Le foreste sono sorgenti d'acqua e serbatoio di biodiversità che si fa modello di democrazia, insegnandoci come lasciare spazio agli altri mentre traiamo sostentamento dalla trama della vita.
La pace della foresta è venuta in soccorso all'evoluzione intellettuale dell'uomo.
La sua cultura ha alimentato la cultura della società indiana, nata dalla foresta e influenzata dai tanti processi di rinnovamento della vita e della loro continua interazione, da specie a specie, di stagione in stagione, vuoi che colpiscano la vista, l'udito o l'olfatto.
Il principio unificato dell'unità nella diversità, del pluralismo democratico, è così diventato il principio della civiltà indiana.
In tutte le tragedie umane, la natura resta al suo posto, a dimostrazione della sua funzione suprema: dispensare la pace dell'eternità alle emozioni umane.
Le citazioni sono tratte dall'opera di Tagore La religione della foresta.
Parole sante. Parole che sembrano lontane anni luce dal mondo in cui viviamo.
E pensare che noi discendiamo dalle foreste.
La nostra storia ci dice che siamo nati nelle foreste africane, o meglio che qui ci siamo differenziati dall'ultimo stadio evolutivo, cioè siamo passati da scimmia a uomo.
Nelle foreste abbiamo iniziato a alzarci in piedi e ad acquistare la posa eretta.
In seguito, l'espansione verso la savana africana e la conseguente alta temperatura ci ha fatto perdere il pelo e ci ha fatto acquisire i caratteri di cui ora ci vantiamo come "unici" della nostra specie.
Nelle foreste i nostri avi, abili raccoglitori, trovavano da vivere giorno per giorno, stagione per stagione, come citato da Tagore. In esse trovavano rifugio, convivevano con gli altri animali e con le piante.
Chiaro, i pericoli c'erano ed erano numerosi, ma le piccole comunità indigene erano preparate ad affrontarli e superarli.
Ora le foreste, da ambiente in cui vivere o con cui convivere, sono merce del Mercato.
Le industrie del legno e della carta traggono ingenti profitti dall'abbattimento delle specie forestali e incentivano il rimboschimento di determinate piante, quali il pino, il tek, l'eucalipto.
Il tutto finanziato dai programmi della Banca mondiale e dal Fondo monetario internazionale, e alla faccia della biodiversità e delle funzioni uniche che sono le foreste possono darci e dare al Pianeta.
Le foreste sono il polmone verde, ci danno l'ossigeno per respirare, fissano il terreno, proteggono l'erosione del suolo, permettono la creazione delle falde acquifere.
Sono un bene e un diritto di tutti.
Il rischio legato alla loro diminuzione è il rischio di catastrofi incombenti sul nostro futuro.
E' il rischio di alluvioni, di innalzamento della temperatura globale, di diminuzione di precipitazioni, di impoverimento delle riserve idriche.
Solo un diverso approcio al tema forestale può (e deve) farci cambiare la rotta.
La cultura della foresta va riscoperta e coltivata. Il rapporto con quello che ci sta intorno deve tornare a essere il più importante. I concetti di equità e moderazione devono tornare i nostri cardini; già, proprio come la foresta, che ci fa godere dei frutti, ma ci impedisce l'accumulazione e lo sfruttamento intensivo.
Il tutto per il nostro bene e la nostra libertà.
Tornare a conoscere, apprezzare e amare la natura e la sua forza, da cui dipendiamo totalmente, è l'unico modo per preservare il nostro futuro e garantirlo ai nostri figli.
Rabindranath Tagore, chiamato talvolta anche con il titolo di Gurudev, è il nome anglicizzato di Rabíndranáth Thákhur (রবীন্দ্রনাথ ঠাকুর, रवीन्द्रनाथ ठाकुर) (Calcutta, 6 maggio 1861 – Santiniketan, 7 agosto 1941), è stato un poeta,drammaturgo, scrittore e filosofo indiano.
Poeta, prosatore, drammaturgo e filosofo indiano di lingua bengalese, nacque a Calcutta nel 1861 e morì a Santi Neketan, nel Bolpur, nel 1941. Mentre Gandhi, con la disobbedienza civile, organizzò il nazionalismo indiano sino a ricacciare in mare gli inglesi, Tagore si propose di conciliare e integrare Oriente ed Occidente.
Opera difficile, cui egli era preparato dall'esempio di suo nonno che nel 1928, fondando ilSodalizio dei credenti in Dio, integrò il monoteismo cristiano ed il politeismo induista.
Opera difficile, cui egli era preparato dall'esempio di suo nonno che nel 1928, fondando ilSodalizio dei credenti in Dio, integrò il monoteismo cristiano ed il politeismo induista.
Esercitò un enorme fascino anche sul mondo occidentale, che lo premiò col Premio Nobel per la letteratura nel 1913. Fu il primo nobel letterario non occidentale nella storia del premio. Creò una scuola d'arte e di vita, La Visva Bharati University, che portò avanti fino alla fine della sua vita. Tagore è stato tradotto praticamente in tutte le lingue europee risultando forse l'autore di origini bengalesi più noto in Occidente. Le sue opere sono state pure, quasi tutte, tradotte in italiano. Inoltre fece costruire strade, ospedali e anche una scuola, la quale è a tutt'oggi un'università.
Nessun commento:
Posta un commento