L'attuale sistema economico, il nostro grande amico-nemico Mercato (globalizzato) è basato sulla crescita infinita. Crescita in cui non ci sono limiti (territoriali, di profitto) e le risorse sono illimitate.
Bhè, è inconfutabile quanto i cardini di questo sistema stiano crollando come birilli. Il picco (di Hubbert) del petrolio, la deriva economica e sociale, nonchè culturale e politica, accentuate dalla grande crisi, sono sintomi e conseguenze del labirinto in cui ci troviamo.
E' una questione che interessa più fronti (economico, ambientale, sociologico), e che inevitabilmente obbliga a riflettere, analizzare la realtà, porsi delle domande.
Il concetto così espresso di Mercato è vecchio, è di altri tempi, è un mito. 50 anni fa si pensava il petrolio fosse infinito, i fertilizzanti e i concimi (chimici) avrebbero risolto la fame nel mondo, la medicina avrebbe curato tutte le malattie e il progresso avrebbe reso la vita come su un Paradiso terrestre.
Poi è arrivato lo scontro con la realtà. Realtà che ci trasferisce al futuro e trasforma i sogni tanto agognati in incubi.
La decrescita, o meglio il concetto di decrescita (economica, del pensiero circa l'economia e il progresso), vuole essere una via per evitare il baratro, e ripartire.
Decrescere significa diminuire (in quantità, volume, intensità).
Constatando quello che potrebbe riservarci il futuro, sia per i danni economici di una società dipendente da fonti in via di esaurimento, sia come prospettive di guerre (guerre sempre maggiori per il controllo del petrolio in calo rimasto, guerre per il dominio sulle falde acquifere in diminuzione per l'aumento delle temperature, invasioni dei migranti delle terre sommerse dall'innalzamento delle acque degli oceani per lo scioglimento dei ghiacciai) si può agire continuando così, o cambiando la strada.
Decrescere significa ammettere i limiti nostri e del nostro Pianeta, delle risorse, dello spazio, dei cicli biologici.
Significa ripartire dal basso, dai valori e non dall'economia. Significa constatare che le nostre azioni hanno un seguito, e quelle dannose lasciano problemi da risolvere per strada. Significa pensare prima di agire, glorificare il pensiero che meglio poco e buono che tanto ma dannoso.
E' un accantonare il consumismo sfrenato e la moda, che isolano e distruggono le coscienze e l'ambiente.
E' un ritorno alla natura e alla terra, all'autoproduzione e al fai da te. E' un ritorno al locale e al ridimensionamento dei confini territoriali.
E' voler rendere il sistema energetico (locale) sostenibile, con l'uso delle energie rinnovabili, puntando maggiormente a impianti a bassa distanza e alta resa.
E' l'elogio della politica (quella vera dove il popolo si trova, discute e risolve i problemi) su piccola scala, in cui piccole realtà (più autonome e indipendenti), unite ad altre piccole realtà, contrattano e inter-agiscono, per il bene proprio e del sistema (chi prima sta bene può poi far del bene).
E' ripartire, lasciando alle spalle un periodo di finta ricchezza, che ha rischiato e sta rischiando
di annientarci.
Se il gioco porta alla distruzione non è più un gioco. Occorre far tornare la vita a essere un gioco, però rispettando le regole e non cambiandole egoisticamente; occorre tornare a gioire, senza abusare, con maturità, educazione, valori ormai scomparsi dalla scena, sommersi dal "tutto è lecito", "punta in alto", "vivi al massimo finchè puoi".
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