“Il pisè è un procedimento con il quale si costruiscono case con la
terra, senza sostenerle con alcun pezzo di legno e senza aggiunta di paglia.
Consiste nel battere, strato dopo strato, tra due assi e allo spessore ordinario
dei muri in pietra, della terra preparata a questo scopo. Così battuta, essa si
stende, prende la consistenza e le forme di una massa omogenea che può essere
elevata a tutte le altezze date delle abitazioni”.
Franςois Cointeraux (1740 - 1830).
Questa tecnica, nata in Medio
Oriente, si è poi diffusa in Europa attraverso il Marocco. Sono famose le città
e i palazzi fortificati (Ksar e Kasbah) della valli del Dra e del Dades, come
la città di Ouarzazade. In Francia è stata utilizzata per ville, cascine e
fabbriche e la sua diffusione deve molto anche alla manualistica e in
particolare al trattato di Cointeraux, che poi fu tradotto in italiano, inglese
e tedesco contribuendo all’espansione di questa tecnica nel resto d’Europa.
L’uso della terra battuta è attestato in Italia soprattutto nella regione
compresa tra Alessandria, Tortona e Novi Ligure, dove si trovano ville,
cascine, palazzi urbani, chiese e muri cimiteriali realizzati con pareti
portanti di sola terra, ancora oggi in uso. Ciò non deve stupire, perché
“Quando i muri in pisè sono ben
fatti, non formano che un solo pezzo, e quando sono rivestiti all’esterno di un
buon intonaco, possono durare dei secoli”, come sosteneva Rondelet.
Preparazione, messa in opera, finiture
Quando si costruisce usando la
terra battuta la preparazione del materiale e la sua messa in opera coincidono.
Si tratta infatti di una tecnica tradizionale che prevede la trasformazione sul
posto della terra prodotta dagli scavi, il suo compattamento e infine la messa
in forma in modo da costruire delle pareti “monolitiche”.
Abitualmente la terra veniva era
estratta in autunno, stoccata in un cumulo esposto alle intemperie per fare in
modo che durante l’inverno le zolle si frantumassero acquisendo così l’umidità
ottimale per la messa in opera, che veniva solo in primavera. Per verificare
l’umidità della terra si può eseguire una semplice prova di caduta, che
consiste nel prendere una manciata di impasto, compattarlo tra le mani in modo
da costruire una palla che si fa cadere per terra dall’altezza di circa un
metro: se si sbriciola, significa che la terra è troppo secca, se resta intera,
che è troppo umida, mentre solo se si divide in tre o quattro pezzi ha
raggiunto l’umidità ottimale per la compattazione.
Attualmente esistono anche
macchinari e procedimenti specifici che permettono di frantumare la terra, di
setacciarla per eliminare per eliminare i sassi più grossi del 5-10% dello
spessore della parete, di miscelare terre diverse o altri inerti per ottenere
la composizione ottimale a secco, anche con stabilizzanti, e infine di
inumidire l’impasto finale.
La messa in opera avviene in
questo modo:
- In primo luogo si esegue un basamento sul quale vengono fissate delle casseforme con distanziatori, che delimitano lo spessore voluto del muro in terra battuta; è importante che i casseri siano modulari, leggeri e di facile assemblaggio, ma anche resistenti alle forti spinte di compattazione (tradizionalmente si usavano casseri in legno, attualmente sono stati sviluppati casseri appositi, ma si può anche ricorrere al sistema di casseratura rinforzata ancoraggio in metallo per il cemento armato).
- Si procede dunque a riversare la terra nei casseri, distribuendola in modo omogeneo, per spessori di circa 20 cm (la compattazione riduce il volume di circa un terzo).
- Si passa dunque alla compattazione con bastoni di legno (mazzeranghe) o compattatori pneumatici.
- Terminato lo strato si procede con il successivo fino al riempimento del cassero.
- A questo punto il cassero può anche essere rimosso, proseguendo la costruzione di fianco lungo il perimetro previsto e lasciando assestare e consolidare il muro prima di effettuare il corso successivo (esistono anche casseri integrali da montare l’uno sull’altro che permettono di compattare direttamente tutta la parete, procedendo allo smontaggio solo a fine del lavoro).
- Raggiunta l’altezza dei solai è preferibile eseguire un cordolo in legno o armato con malta bastarda, trasskalk, cemento o delle piattaforme di distribuzione dei carichi delle travi sul muro.
Recentemente è stato tentato uno
spostamento di parte della produzione lontano dal cantiere. Nel caso del pisè, questo tentativo consiste nella
prefabbricazione di setti di muro da
assemblare con la gru in cantiere, velocizzando così notevolmente anche i tempi
della messa in opera. Le prime sperimentazioni sono state effettuate da Nicolas
Meunier in Francia e Martin Rauch in Austria, ma, per ora, la velocizzazione
dei processi di preparazione e messa in opera del pisè resta prevalentemente affidata alla modernizzazione dei
sistemi di casseratura e compattazione.
Il periodo di messa in opera va
da aprile ai primi di settembre, secondo il clima locale: è importante,
infatti, che il muro sia secco prima delle gelate invernali. L’essiccamento
comporta anche un ritiro minimo, dovuto al fatto che si è compattata della
terra umida.
Tale riduzione è calcolata
approssimativamente intorno allo 0,2-0,4% (Craterre e Minke).
Per le finiture si possono
adottare diverse soluzioni
- Intonaco successivo: si applica a essicazione effettuata, deve essere un intonaco traspirante (terra e sabbia per interni, calce aerea e sabbia in esterni) e si applica inumidendo e grattando la superficie in modo da migliorare l’aggrappo meccanico tra i due diversi materiali
- Intonaco compresso: l’intonaco, un impasto con calce, viene gettato sulla superficie dei casseri contemporaneamente alla terra e compattato con essa. Questo procedimento permette un’ottima connessione pisè-intonaco.
- Pisè a vista: è possibile, negli interni, lasciare la terra a vista, soprattutto se è stata compattata meccanicamente o stabilizzata, eseguendo una pulizia ad aria compressa per rimuovere le polveri e una leggera compattazione sui lati quando la terra è ancora umida per consolidare eventuali punti deboli. Questa tecnica consente di mettere in evidenza i diversi colori e textures della terra (come dimostrano i lavori di Martin Rauch in Austria) è possibile inoltre trattare la superficie contro la polvere con Wasserglass, etilsilicato oppure olio di lino.
Il pisè per sua natura è adatto per la costruzione di muri spessi (minimo 20 com) ed è un sistema costruttivo a masse portanti. La terra, piuttosto magra e ricca di sassi, è versata leggermente umida in cassieri e qui compattata, costruendo dei muri monolitici portanti. Il muro prende forma a seconda della disposizione dei casseri, che sono di solito rettilinei, ma è possibile, utilizzando casseri speciali, anche ottenere forme differenti (curve, tondi, ecc..), elementi decorativi e masse d’accumulo di calore. È inoltre possibile graffiare la superficie o utilizzare terre di diverse colorazioni per avere particolari effetti cromatici.
La tecnica è particolarmente adatta alla realizzazione di pareti interne ed esterne sia portanti sia di tamponamento, preferibilmente entro serre per sfruttare la capacità di accumulo termico e di regolazione dell’umidità interna.
Osservazioni
Il pisè è particolarmente indicato in zone calde oppure con escursioni
termiche giorno-notte molto forti.
In climi freddi è preferibile aggiungere
all’esterno uno strato di materiale più leggero per migliorare l’isolamento
termico. In questo modo l’uso del pisè permette
di accumulare il calore solare accumulato da serre o prodotto da stufe durante
il giorno. Si tratta inoltre di un materiale economico, conveniente nei casi di
autocostruzione o di cantieri altamente specializzati che utilizzano sistemi
innovativi, come accade attualmente in Australia.
Il pisè nel mondo
Il pisè sta conoscendo oggi una diffusione sempre maggiore in Usa e in Australia, dove sono state messe a punto delle tecnologie che ne velocizzano molto la messa in opera e dove sono nate anche diverse imprese specializzate proprio in questa tecnica. Recentemente costruzioni in pisè sono state fatte anche in Danimarca, Austria e Svizzera, dove questa tradizione edilizia è sempre più importante.
In Auatria Martin Rauch utilizza una tecnica meccanizzata che velocizza la messa in opera ed esegue delle gettate di terre dai diversi colori e in seguito dei trattamenti manuali che mettono in risalto, come si è già accennato, la colorazione e la texture della parete. Lo stesso Rauch ha utilizzato negli ultimi tempi anche i blocchi prefabbricati in pisè per la realizzazione di un tipografia a MElk in Austria.
Il pisè in Italia
In Italia le costruzioni in pisè sono numerose (si parla del 30% del
costruito tra Tortona, Alessandria e Novi Ligure), gran parte delle quali
ancora abitate. Purtroppo, nonostante alcune ricerche eseguite in
collaborazione da alcuni docenti del politecnico di Genova, Milano e Torino,
esse sono ancora poco studiate, censite e tutelate, vittime di interventi di
ristrutturazione che spesso ne accelerano il degrado e che lentamente
sostituiscono la terra con altri materiali.
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