non più nella stessa direzione dell’inizio. Il lavoro diventa meccanico, il sentimento, sempre più debole, si abbassa al livello degli avvenimenti abituali di ogni giorno. Il pensiero diventa dogmatico, letterale. Tutto si svolge così per un certo tempo, poi vi è di nuovo una reazione, un arresto, una deviazione. Lo sviluppo della forza può proseguire ancora, ma il lavoro che era stato cominciato con ardore ed entusiasmo è diventato una formalità obbligatoria ed inutile; numerosi elementi estranei sono entrati nel sentimento: considerazione, oppressione, irritazione, ostilità; il pensiero gira in cerchio, ripetendo ciò che già sapeva e ci si smarrisce sempre di più.
Lo stesso fenomeno si ripete in tutte le sfere dell’attività umana. In letteratura, scienza, arte, filosofia, religione, nella vita individuale e soprattutto nella vita sociale e politica, possiamo osservare come la linea di sviluppo delle forze devia dalla sua direzione originale e, dopo un certo tempo, va in una direzione diametralmente opposta, sempre conservando il nome di prima.
Forse gli esempi più interessanti di tali cambiamenti di direzione nella linea di sviluppo delle forze possono essere trovati nella storia delle religioni, soprattutto nella storia della religione cristiana, se la si studia imparzialmente. Pensate quanti giri ha dovuto fare la linea di sviluppo delle forze per andare dall’amore predicato dal Vangelo fino all’Inquisizione; per andare dagli ascetici dei primi secoli, che studiavano il cristianesimo esoterico, agli scolastici, che calcolavano quanti angeli potevano stare sulla punta di un ago.
La Legge dell’Ottava spiega parecchi fenomeni della nostra vita, che altrimenti sarebbero incomprensibili.
Il primo è il principio della deviazione delle forze.
Il secondo, il fatto che nulla al mondo resta sempre allo stesso posto o rimane ciò che era; tutto si muove, tutto si sposta, cambia, e, inevitabilmente, sale o scende, si rinforza o si indebolisce, si sviluppa o degenera, vale a dire si muove su una linea d’ottava o ascendente o discendente.
E il terzo è che nello sviluppo stesso delle ottave, ascendenti o discendenti, si verificano costantemente delle fluttuazioni, delle crescite e decrescite.
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