L'orto, in questo periodo dell'anno e nella vita in generale, è un laboratorio di inter-scambio con la natura; è, personalmente parlando, un'opera d'arte ogni anno diversa, sempre in mutamento.
I colori, gli odori, il vedere la nascita e lo sviluppo delle piantine (da seme)...tutto questo rende l'orto uno dei miei luoghi preferiti.
Fondamentali devono essere la varietà delle specie, la loro convivenza e aiuto reciproco (sinergia) e le rotazioni annuali, per evitare affaticamenti e perdite di fertilità.
Osservando queste poche regole si può tornare a Nutrirsi (con la enne maiuscola) con un netto aumento della qualità del cibo, quindi della propria vita e tutto ciò che questo comporta.
Per me l'orto è tutto tranne che fatica, sofferenza..non può esserlo e non deve diventare una lotta contro la natura. Il detto "l'orto ti vuole morto" è un mito da sfatare e da riconvertire in "l'orto ti vuole vivo, eccome!".
E' chiaro che nulla piove dal cielo; ed essendo l'orto uno spazio umano il lavoro da fare c'è. Personalmente nella mia quotidianità occupa tutto l'anno e segue l'andamento delle stagioni: in inverno si concima, in primavera si semina, in estate si cura e si raccoglie, in autunno si fanno le ultime semine, si continua a raccogliere e si inizia a concimare.
Tutte queste attività, se fatte con i tempi giusti e capendo il proprio orto, richiedono carichi di "fatica" diluiti e piacevoli e rendono il terreno, con gli anni, sempre più fertile e vivo.
Ecco che lo scambio uomo-orto diventa un percorso, un cammino comune, prolungato, di dare-avere.
Il tutto viene di solito racchiuso nelle parole di orto permanente, permaculturale, sinergico,...insomma, il nome non è poi così importante quanto il risultato.
L'orto da zero. Come muoversi?
Tutti sognamo un orto "produttivo", fin da subito, con terra friabile e soffice.
Tutti immaginiamo di buttare il seme e vedere la piantina bella e forte dopo poco.
Bhè, spesso la realtà è più complicata e diversa dai sogni.
Ma partendo bene si può arrivare prima a buoni risultati.
Iniziando da zero, cioè da un prato incolto, la domanda sorge spontanea: che fare?
Innanzitutto occorre scegliere il prato giusto.
Se l'orto è estivo occorre valutare l'esposizione al vento (che in caso di siccità è molto duro da sopportare); se è invernale occorre un posto che non geli troppo, riparato il più possibile.
La posizione deve essere accessibile, vicino a casa per ridurre l'attacco degli animali selvatici, con acqua a portata di mano.
(Premessa: con un orto sinergico pacciamato il consumo di acqua è molto limitato, ma comunque non se ne può fare a meno).
Una volta stabilito il luogo idoneo occorre pensare a un piccolo impianto di irrigazione, e al posizionamento dei vialetti interni (le uniche zone che verranno calpestate all'interno della zona orto) e alle zone compost.
Poi si passa alla costruzione vera e propria dei bancali.
Un'altra premessa: per me l'uso dei bancali è l'unico che garantisce vita duratura all'orto e, quindi, l'unica via da seguire.
Il consiglio è di farli non troppo grossi. L'ideale è un 1,5 metri di larghezza per non più di 3-4 di lunghezza.
Ma come farli?
Io sconsiglio e odio la zappa.
Il mio metodo è questo: si pone nella zona scelta per il bancale un mucchio di erba tagliata (o scarti vegetali di qualsiasi tipo: potature, foglie, rametti), si copre il mucchio con uno strato di cartoni (o carta) spesso qualche centimetro e sopra ancora a questo si concima.
Si lascia riposare il tutto per un paio di mesi e poi è pronto per l'utilizzo.
Il procedimento sembra complicato, ma con organizzazione non è difficile; più lo spessore degli strati è alto, più la terra del bancale diventerà buona prima.
Per concimare può essere usato il compost della stagione precedente o letame, possibilmente di cavallo.
Il bancale non verrà mai più calpestato, e ogni anni si concimerà sono gettando materiale organico sopra lo strato superiore.
Bisogna tenere bene a mente che lo strato superficiale del terreno è il più fertile.
Zappando, arando, fresando lo si va a toccare e lo si rovina. Uno dei segreti per un orto duraturo e in miglioramento costante nel tempo e non intaccare la sua vita organica superiore.
Fatto il primo si può procedere con gli altri.
Per ora è tutto. Nel prossimo post parlerò delle semine vere e proprie e della pacciamatura!
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