domenica 30 novembre 2014

I Rothschild, i veri padroni del mondo (I°parte): tutto comincia in Europa


Nel 1743, cinquant’anni dopo che la Banca d’Inghilterra aveva aperto i battenti, un orafo di nome Amschel Moses Bauer inaugurò un conio di monete - un ufficio di contabilità - e sull’entrata collocò un’insegna rappresentante un’aquila Romana su uno scudo rosso; il negozio divenne noto come la ditta dello Scudo Rosso o, in lingua tedesca, Rothschild. Quando il figlio Mayer Amschel Bauer ereditò l’attività decise di cambiarsi il nome, assumendo per l’appunto quello di Rothschild.
Mayer Rothschild imparò ben presto che prestare denaro a governi e monarchi era assai più vantaggioso che farlo nei confronti di singoli privati; non solo i prestiti erano di maggiore entità, ma venivano anche assicurati dalle tasse delle varie nazioni.
Mayer Rothschild aveva cinque figli. Egli li addestrò tutti nelle segrete tecniche di creazione e manipolazione di denaro e quindi li inviò nelle principali capitali europee per aprire filiali della banca di famiglia. Le sue volontà stabilirono che uno dei figli di ogni generazione avrebbe diretto gli affari di famiglia; le donne erano escluse.
Il primogenito di Mayer, Amschel, rimase a Francoforte per occuparsi della banca della città natale; il secondogenito, Salomon, fu spedito a Vienna; il terzo figlio, Nathan, che era chiaramente il più abile, fu mandato a Londra nel 1798, all’età di 21 anni, un secolo dopo la fondazione della Banca d’Inghilterra; il quarto figlio, Karl, si recò a Napoli; il quinto figlio, Jakob (James), andò a Parigi.
Nel 1785 Mayer trasferì l’intera famiglia in un’abitazione più grande, un edificio a cinque piani condiviso con la famiglia Schiff; tale edificio era conosciuto col nome di casa dello Scudo Verde. I Rothschild e gli Schiff avrebbero avuto un ruolo di primaria importanza nella storia finanziaria dell’Europa, degli Stati Uniti e del resto del mondo; il nipote di Schiff si trasferì a New York ed aiutò a finanziare il colpo di stato bolscevico del 1917 in Russia.
I Rothschild si misero in affari con i reali europei a Wilhelmshöhe, la reggia dell’uomo più ricco della Germania - in effetti il monarca più ricco di tutta l’Europa - il Principe Guglielmo di Hesse-Cassel. All’inizio i Rothschild consigliavano Guglielmo soltanto in merito a speculazioni relative a monete preziose. Tuttavia, quando Napoleone costrinse il Principe Guglielmo all’esilio, quest’ultimo inviò a Londra a Nathan Rothschild 550.000 sterline (che all’epoca erano una somma enorme, equivalente a svariati milioni di dollari del giorno d’oggi) perché fossero impiegate per acquistare titoli consolidati - obbligazioni o titoli statali britannici - ma Rothschild utilizzò il denaro per i propri affari; con Napoleone in giro, le opportunità di investimenti bellici altamente remunerativi erano pressoché illimitate.
Guglielmo ritornò a Wilhelmshöhe qualche tempo prima della battaglia di Waterloo del 1815; egli convocò i Rothschild e pretese la restituzione del suo denaro. I Rothschild restituirono il denaro di Guglielmo, con l’otto per cento di interesse che i titoli britannici gli avrebbero fruttato se l’investimento fosse stato effettivamente fatto; i Rothschild, però, tennero per sé gli ingenti profitti di guerra che avevano conseguito utilizzando il denaro di Guglielmo - losca pratica in ogni secolo.
In parte con questi metodi, Nathan Rothschild riuscì a vantarsi, in seguito, di aver aumentato, in 17 anni trascorsi in Gran Bretagna, l’originale capitale di 20.000 sterline affidatogli dal padre di 2.500 volte, vale a dire fino a 50.000.000 sterline - una somma davvero considerevole per quei tempi, comparabile al potere d’acquisto di miliardi di dollari dei nostri giorni.
Agli inizi del 1817, il ministro del Tesoro Prussiano, nel corso di una visita a Londra, scrisse che Nathan Rothschild aveva:
...una incredibile influenza su tutte le transazioni finanziarie qui a Londra. Viene ampiamente affermato...che egli regola completamente il tasso di cambio nella City. Il suo potere in quanto banchiere è enorme.
Nel 1818 il segretario del principe austriaco Metternich, scrivendo dei Rothschild, affermava che:
...essi sono le persone più ricche d’Europa.
Le banche dei Rothschild, cooperando all’interno della famiglia e utilizzando le tecniche di riserva frazionale bancaria, divennero incredibilmente ricche. Verso la metà del 1800 essi dominavano tutto il sistema bancario europeo ed erano sicuramente la famiglia più ricca del mondo; una considerevole parte della dissoluta nobiltà europea era fortemente indebitata con loro.
In virtù della loro presenza come banchieri in cinque nazioni, i Rothschild erano in effetti autonomi, un’entità indipendente dai paesi nei quali operavano. Se le direttive politiche di una nazione non favorivano loro o i loro interessi, essi potevano semplicemente non concedere ulteriori crediti in loco, oppure concederne a quelle nazioni o gruppi che contrastavano tali direttive. Soltanto loro erano a conoscenza dei luoghi in cui erano depositate le loro riserve d’oro e di altro genere, così da essere protetti da confische, multe, pressioni o tassazioni governative, rendendo così ogni revisione dei conti o indagine nazionale effettivamente insensata; soltanto loro erano a conoscenza dell’abbondanza (o della scarsità) delle proprie riserve frazionali, sparpagliate in cinque nazioni - il che rappresentava un enorme vantaggio rispetto a semplici banche nazionali impegnate a costituire una riserva frazionale.
Fu proprio il carattere internazionale delle banche dei Rothschild che conferì loro dei vantaggi unici sulle banche nazionali e sui governi; e questo fu esattamente ciò che i legislatori e i parlamenti nazionali avrebbero dovuto proibire, cosa che però non fecero. Tale situazione rimane inalterata per quanto riguarda le banche internazionali o multinazionali proprie dei nostri tempi e costituisce la forza trainante della globalizzazione - la spinta verso un governo mondiale.
I Rothschild concessero enormi prestiti per acquisire monopoli in svariate industrie, garantendo in questo modo la capacità dei debitori di restituire i prestiti alzando i prezzi senza paura della concorrenza, incrementando al contempo il potere politico ed economico dei Rothschild. Essi finanziarono Cecil Rhodes, consentendogli di instaurare un monopolio sui terreni auriferi del Sudafrica e sui diamanti DeBeers; in America finanziarono la monopolizzazione delle ferrovie.
La National City Bank di Cleveland, che nel corso delle udienze congressuali è stata riconosciuta come una delle tre banche dei Rothschild negli Stati Uniti, ha fornito a John D. Rockefeller il capitale per iniziare la sua monopolizzazione nel settore della raffinazione del petrolio, cosa che ha poi portato alla fondazione della Standard Oil.
Jacob Schiff, nato nella casa dello Scudo Verde dei Rothschild a Francoforte e quindi loro agente principale negli Stati Uniti, consigliò Rockefeller e architettò il famigerato accordo di rimborso che quest’ultimo richiese segretamente ai petrolieri rivali che trasportavano per ferrovia. Queste stesse ferrovie erano già state monopolizzate dal controllo dei Rothschild tramite gli agenti ed alleati J. P. Morgan e Kuhn, Loeb & Company (Schiff faceva parte del Consiglio) che, assieme, controllavano il 95% di tutta la percorrenza delle ferrovie statunitensi.
Nel 1850 si stimò che il capitale di James Rothschild, erede del ramo francese della famiglia, ammontasse a 600 milioni di franchi francesi - cioè 150 milioni in più di tutti gli altri banchieri di Francia messi assieme. James era stato collocato a Parigi da Mayer Amschel nel 1812 con un capitale di 200.000 dollari; all’epoca della sua morte, nel 1868, cinquantasei anni più tardi, il suo reddito annuale ammontava a 40.000.000 di dollari. In quel periodo in America non vi era fortuna che eguagliasse nemmeno il reddito di un solo anno di James.
Il poeta Heinrich Heine riferendosi a James Rothschild disse:
Il denaro è il dio dei nostri tempi, e Rothschild è il suo profeta.
James costruì la sua favolosa magione, chiamata Ferrières, 19 miglia a nordest di Parigi. Guglielmo I, vedendola per la prima volta, esclamò:
I Re non possono permettersi una cosa del genere. Può appartenere solo ad un Rothschild!
Un altro commentatore francese del 19mo secolo la mette in questi termini:
C’è un unico potere in Europa, ed è quello dei Rothschild.
Non vi è alcun indizio che il ruolo predominante dei Rothschild nella finanza europea o mondiale sia mutato; al contrario, con l’aumentare della loro ricchezza, essi hanno semplicemente incrementato la loro ‘passione per l’anonimato’. I loro vasti possedimenti raramente ne riportano il nome.
Lo scrittore Frederic Morton ha scritto che i Rothschild avevano:
...conquistato il mondo in modo più completo, più astuto e molto più durevole di quanto non abbiano fatto in precedenza tutti i Cesari...


L'ascesa al potere di Napoleone in Francia

Ora dobbiamo ritornare in Europa per vedere come un singolo individuo fu in grado di manipolare l’intera economia britannica ottenendo le prime notizie della sconfitta finale di Napoleone.
Nel 1800 a Parigi la Banca di Francia era organizzata secondo schemi simili a quelli della Banca d’Inghilterra. Napoleone, però, decise che la Francia doveva liberarsi dei propri debiti; egli non si fidò mai della Banca di Francia, anche quando collocò alcuni dei suoi parenti nel consiglio direttivo.
Napoleone dichiarò che quando un governo dipende dai banchieri per ottenere del denaro, i banchieri - e non i rappresentanti del governo - detengono il controllo:
La mano che dà sta sopra quella che prende. Il denaro non ha patria; i finanzieri non hanno né decenza né patriottismo: il loro unico scopo è il guadagno.
Egli intuì chiaramente i pericoli ma non intravide le appropriate contromisure o soluzioni.
Tornando in America, l’aiuto inatteso stava per giungere. Nel 1800 Thomas Jefferson sconfisse di stretta misura John Adams nella corsa alla terza presidenza degli Stati Uniti e, nel 1803, Jefferson e Napoleone avevano stipulato un accordo, secondo il quale gli USA avrebbero pagato 3.000.000 di dollari in oro in cambio di un vasto territorio ad ovest del fiume Mississippi; l’acquisto della Louisiana.
Con quei tre milioni di dollari in oro, Napoleone mise velocemente in piedi un esercito e iniziò a scorrazzare in Europa, conquistando tutto ciò che trovava sul suo cammino. Tuttavia l’Inghilterra e la Banca d’Inghilterra si apprestarono in fretta ad opporglisi e finanziarono ogni nazione sul suo cammino, raccogliendo gli enormi profitti di guerra; la Prussia, l’Austria ed infine la Russia si indebitarono pesantemente nel futile tentativo di fermare Napoleone.
Quattro anni più tardi, mentre il grosso dell’esercito francese si trovava in Russia, il trentenne Nathan Rothschild - direttore dell’ufficio londinese della propria famiglia - si incaricò personalmente di un ardito piano per contrabbandare una spedizione assai necessaria di oro proprio attraverso la Francia, il cui scopo era finanziare un attacco dalla Spagna da parte del britannico Duca di Wellington.
Nathan in seguito nel corso di una cena con amici si vantò del fatto che quello era il migliore affare che avesse mai fatto. Egli guadagnò denaro per ogni fase della spedizione; non sapeva ancora che nel prossimo futuro avrebbe fatto di meglio.
Gli attacchi di Wellington da sud ed altre sconfitte alla fine costrinsero Napoleone ad abdicare; Luigi XVIII fu incoronato Re e Napoleone esiliato nell’isola d’Elba, presumibilmente per sempre.


La battaglia di Waterloo

L'episodio di Napoleone dimostra appropriatamente la furbizia della famiglia Rothschild nell’acquisizione del controllo del mercato azionario inglese dopo Waterloo.
Nel 1815, un anno dopo la fine della guerra del 1812, Napoleone fuggì dal proprio esilio e ritornò a Parigi. Delle truppe francesi furono inviate a catturarlo, ma il suo carisma era tale che i soldati accorsero in aiuto del loro vecchio comandante e lo acclamarono di nuovo come loro Imperatore; Napoleone tornò a Parigi come un eroe. Re Luigi scappò in esilio e Napoleone ascese nuovamente al trono di Francia – stavolta senza che venisse sparato nemmeno un colpo.
Nel marzo del 1815, Napoleone mise in piedi un esercito che l’inglese Duca di Wellington sconfisse meno di 90 giorni più tardi a Waterloo. Egli prese a prestito cinque milioni di sterline dalla banca Ouvard di Parigi per riarmare le truppe; nondimeno, da allora in avanti, non fu più inusuale che banche centrali a controllo privato in una guerra finanziassero entrambi i contendenti.
Perché una banca centrale in una guerra dovrebbe finanziare i fronti opposti? Perché la guerra è il più grande generatore di debiti in assoluto. Una nazione per vincere prenderà a prestito qualsiasi somma. Al perdente finale viene prestato solo quel tanto sufficiente a conservare una vaga speranza di vittoria, mentre al vincitore finale viene dato quanto basta a vincere. Oltre a ciò, i prestiti di questo tipo vengono normalmente concessi con la garanzia che il vincitore onorerà i debiti dello sconfitto; solo i banchieri non possono perdere.
Il luogo della battaglia di Waterloo si trova a circa 200 miglia a nordest di Parigi, nell’attuale Belgio; lì Napoleone subì la sua ultima sconfitta, tuttavia non prima che migliaia di francesi e inglesi perdessero le proprie vite in un umido mattino del giugno del 1815.
Quel giorno, il 18 giugno, 74.000 soldati francesi si scontrarono con 67.000 soldati britannici e di altre nazioni europee; l’esito era sicuramente incerto e, in effetti, se Napoleone avesse attaccato qualche ora prima, probabilmente avrebbe vinto la battaglia.
Tuttavia, indipendentemente da chi fossero i vincitori e i perdenti, Nathan Rothschild di ritorno a Londra utilizzò l’opportunità di acquisire il controllo del mercato azionario britannico; i Rothschild contestano aspramente il resoconto che segue.
Rothschild piazzò sul lato nord del campo di battaglia, vicino alla Manica, un agente fidato, tale Rothworth. Una volta che l’esito della battaglia fu deciso, Rothworth si diresse verso la Manica e diede a Nathan Rothschild le notizie fresche ventiquattr’ore prima del corriere personale di Wellington.
Rothschild si recò velocemente alla Borsa e occupò il suo posto usuale di fronte a un’antica colonna; tutti gli occhi erano su di lui. I Rothschild disponevano di una leggendaria rete di comunicazione. Se Wellington era stato sconfitto e Napoleone di nuovo in giro per il continente, la situazione finanziaria britannica avrebbe preso certamente una pessima piega. Rothschild appariva affranto, se ne stava immobile, gli occhi rivolti a terra. Poi, improvvisamente, iniziò a vendere.
Gli altri nervosi investitori videro che Rothschild stava vendendo; questo poteva significare solo una cosa: Napoleone doveva aver vinto e Wellington doveva essere stato sconfitto. La Borsa andò a picco. Ben presto tutti si trovarono a vendere i propri titoli consolidati - obbligazioni del governo inglese ed altre azioni - e i prezzi calarono. Poi Rothschild ed i suoi alleati finanziari iniziarono segretamente a comprare tramite i propri agenti.
Pensate che si tratti di un mito, di una leggenda? Un centinaio di anni dopo, il New York Times riportò la notizia secondo cui il nipote di Nathan Rothschild aveva tentato di procurarsi la sentenza di una corte per eliminare un libro contenente questa vicenda della Borsa; la famiglia Rothschild dichiarò che questa storia era falsa e diffamatoria, tuttavia la corte respinse la richiesta dei Rothschild ed ingiunse alla famiglia di pagare tutte le spese processuali.
Quello che risulta ancora più interessante di tutta questa faccenda, è che alcuni autori affermano che il giorno dopo la battaglia di Waterloo, nel giro di poche ore, Nathan Rothschild ed i suoi alleati finanziari acquisirono il dominio non solo del mercato azionario ma anche della Banca d’Inghilterra. (Una caratteristica interessante di alcuni titoli consolidati era che potevano essere convertiti in azioni della Banca d’Inghilterra)
L’apparentamento con i Montefiore, i Cohen e i Goldsmith - dinastie bancarie stabilitesi in Inghilterra un secolo prima dei Rothschild - aumentò il controllo finanziario dei Rothschild; tale controllo venne ulteriormente consolidato tramite l’approvazione del Peel’s Bank Charter Act del 1844.
Che la famiglia Rothschild e relativi alleati finanziari abbiano acquisito o meno il completo controllo della Banca d’Inghilterra (la prima e più ricca banca centrale di proprietà privata in una importante nazione europea) in questo modo, una cosa è certa: verso la metà del 1800 i Rothschild erano la famiglia più ricca del mondo, nessuno eccettuato. Essi dominavano i mercati delle nuove obbligazioni statali e aprirono filiali presso altre banche e imprese industriali in tutto il mondo; inoltre dominavano una costellazione di famiglie secondarie meno influenti, come i Warburg e gli Schiff, che accomunarono la loro vasta ricchezza a quella dei Rothschild.
Infatti la seconda metà del 19mo secolo fu nota col nome di “Era di Rothschild”. Lo scrittore Ignatius Balla stimò che la loro ricchezza personale nel 1913 ammontasse ad oltre due miliardi di dollari. Ricordate che il potere d’acquisto del dollaro era maggiore di più del 1.000 per cento rispetto ad oggi. Nonostante questa schiacciante ricchezza, la famiglia in genere ha coltivato un’aura di invisibilità e sebbene essa controlli gli introiti di società bancarie, industriali, commerciali, minerarie e turistiche, solo una manciata di esse porta il loro nome. Alla fine del 19mo secolo un esperto stimò che la famiglia Rothschild controllasse la metà della ricchezza mondiale.
Qualunque sia l’entità della loro vasta ricchezza, è ragionevole presumere che la loro percentuale della ricchezza mondiale da allora sia aumentata spettacolarmente, poiché il potere persegue il potere ed il desiderio di esso.
Tuttavia con l’arrivo di questo secolo, i Rothschild hanno attentamente coltivato la nozione che il loro potere sia in qualche modo diminuito, anche se la loro ricchezza e quella dei loro alleati finanziari aumenta in concomitanza con il loro controllo di banche, società indebitate, media, politici e nazioni, il tutto tramite delegati, agenti, candidati e consigli di amministrazione interconnessi, che mantengono il loro ruolo nell’ombra.


Estratto dal libro del video THE MONEY MASTERS: How International Bankers Gained Control of America
Pubblicato e riveduto nel 1998 da Royalty Production Company PO Box 114, Piedmont OK 73078, USA
www.themoneymasters.com

lunedì 24 novembre 2014

La calvizie? Troppe proteine animali!


Il consumo in eccesso di proteine, soprattutto di quelle di origine animali, è una delle cause della calvizie maschile
È quanto sostiene la dottoressa Jennifer Martinick, chirurga estetica specializzata nel trapianto di capelli, assieme ad alcuni ricercatori dell’Università di Perth (Australia) che hanno condotto diversi studi sul nesso tra calvizie maschile ed eccesso di proteine.

I ricercatori sono partiti da un dato di fatto: l’aumento dei casi della caduta dei capelli ed il costante incremento dei ricorsi alla chirurgia anti calvizie (trapianto dei capelli), stimato intorno al 30% nel solo 2011. 
Il fenomeno della calvizie maschile pare che interessi soprattutto i giovani che seguono una dieta particolarmente proteica.
L’allarme riguarda soprattutto giovani, palestrati e atleti.
Gli esperti fanno notare che la caduta dei capelli interessa sempre un maggior numero di giovani, tra questi anche assidui frequentatori di palestra e atleti. Tale osservazione non va sottovalutata, in quanto la causa della calvizie maschile potrebbe risiedere nella dieta quotidiana spesso caratterizzata da un eccesso di proteine.

Nella dieta occidentale vi è un consumo troppo elevato di grassi animali, spiega la dottoressa Martinick, inoltre molti giovani frequentano la palestra e fanno spesso ricorso a sostanze come la creatina o le proteine isolate dal siero del latte per potenziare la muscolatura, ma non sanno che un eccesso di proteine potrebbe comportare o accelerare la comparsa della calvizie maschile.
L’allarme dell' incidenza dell’eccesso di proteine sulla calvizie maschile è pertanto rivolto in particolar modo agli atleti e ai giovani che seguono una dieta mirata per migliorare il proprio fisico e, nella maggior parte dei casi, impiegano dei composti iperproteici. 

Tuttavia ad essere a rischio di calvizie maschile vi sono anche gli uomini che danno troppa importanza all’estetica.
Ebbene si, gli uomini che ritengono l’estetica fondamentale e che ricorrono al botox per apparire sempre belli, potrebbero però ottenere l’effetto contrario. 
Pare infatti, che oltre all’eccesso di proteine, anche il botox abbia una certa responsabilità nella caduta dei capelli. 

A fronte di ciò, la dottoressa Martinick invita a curare maggiormente l’alimentazione , ridurre la quantità di proteine animali e aumentare le dosi di frutta e verdura, in quanto la calvizie maschile non si può sempre evitare ma certamente le corrette abitudini di vita possono ridurre il rischio di una caduta dei capelli precoce.

venerdì 21 novembre 2014

Miti da sfatare: il falso mito del progresso


La lotta continua tra progresso e conservazione è da sempre una costante nella storia dell’umanità.
La continua ricerca del progresso fissa nel futuro un traguardo da raggiungere, ignorando il presente e rendendolo schiavo di un’angoscia e di un malessere strisciante e continuo, mascherato da un finto ottimismo privo di radici.
Particolarmente in occidente ci troviamo di fronte ad una concezione dualistica, tipicamente moderna, in cui il progresso e la tecnologia sono visti o come demoni a cui attribuire le cause di tutti i nostri problemi, oppure come dei “Messia” capaci di risollevare le sorti della nostra società; da questa osservazione appare però chiaro un punto in comune: il malessere esistenziale.
Tutto ciò circa il presente.
Nel passato possiamo invece notare come il concetto di “progresso” sia un’invenzione relativamente recente
Prendendo come riferimento la classicità greca notiamo infatti, come l’uomo fosse strettamente legato alle proprie scoperte, e più in generale alle proprie speculazioni, non solo da un punto di vista fisico, ma anche spirituale in quanto ogni nuova conoscenza veniva integrata totalmente nella cultura; questo permetteva una visione del tempo strutturata soltanto sul presente, senza il mito di un passato glorioso, né di un preoccupante futuro. 

Il concetto attuale di progresso è invece strettamente collegato al tempo: l’uno senza l’altro sono privi di significato e l’uomo vive proiettando nel futuro la soluzione dei suoi attuali problemi, anziché interessarsi ad un presente complesso e a volte incerto, ma reale e perciò intrinseco all’uomo.
La causa del malessere della società moderna si può riportare alla “rincorsa temporale” in cui il genere umano, intento nell’inseguimento del mito del progresso, perde di vista la sua componente personale, la parte spirituale insita in ciascuno che lo guida nella pura ricerca, necessaria per l’accrescimento individuale.
Questa scissione si palesa ogni qualvolta ci riferiamo alla scienza; essa, pur essendo parte integrante della vita quotidiana moderna, viene definita come entità astratta al di fuori dell’uomo, creatrice di un Futuro di giustizia e bontà.
La facile reperibilità di informazioni priva gradualmente la nuova società del gusto della ricerca, le così dette “Generazioni 2.0” vivono di informazioni istantanee, spesso superficiali, che non  costano fatica e, di conseguenza, non entrano a far parte del nostro Essere rimanendo così estranee ed impossibili da implementare.

Non è importante la meta, ma il cammino” affermavano i pellegrini medievali e nonostante questa frase possa suonare a noi, uomini moderni, eccessivamente romantica,  nell’accezione più dispregiativa del termine, essa rimane la sostanziale la spiegazione della vita umana.
Ascesi, illuminazione, gnosi sono solo alcuni dei termini diversi attribuiti allo stesso concetto: la ricerca, quella stessa che viene annichilita giornalmente.
Siamo così assuefatti dal cosiddetto progresso da non riuscire più a sopportare la fatica intellettuale della ricerca, perché essa implica che noi diventiamo parte della ricerca stessa, con i nostri dubbi, le nostre incertezze, il nostro essere e contemporaneamente ammette un possibile fallimento: l’uomo moderno non riuscendo a sopportare l’idea della non riuscita, rinuncia al percorso stesso.
Rifiutando la ricerca, rifiutiamo il motivo di nascita della scienza: l’accrescimento, fisico-intellettuale e spirituale dell’uomo.
Ora, essendoci così staccati dalla “ricerca che è in noi” come possiamo credere che il futuro possa derivare da un progresso esterno?
Fino a che l’uomo non riporterà il progresso dentro se stesso, nulla potrà mai cambiare. 
Secoli di razionalismo ci hanno portato a credere che l’accettazione dei limiti della tecnologia, derivata dell’intelletto, significhi anche affermazione dell’impotenza dell’uomo sulla sua storia, senza capire che di pari passo all’accrescimento tecnologico ci deve essere un accrescimento individuale, dalla cui unione nascerà la nuova società tanto osannata dai cultori del progresso.
Da qui appare chiaro come l’eterna lotta tra progresso e conservazione risulti inesistente in quanto non sarebbe il ritorno “fisico” al passato a determinare il miglioramento del genere umano, bensì il ritorno ad un unione di spirito e corpo, così tanto disprezzata dall’Occidente ma così importante per l’umanità.

L'articolo è di Andrea Renzi

lunedì 10 novembre 2014

I quattro veleni bianchi che riempiono le nostre cucine: sale, zucchero raffinato, farina bianca e latte


Veleno è, dal punto di vista fisico, qualsiasi sostanza che inibisce l'attività di un catalizzatore che sia una sostanza secondaria, chimica o un enzima che attiva la reazione. 
Da studi scientifici, anche se ammessi nella nostra alimentazione, sale, zucchero raffinato, farina bianca e latte sono la causa di molti dei nostri problemi di salute, nonchè dell’obesità.


Il sale

Un adulto medio, nella sua alimentazione, ha bisogno al massimo di 1 kg di sale all’anno mentre  purtroppo la media nei paesi civilizzati è di circa 10 kg all’anno.
Questo accade perché non solo viene usato in grandi quantità nei condimenti, è anche usato in abbondanza in diversi alimenti snack, patatine, fritti, salumi e formaggi stagionati.
Il sale viene ripulito chimicamente e ridotto a cloruro di sodio. Da allora i minerali e gli oligoelementi essenziali vengono semplicemente considerati delle "impurità" e come tali vengono eliminati. Purtroppo il cloruro di sodio, così isolato e innaturale, non ha più niente a che vedere con la natura, con l'integralità o con il sale genuino. 
Quando assumi più sale del dovuto il tuo corpo deve compensare trattenendo i liquidi per mantenere il sale in soluzione e questo comporta gonfiori, sensazione di pesantezza e la famosa ritenzione idrica causa di tanti inestetismi. 
Altri  effetti sono pressione alta, cattiva digestione, insonnia, tic nervosi, stanchezza cronica, perdita di calcio nelle ossa.


Lo zucchero raffinato

Fin da quando sei bambino, in molti casi, ti fanno associare la felicità a qualcosa di dolce e zuccherato come una caramella, un gelato o un dolce.
Da adulti si continua con questa potente associazione concedendosi spesso il piacere delle gratificazioni con qualche dolce o bevande altamente ricche di zuccheri. 
Basta pensare che la famosa Coca Cola per il 10% è composta di zucchero puro questo significa che per ogni litro (3 lattine) ci sono circa 100 gr di zucchero puro.
Nessun adulto ha bisogno di assumere zucchero extra per la propria alimentazione; basterebbe abituarsi ad assumere alimenti ricchi di carboidrati complessi come la frutta, verdura e cereali integrali che contengono grandi quantità di vitamine e minerali che vengono rilasciati e messi a disposizione per l’organismo.
I carboidrati complessi sono alimenti ricchissimi di energia e di sostanze nutritive per il nostro corpo mentre i carboidrati semplici, derivati dai prodotti dello zucchero, non richiedono tempi di digestione ed entrano subito in circolazione.
Lo zucchero raffinato è assai dannoso quando viene ingerito dagli esseri umani perché fornisce soltanto quelle che gli esperti di nutrizione chiamano come calorie vuote o nude; esso manca dei minerali naturali presenti nella barbabietola e nella canna. Per di più lo zucchero è peggiore di qualsiasi altra cosa in quanto tende a prosciugare e dissolvere dal corpo preziose vitamine e minerali. 
Lo zucchero assunto quotidianamente produce una condizione di continua iperacidità e, nel tentativo di rettificare lo squilibrio, vengono richiesti dal profondo dell'organismo sempre più minerali. Infine, onde salvaguardare il sangue, dalle ossa e dai denti viene preso tanto calcio da dare inizio ad un decadimento ed indebolimento generale.
Quindi basta anche una semplice caramella perché il tuo indice glicemico vada alle stelle innalzando così la quantità di glucosio nel sangue. 
Tutto ciò comporta uno stato di emergenza nel tuo organismo che è costretto a secernere insulina per eliminare lo zucchero in eccesso. Inoltre se continui costantemente ad introdurre livelli di zuccheri sempre più alti rischi di andare incontro a patologie come il diabete
Ulteriori effetti visibile nell’arco della giornata di chi assume elevati zuccheri sono senso di affaticamento, ridotta capacità di concentrazione, poca lucidità mentale, stanchezza cronica, picchi e cali repentini di energia durante la giornata.


La farina bianca

Nel libro di Barry Sears “La Zona” l’autore spiega che il corpo non è bravissimo a scomporre prodotti a base di farina bianca e questo perché non si è ancora adattato a questa invenzione moderna degli anni 50  rispetto ai migliaia di anni di evoluzione.
Quindi quando mangiamo pane, panini, pasta, impasti di ogni tipo, grissini e brioche all’interno del nostro organismo si forma una massa glutinosa che si muove lentamente attraverso il sistema digerente causando sonnolenza e costipazione. Basta assumere prodotti integrali che, non solo saziano l’ appetito, ma contengono grandi quantità vitamine, minerali e proteine nobili recandoti un senso di soddisfazione ed appagamento senza quella fastidiosa pesantezza dopo  pasto.
Con l'eliminazione delle bucce e dei germi dai chicchi di grano ne guadagna il valore culinario e gastronomico del pane, ma si perde sicuramente quello biologico, tant'e' vero che la farina bianca, assieme al sale e allo zucchero raffinati, figura nel gruppo dei tre "veleni bianchi" della moderna alimentazione.
L’eccessiva macinazione della farina bianca per ottenere una consistenza fine che  elimina la maggior parte dei principi nutrienti  rendendo il cibo praticamente morto.
Nè è la prova la nascita e la proliferazione di una malattia "nuova": la celiachia, vale a dire la mancanza di digestione e assimilazione del glutine da parte del nostro organismo.


Il latte

Noi siamo l'unica specie vivente al mondo che si nutre del latte di un’altra specie anche da adulti.
Intorno ai due anni circa, si ha una progressiva riduzione dell’attività del lattasi, che è l’enzima adibito all’assimilazione del latte, fino ad arrivare all’età adulta in cui la sua azione è praticamente inesistente (riduzione di circa il 90-95%). 
Il tutto porta ad una intolleranza più o meno grave che può sfociare con diversi effetti collaterali quali gonfiori, irritazione del tratto intestinale, coliche, allergie,e molto altro. Inoltre l'abuso di latte è una delle principali cause dell'osteoporosi.
Anche se fosse l’alimento più salutare della terra, il latte viene continuamente contaminato da antibiotici, ormoni della crescita, erbicidi, pesticidi e nonostante la sua sterilizzazione è ampiamente dimostrato che i germi continuano a sopravvivere.

giovedì 6 novembre 2014

Global cooling (II° parte): la teoria di Chabibullo Abdussamatov


Chabibullo Ismailovic Abdussamatov (27 ottobre 1940, Samarcanda) è uno scienziato e astrofisico russo. 
È direttore del Laboratorio di Ricerca Spaziale presso l'Osservatorio di Pulkovo di San Pietroburgo e responsabile del progetto russo-ucraino denominato Astrometria per il segmento russo della Stazione Spaziale Internazionale. 
Ha conseguito due brevetti per invenzioni scientifiche ed è autore di oltre 160 pubblicazioni accademiche, in cui ha presentato le sue scoperte sul comportamento del Sole e il conseguente influsso climatico. È noto per aver respinto le tesi della maggioranza degli scienziati sul riscaldamento globale.


La teoria di Abdussamatov 

Abdussamatov sostiene che il riscaldamento globale viene causato da un livello molto alto di radiazione solare, coincidente con la comparsa e l'aumento ciclico delle macchie sulla superficie del Sole. Ciò avrebbe determinato una crescita dell'intensità delle radiazioni emesse, dalla fine del XIX secolo all'inizio del XXI, che ha comportato temperature sempre più alte. Questa visione contrasta con l'opinione scientifica sul cambiamento climatico e sul riscaldamento globale.
Abdussamatov afferma infatti che il riscaldamento globale avviene in maniera parallela e in contemporanea sia su Marte che sulla Terra, come conseguenza rettilinea di un unico fattore: il cambiamento, per un certo periodo, dell'irraggiamento solare. 
Al comparire delle macchie solari sulla superficie del Sole, avverrebbe anche una crescita del calore emesso, che porterebbe ad un aumento delle temperature su tutti i pianeti del Sistema solare.
Sulla Terra inoltre, l'anidride carbonica si troverebbe non solo nell’atmosfera ma, per la maggior parte, disciolta negli oceani. La solubilità della CO2 nell’acqua diminuirebbe al salire delle temperature, col conseguente rilascio di una quantità maggiore nell’atmosfera. Al contrario, nei periodi di raffreddamento, le acque assorbirebbero maggiori quantità di anidride carbonica, sottraendola all’atmosfera e provocando una diminuzione dell’effetto serra.
La concentrazione di CO2 nell’atmosfera sarebbe perciò una conseguenza del riscaldamento terrestre, e non la sua causa
L’analisi dei ghiacci polari, capace di risalire indietro di milioni di anni, mostrerebbe che la concentrazione di anidride carbonica nell’atmosfera segue l’aumento di temperatura con un ritardo di 400-800 anni. Durante i cicli glaciali/interglaciali i picchi di concentrazione dell’anidride carbonica non avrebbero mai preceduto, ma invece seguito i periodi di riscaldamento.
Abdussamatov afferma che “La CO2 rilasciata dalle attività umane ha un influsso irrilevante sui cambiamenti climatici, i quali non si accordano temporalmente con i cambiamenti avvenuti nelle emissioni umane. Nel periodo che va dal 1940 al 1975 ci fu un boom della produzione industriale con aumento di emissioni di CO2 nell'ambiente, ma a questo non corrispose un aumento, bensì una diminuzione delle temperature reali."
Nei primi mesi del 2012, Abdussamatov ha predetto una nuova "piccola era glaciale", con inizio nel 2014 e fine nel 2070, in cui il picco negativo verrà raggiunto nel 2055.

mercoledì 5 novembre 2014

Global cooling (I° parte): la faccia nascosta delle previsioni del clima futuro


David Hathaway, Neil Snyder, Don Easterbrook, Nicola Scafetta, James Overland, George Kukla, Vladimir Paar, Timo Niroma, Dr. Vladimir Kaftan, George Moore, sono alcuni tra i tantissimi scienziati che ritengono plausibile la teoria di Abdussamatov di una glaciazione imminente, dovuta alla scarsa attività solare. Costoro rilasciano dichiarazioni che stanno mettendo in gran subbuglio il mondo scientifico, soprattutto i membri dell'Ipcc, che continuano sulla strada del riscaldamento globale senza ritorno.
Alcune affermazioni del folto gruppo di scienziati che sposa la causa "solare" come causa principale dei cambiamenti climatici, hanno catturato in particolare la nostra attenzione: la debolezza del ciclo solare in cui stiamo entrando farà precipitare la temperatura a livello globale di almeno un grado e mezzo nel giro di pochi anni; oltretutto, continuano, il periodo di bassa attività solare risulterà decisamente lungo e raggiungerà la sua fase di palese "dormienza" entro i prossimi 5-10 anni. 
La possibilità di un raffreddamento globale è altissima, siamo oltre il 90% e potremo sperimentare gli effetti di una piccola era glaciale per almeno mezzo secolo e forse anche di più, già a partire dal prossimo inverno.
Il minimo solare potrebbe essere simile al minimo di Dalton.
Il raffreddamento globale raggiungerà il picco intorno al 2030. Altri spostano più avanti il periodo in cui giungerà il vero freddo, cioè al 2040, ma tutti concordano sulla durata, almeno mezzo secolo. 
Gli scienziati si rifanno ad un dato statistico incontestabile: tutte le volte che il sole ha presentato scarsa attività prolungata nel passato, le temperature sono scese mediamente di oltre un grado.
Ci si chiede allora quali potrebbero risultare le nazioni più colpite. Su tutte quelle nordalpine come la Svizzera, l'Austria, ma anche la Germania, a seguire la Polonia, l'Ucraina, ma anche l'Ungheria, la Repubblica ceca, ma naturalmente tutto il nord Europa, il Regno Unito, la Francia e persino il nord Italia ne risentirà in maniera pesante.
Tutte queste popolazioni dovranno mettere in conto un enorme incremento dei consumi energetici. 

Quindi ci sono ormai due certezze ufficiali che vanno nella direzione completamente opposta: una grossa parte del mondo scientifico dice che stiamo andando verso un caldo senza precedenti per colpa nostra e dovremo prepararci a sacrifici tremendi, (gli altri, una minoranza va detto) che ci stiamo per raffreddare senza alcuna colpa, ma con conseguenze ugualmente drammatiche e gravi, anche più gravi di quelle legate al riscaldamento.
Ci sono anche altri dati che confondono ulteriormente le idee: 
sia i sostenitori del global warming che quelli del global cooling dichiarano che un aumento (o diminuzione) importante delle temperature viene accompagnato da eventi atmosferici di eccezionale gravità, come le inondazioni.
In realtà poco prima dell'inizio dell'era glaciale, nel 1300, vi furono spaventose e ripetute inondazioni lungo il corso del Po in Italia.
Nel primi decenni del 1300 l’ultima Piccola Era Glaciale cominciò con un una fase di raffreddamento che portò ad un’aumento delle alluvioni del Po, non mancarono tornado in Valpadana, nel 1342 vi fu la famosa piena del Millennio del Reno e per gran parte del 300 si susseguirono alluvioni ed inondazioni sul nostro Paese, specie con interessamento del Po. Alluvioni e catastrofi dettate da eventi atmosferici peraltro si registrano anche adesso in egual misura, non solo in Italia, ma un po' in tutto il mondo.