sabato 30 marzo 2013

Isole di rifiuti in mare (III parte). il Mediterraneo



Come nell'Atlantico e nel Pacifico, anche nel Mediterraneo occidentale tra Italia, Spagna e Francia galleggiano 500 tonnellate di plastica, con una concentrazione maggiore di quella dell'isola galleggiante nell'oceano Atlantico e quella ancora più grande presente nel Pacifico
Lo dice la ricerca "l'impatto della plastica e dei sacchetti sull'ambiente marino", realizzata da Arpa Toscana e dalla struttura oceanografica Daphne di Arpa Emilia Romagna su richiesta di Legambiente. 

Nel corso dell'indagine, in una sola ora nell'arcipelago toscano con reti a strascico sono stati raccolti 4 chili di rifiuti, di cui il 73% in materiale plastico, soprattutto sacchetti. 
«Ormai il fondo del mare italiano ha un vero e proprio tappeto di rifiuti», ha confermato Fabrizio Serena, di Arpa Toscana. «In Adriatico sono dovuti soprattutto all'apporto dei fiumi, mentre nel Tirreno i responsabili sono prevalentemente i traghetti».

Secondo lo studio, la plastica costituisce il 60-80% dei rifiuti in mare e in alcune aree il dato arriva al 90-95%. Expedition Med, su quaranta stazioni analizzate al largo di Francia, Spagna e Nord Italia, nel 90% dei casi ha riscontrato la presenza di rifiuti in plastica, prevalentemente frammenti del peso medio di 1,8 milligrammi, entro 20 centimetri dalla superficie dell'acqua. Secondo l'Istituto francese di ricerca sullo sfruttamento del mare (Ifremer) e l'Università di Liegi, nell'estate 2010 la concentrazione più alta nel Mediterraneo 
era nel nord del Tirreno e a largo dell'isola d'Elba con 892 mila frammenti plastici per chilometro quadro, rispetto a una media di 115 mila. 

L'Italia è un Paese doppiamente esposto al problema della plastica e alla dispersione dei sacchetti in mare, sia perché è la prima nazione per consumo di sacchetti di plastica "usa e getta", visto che ne commercializza il 25% del totale dell'intera Europa, ma anche perché si affaccia sul Mediterraneo, coinvolto come i mari dall'inquinamento da plastica. Per queste ragioni in Italia la Finanziaria 2007 ha decretato il bando sugli shopper non biodegradabiliin vigore dal 1° gennaio di 2008.

La grande quantità di plastica in mare, soprattutto sacchetti, causa gravi danni alla fauna marina. A farne le spese sono soprattutto i mammiferi marini e le tartarughe che scambiano le parti di sacchetti di plastica per meduse, come testimoniano numerosi studi. Secondo il Programma ambientale delle Nazioni Unite (Unep) e l'Agenzia di protezione ambiente svedese, di 115 specie di mammiferi marini, 49 sono a rischio intrappolamento o ingestione di rifiuti marini. Nelle tartarughe il sacchetto di plastica, scambiato per una medusa, provoca il blocco del tratto digestivo e il conseguente soffocamento. Di 312 specie di uccelli marini, 111 sono note per aver ingerito rifiuti plastici. Tra i 700 mila e un milione di uccelli marini rimangono ogni anno uccisi per soffocamento o intrappolamento.

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