Una malattia grave o comunque seria può essere curata (e prevenuta) con alimentazione e stile di vita? L’acqua, la terra e gli elementi naturali rappresentano o no una medicina?
Per Manuel Lezaeta Acharan si.
Già, perchè sul dizionario linguistico la medicina risulta essere quel complesso di norme igieniche volte a prevenire la malattia, come lo sono tutti i mezzi considerati utili per riacquistare e mantenere la salute.
Lo stile di vita è indice della salute dell’individuo. Se si applicano le giuste regole della natura e della morale, per molte malattie possiamo provvedere da soli o comunque sostituirci al primo medico, sempre che siamo disposti all’impegno richiesto dall’intervento, dall’applicazione della regola o della disciplina.
Alla malattia occorre saper dare noi stessi una risposta del perché, occorre conoscere le cause, sapere cosa è successo, perché è accaduto. L’uomo non è solo corpo, ma è anche mente e spirito. La malattia nasce e si sviluppa in noi.
Il pensiero lezaetiano ha come base la febbre gastrointestinale, la conseguente alterazione termica delle mucose gastrointestinali e l’irrorazione del sangue a livello cutaneo.
I disordini alimentari sono di ostacolo alla digestione e quindi non favoriscono una buona nutrizione. “L’uomo si nutre con quello che digerisce, non con quello che mangia”. Qualsiasi sia il nome o la manifestazione, tutte le malattie presentano una febbre gastro-intestinale che l’organismo dell’infermo accusa attraverso un eccessivo afflusso di sangue a carico delle mucose interne e una insufficiente irrorazione nel circolo periferico e ciò è quanto
si origina per reazione nervosa e circolatoria quando l’apparato digerente viene sottoposto ad un lavoro maggiore del normale.
Queste due alterazioni, la febbre gastro-intestinale e l’insufficiente irrorazione a livello cutaneo, si riconoscono facilmente osservando l’iride degli occhi, difficilmente in altri modi sono quantificabili.
“Il sangue si elabora nell’apparato digerente e si purifica nei polmoni, attraverso la pelle e i reni”. La disgregazione del cibo avviene mediante un processo fermentativo sostenuto da un normale lavoro microrganico e affinché tutto questo sia possibile occorre far ricorso al cibo vegetale, ai “cibi che si mangiano crudi allo stato naturale come la frutta, le sementi degli alberi (noci, mandorle, ecc.), tutti i tipi di verdura, ortaggi e radici”.
Una sana fermentazione si realizza con una presenza microrganica che si sviluppa armoniosamente in un ambiente sano; senza il microbo la vita vegetale e animale sarebbe impossibile. I microbi sono degli “alleati della vita organica, perché si nutrono delle sostanze pregiudiziali all’organismo, favorendone in tal modo la rimozione e l’eliminazione, il che equivale ad aiutare l’opera sanatrice nel sangue e nei tessuti del corpo”. Ma nel caso della cattiva digestione, nella putrefazione della sostanza si sviluppa il battere che corrompe l’ambiente interno e in questi casi, con il susseguirsi o il mantenersi delle alterazioni, l’organismo perde i suoi equilibri compromettendo la salute. Va da sé che quando ci si trova in condizioni favorevoli allo sviluppo del germe patogeno difficilmente si potrà resistere alla sua aggressione. Diversamente, nelle condizioni di equilibrio termico o di omeostasi, si agevolano le eliminazioni che sono processi indispensabili per mantenere o riportarsi in salute.
La disintossicazione dell’organismo si ottiene mediante una buona attività della pelle, della via polmonare e intestinale e dal corretto funzionamento della funzione renale, dalla quale dipende in gran parte la salute generale del corpo.
Secondo Lazaeta “La vita urbana è una intossicazione continua. Si vive introducendo veleni con l’aria corrotta che si respira, con l’alimentazione a base di cibi cadaverici, cotti o crudi, con cibi preparati nelle fabbriche ed infine con il vestiario eccessivo che costruito con fibre sintetiche e per di più troppo aderenti al corpo, impedisce agli organi il loro movimento e le loro funzioni. Questi sono i fattori basilari che mantengono il corpo in costante squilibrio termico, poiché invece di alimentare e nutrire, originano fermentazioni tossiche, paralizzando le eliminazioni intestinali, renali, polmonari e cutanee”.
I mezzi proposti per veicolare all’esterno del corpo le sostanze tossiche sono soprattutto i cataplasmi di fango e le applicazioni d’acqua.
La dottrina dell'equilibrio termico
Il nostro corpo ha due rivestiture: la prima è l'esterna, ci isola dall'ambiente che ci circonda e si chiama "pelle", la seconda è l'interna, copre le cavità del nostro organismo e si denomina "mucosa". La salute ossia, la normalità funzionale del corpo, dipende dall'equilibrio termico fra pelle e mucosa.
L'uomo è un animale a sangue caldo, il cui calore allo stato di salute, è di 37 gradi centigradi.
La circolazione sanguigna, risultato dell'attività nervosa, determina nel corpo la temperatura che sarà normale se il sangue circola uniformemente. L'alterazione circolatoria del fluido vitale, prodotta da uno squilibrio termico, origina e mantiene nell'organismo congestioni e anemie.
La temperatura sarà maggiore nella zona congestionata e minore in quella regione del corpo in cui la circolazione sanguigna è deficiente, perché la pletora di questa è il risultato di una maggiore attività nervosa, e la deficiente attività di questa energia determina invece la scarsa irrigazione di sangue.
Come rivela l'iride degli occhi, più accentuata è la congestione nelle viscere del corpo, più deficiente è la circolazione del sangue nella pelle, estremità e cervello. Questo è lo squilibrio termico che caratterizza lo stato di alterazione variabile della salute umana, qualsiasi siano i sintomi e le sue manifestazioni.
Nella sua attività normale, l'organismo umano mantiene sempre una temperatura uniforme: 37 gradi centigradi, tanto sulla pelle quanto nelle mucose intestinali. Questa normalità termica è la conseguenza di una uniforme irrigazione sanguinea nei tessuti che vengono riscaldati dal calore dello stesso sangue.
Questo equilibrio termico, permettendo il normale funzionamento della macchina umana, è fonte di salute.
Tutte le infermità costituiscono sempre uno squilibrio termico in grado variabile per l'aumento della temperatura interna del corpo, per congestione delle viscere con diminuzione del calore della pelle e delle estremità per deficiente irrigazione sanguinea. Questo squilibrio della temperatura, origina disturbi variabili alle funzioni organiche perché gli organi congestionati lavorano male per la sovrabbondanza del sangue, e così pure gli organi anemici alterano il loro lavoro, per scarsa irrigazione sanguinea.
Essendo la malattia una manifestazione del disordine funzionale dell'organismo per squilibrio termico, è sempre caratterizzata dalla febbre, non può quindi esistere un infermo senza febbre. Quando questa è constatabile per mezzo del termometro applicato sotto l'ascella è perché si trova rifugiata nell'interno del corpo.
Nelle affezioni acute, la febbre, la cui origine è sempre nell'interno del ventre, si propaga a tutto l'organismo, manifestando reazioni salutari delle difese naturali, che procurano la purificazione organica.
La febbre interna che non viene alla superficie del corpo, è caratteristica in tutti gli infermi cronici; essa rivela l'insufficiente difesa dell'organismo ed è causa di denutrizione ed intossicazione perché favorisce le putrefazioni intestinali.
Con la febbre alla superficie del corpo si manifesta la reazione salvatrice; invece con la febbre interna, che raffredda la pelle e le estremità del corpo, si denuncia la deficiente attività organica, vale a dire l'indebolimento dell'energia vitale del soggetto.
L’uomo è l’unico essere del creato che vive squilibrando le temperature del corpo.
La febbre interna, che consuma la vita delle genti, ha origine in queste due cause: congestione dell'apparato digerente a causa dei continui sforzi giornalieri che esigono gli alimenti inadeguati per essere digeriti; indebolimento della pelle per mancanza del conflitto con gli agenti atmosferici dovuto all'inconveniente vestiario.
Più debole è la temperatura della pelle, maggiore è il calore nelle mucose nell'interno del ventre. L'indebolimento della pelle ricarica il lavoro delle mucose, ed è in queste che si dirigono le sostanze malsane non asportate dai pori per la deficiente irrigazione sanguinea della superficie del corpo. Forzate le mucose a realizzare un lavoro straordinario, per reazione nervosa e circolatoria si irritano e congestionano progressivamente producendo la febbre.
Con quanto esposto, si spiega facilmente il perché dei raffreddori, dei catarri, delle polmoniti e di tutte le infiammazioni interne in generale. Il raffreddore è precisamente un acuto squilibrio termico, caratterizzato da freddo esterno e febbre delle viscere. Il processo congestivo ed infiammatorio si accentua di preferenza negli organi più deboli per predisposizione personale e per mal regime di vita.
La febbre interna che, come abbiamo detto si origina per lo sforzo digerente che esige l'elaborazione degli alimenti inadeguati, si fa cronica per i comuni abusi che si commettono nell'alimentazione e per l'effeminamento della pelle.
Salvo una privilegiata costituzione organica, se costantemente per varie volte al giorno forziamo il lavoro dell'apparato digerente con alimenti indigesti, congestioneremo in forma permanente, più o meno grave, le mucose, pareti dello stomaco e gli intestini. I tessuti di questi organi si fanno spugnosi in grado variabile ritenendo maggiore quantità di sangue del normale, come rivela l'esame dell'iride degli occhi dell'infermo.
Questo stato congestivo degli organi della digestione, eleva in loro la temperatura normale, poiché il sangue porta calore e la sua maggiore affluenza si traduce in aumento della temperatura interna con la diminuzione del calore della pelle e delle estremità del corpo.
Biografia di Manuel Lezaeta Acharan
Manuel Lezaeta Acharan, nacque a Santiago del Cile il 17 Giugno 1881.
Dopo varie vicissitudini, fra le quali anche una grave malattia contratta in gioventù quando ancora frequentava la facoltà di medicina all'Università del Cile di Santiago, conseguentemente guarita con l'igienistica naturale di Padre Taddeo dopo aver vanamente provato tutte le cure e sussidi medici praticatigli dai suoi stessi professori di Università che non riuscirono a guarirlo, intravede la luce di quella che doveva essere la verità della medicina.
Fedele al giuramento fatto a Padre Taddeo che, se avesse ottenuto la totale Guarigione avrebbe rinunciato agli studi della medicina ufficiale ed avrebbe seguito le sue orme, si dedicò allo studio ed alla ricerca per approfondire il sapere di quello che fu il suo maestro.
Per nove anni stette al fianco di Padre Taddeo facendo tesoro di quanto potè insegnargli; nel frattempo si iscrisse alla facoltà di legge diventando avvocato, professione che mai esercitò in quanto il suo ideale divenne la medicina naturale dedicando tutte le sue forze per poter enunciare la dinamica delle "miracolose" guarigioni che si ottenevano con le pratiche naturali.
Dopo la partenza di Padre Taddeo per la Colombia, Manuel Lezaeta già ricco di esperienze ed insegnamenti studiò i libri dei precursori dell'igienismo e di quanto su di essi fosse stato scritto.
Capì che, benchè in ogni pensiero prevalesse uno specifico orientamento terapeutico sulla dinamica curativa, in ultima analisi tutti evidenziavano il fine unico: la decongestione e la eliminazione delle tossine del residuo organico per evitare la formazione di quel terreno che dà la possibilità dello sviluppo e della proliferazione dell'insorgenza batterica.
Con questa deduzione concluse la sua ricerca che si concretizzò con la formulazione del dottrinale concetto dell'equilibrio termico fra le temperature interna ed esterna del corpo il quale è il fulcro del moderno igienismo presentato nel suo ultimo e bel libro dal titolo La medicina naturale alla portata di tutti.
Il suo ulteriore apporto alle pratiche idrotermoterapiche viene dato con l'introduzione del lavaggio del sangue a vapore ed al sole e, con il primo studio sulla dietetica curativa ossia, sull'utilizzazione dell'alimento non congestionante.
Come il suo maestro, Manuel Lezaeta Acharan, dedicò la sua esistenza aiutando tutti coloro che a lui ricorsero chiedendo aiuto poiché, dopo aver provato tutti i sussidi medici, non avevano acquistato la salute.
Se Padre Taddeo in certo qual modo fu rispettato e tollerato dalla classe medica, Manuel Lezaeta Acharan fu perseguitato, denunciato di abuso di professione medica e processato
però, come i suoi predecessori, Priessnitz, Kneipp, Khune anche lui alla fine ebbe soddisfazione dalla giurisprudenza cilena che sentenziò quanto segue: "Non è abuso della professione medica insegnare e consigliare l'utilizzo di elementi naturali quali il cibo, l'aria, l'acqua, la luce, il sole e la terra poiché non vi è nessuna legge che lo possa tacciare: nessuna pratica naturista costituisce abuso di professione medica poiché queste scelte costituiscono una precisa scelta di vita".
Come detto malgrado tutti i processi che dovette subire Manuel Lezaeta Acharan seguì imperterrito la sua titanica opera di divulgazione ed insegnamento aiutando quanti chiedevano il suo aiuto. Diede vita anche all'Associazione dei Cultori della Vita Naturale nella cui sede tuttora si pratica la divulgazione dei concetti della Medicina naturale affinchè ogni persona impari ad autogestire la propria salute e quella dei suoi cari.
Stanco, ma anche confortato nel saper di aver adempito alla promessa fatta al suo Maestro Padre Taddeo e, di aver a sua volta ammaestrato una schiera di allievi che avrebbe proseguito con la sua opera e mantenuto vivo l'ideale per il conseguimento della salute delle future generazioni, morì il 24 settembre del 1959.