La società odierna è la società senza limiti, che ha voluto abolire i limiti e che fa del suo cavallo di battaglia l'abolirne sempre di più in futuro.
La globalizzazione ha eliminato innanzitutto i limiti territoriali. Le barriere naturali o i confini che in un tempo non troppo remoto separavano gli stati ora sono superati e vecchi, poiche il mercato è allargato al mondo intero.
Ne hanno risentito i limiti culturali. Le lingue, le razze, le etnie, il cibo, il modo di vestirsi, un tempo caratteristiche distintive di un nucleo di cittadini, ora tendono a omologarsi. Nel mondo globale si parla inglese, cinese, spagnolo, russo e poco altro, si mangia al Mc Donald's e si indossano le all star.
E sono stati spazzati via i limiti economici. I capitali viaggiano senza limiti ovunque, nascono e svaniscono in men che non si dica. Il mercato locale non esiste più, il mondo è un mercato gigante a cielo aperto.
I limiti ecologici, che l'uomo ha voluto non vedere, hanno reso e stanno rendendo il tutto non sostenibile. Il superamento della soglia di rigenerazione (delle falde, della fertilità del terreno, dell'assorbimento del carbonio dell'atmosfera, dei combustibili fossili) è solo l'ultimo abbattimento dei limiti operati, contro la natura e a favore dell'ideologia globale.
La storia ha sempre dimostrato che tutte le civiltà si sono evolute in presenza di limiti. Pregredire in presenza di limiti significa avere un freno su quello che si può fare, scegliere cosa fare tra progetti fattibili/sostenibili, limitare l'impronta distruttiva e permettere il futuro alle gerezazioni successive, senza presunzione e ingordigia. Procedere senza limiti è come viaggiare su un campo minatoo essere in guerra contro tutto e tutti. Tutto giustifica tutto e tutto distrugge tutto.
Ed è così che la cosa più urgente è tornare a vedere e darsi dei limiti. Le comunità devono essere rivalutate nell'ottica locale, i mercati devono tornare a essere principalrmente locali, le sfruttamento della Terra non può essere maggiore del tasso di rigenerazione (occore frenare la deforestazione, lo sfruttamento dei combustibili fossili e delle falde). Solo così il futuro potrà tornare a essere un futuro, non un presente verso il baratro.
Consiglio a tutti l'ultima opera di Serge Latouche, dal titolo "Limite".
La globalizzazione ha eliminato innanzitutto i limiti territoriali. Le barriere naturali o i confini che in un tempo non troppo remoto separavano gli stati ora sono superati e vecchi, poiche il mercato è allargato al mondo intero.
Ne hanno risentito i limiti culturali. Le lingue, le razze, le etnie, il cibo, il modo di vestirsi, un tempo caratteristiche distintive di un nucleo di cittadini, ora tendono a omologarsi. Nel mondo globale si parla inglese, cinese, spagnolo, russo e poco altro, si mangia al Mc Donald's e si indossano le all star.
E sono stati spazzati via i limiti economici. I capitali viaggiano senza limiti ovunque, nascono e svaniscono in men che non si dica. Il mercato locale non esiste più, il mondo è un mercato gigante a cielo aperto.
I limiti ecologici, che l'uomo ha voluto non vedere, hanno reso e stanno rendendo il tutto non sostenibile. Il superamento della soglia di rigenerazione (delle falde, della fertilità del terreno, dell'assorbimento del carbonio dell'atmosfera, dei combustibili fossili) è solo l'ultimo abbattimento dei limiti operati, contro la natura e a favore dell'ideologia globale.
La storia ha sempre dimostrato che tutte le civiltà si sono evolute in presenza di limiti. Pregredire in presenza di limiti significa avere un freno su quello che si può fare, scegliere cosa fare tra progetti fattibili/sostenibili, limitare l'impronta distruttiva e permettere il futuro alle gerezazioni successive, senza presunzione e ingordigia. Procedere senza limiti è come viaggiare su un campo minatoo essere in guerra contro tutto e tutti. Tutto giustifica tutto e tutto distrugge tutto.
Ed è così che la cosa più urgente è tornare a vedere e darsi dei limiti. Le comunità devono essere rivalutate nell'ottica locale, i mercati devono tornare a essere principalrmente locali, le sfruttamento della Terra non può essere maggiore del tasso di rigenerazione (occore frenare la deforestazione, lo sfruttamento dei combustibili fossili e delle falde). Solo così il futuro potrà tornare a essere un futuro, non un presente verso il baratro.
Consiglio a tutti l'ultima opera di Serge Latouche, dal titolo "Limite".
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