Il piacere e il progresso sono i due cavalli di battaglia (i miti) delle moderne società "avanzate".
Il regno della tecnologia e della possibilità teorica infinita di ridurre sempre di più la fatica delle attività umane a favore di quelle "robotizzate", soddisfacendo non più solo i bisogni primari (mangiare, dormire, bisogni fisiologici), ma i "nuovi" bisogni è il regno che ormai accoglie tutti, vittime e favorevoli della direzione intrapresa.
Il lavoro umano, fino a qualche generazione fa lavoro solo fisico (agricoltura, allevamento, legna, costruzioni,..), ora trova capovolto il rapporto fatica-soddisfazione.
I cicli naturali dicono che seminando si raccoglie. La semina è preparazione del terreno, è protezione delle piante, attesa durante la crescita e poi raccolta. E' un processo che comporta fatica. Ed è ripagata dal frutto della pianta, nutrimento e fonte di energia per la vita. L'interdipendenza permette la nascita e lo sviluppo di entrambi i processi.
Per l'allevamento è lo stesso e così per tutti i cicli biologici.Ora l'uomo è catapultato in un sistema diverso. I concetti di preparazione, semina, attesa e raccolta sono vecchi e sepolti. C'è già il prodotto pronto per essere consumato ed non ha più senso faticare per averlo.
E così i bisogni da dover soddisfare cambiano e diventano la ricerca del soddisfacimento del piacere.
Il piacere è il nuovo misuratore della qualità della propria vita. Più si ha più si è felici e più si può dire che si sta vivendo decentemente. Andare alle terme, un bel massaggio, andare a prostitute sono i piaceri fisici del nuovo millennio che rendono più felici e rilassati, e perchè no, annullano momentaneamente i problemi. Dopo tutto, unti e straunti, sbattacchiati a destra e sinistra da mani abilissime non può che rendere lontanissimi e inesistenti la fame, l'aids, le guerre, per buttare qualche nome così.
Ma il bagno, il massaggio, l'atto sessuale finiscono. E la vita e le sue questioni irrisolte e dolorose tornano ad affollare la mente e il corpo. L'insoddisfazione, a braccetto con i sensi di impotenza e di vergogna (per aver pensato ingordamente solo a stessi), dilaga. Sigarette e alcol cercano di allietare il disastro..ma niente, niente da fare.
Una vera grandissima fregatura questa idea in cui siamo caduti. Scambiare il progresso per il poter avere tutto e non essere soddisfatti nell'averlo con facilità. Il seppellire la moralità di fronte alla soddisfazione di un qualcosa che soddisfazione non dà, se non per un attimo illusorio.
Il progresso va rivisto.
La voglia di "piacere", in questi termini, è da stanare.
La voglia di "piacere", in questi termini, è da stanare.
Occorre tornare a seminare, a fare fatica. Solo così si esce da un imbuto che relega a essere
ingranaggi di una macchina che tanto dà e il doppio prende, una gioia concede e dieci ne chiede.
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