giovedì 23 novembre 2023

Le piante apprendono e ricordano, proprio come noi!

Una grande domanda che si fanno gli amanti della natura e della scienza è la seguente: le piante possono apprendere come fanno gli animali? 
In aiuto viene l'ecologa Monica Gagliano, autrice del libro "Così 'parlò la pianta", in cui narra di un esperimento in grado di dare la risposta alla domanda.


L'esperimento di Monica Gagliano

La dottoressa Gagliano, in collaborazione con il collega Stefano Mancuso, servendosi di mimosa pudica, ha costruito un apparato che consentiva di sottoporre i vasi a cadute controllate, da un'altezza di circa quindici centimetri, che non causavano alcun danno alla pianta. 
«Abbiamo così verificato che le piante, che inizialmente chiudevano le foglie a causa di questa sollecitazione esterna – continua Gagliano – dopo un certo numero di ripetizioni non le chiudevano più. La caduta infatti non aveva conseguenze pericolose, e chiudere le foglie è energeticamente dispendioso, per cui quando la pianta impara a riconoscere lo stimolo, evita di sprecare energia per difendersi da esso. Ripetendo a distanza di tempo queste cadute, abbiamo anche verificato che le piante ricordano quello che hanno appreso e riconoscono lo stimolo per un lungo periodo, che arriva fino a trenta giorni». 
Le piante insomma imparano e ricordano.

Sulla domanda "Cosa accade?" Gagliano aggiunge: «Ancora non lo sappiamo, ma del resto non l'abbiamo capito neanche per gli animali e per l'uomo. Anzi, una delle teorie più interessanti è quella che ipotizza per l'uomo la presenza di una memoria distribuita. Quindi di una memoria non basata sul solo cervello, ma che risiede anche in altre parti del corpo. Se questa teoria fosse verificata, dimostrerebbe che da questo punto di vista siamo esattamente come le piante». 
Un'ipotesi, quella di una marcata somiglianza tra l'uomo e le piante, che non incontra affatto favori: «Quando inizi a chiederti se le piante apprendono o ricordano, in ambito accademico la maggior parte delle persone si mettono a ridere, o proprio non ti salutano più. La storia dell'articolo sul nostro esperimento è emblematica: prima di essere pubblicato da "Oecologia", è stato rifiutato da ben tredici riviste internazionali. La maggior parte però non l'ha neanche mandato in revisione, quindi non ha neanche considerato l'idea di farlo valutare in modo scientifico. Una addirittura l'ha mandato a uno psicologo! Nessun commento sui dati: le risposte che ricevevamo contestavano tutte un presunto antropomorfismo della ricerca, e l'uso del termine "apprendimento". Se lo avessimo eliminato, avremmo pubblicato l'articolo due anni fa e su riviste ancora più prestigiose. Ma quello era il punto di partenza del nostro lavoro: se i criteri di investigazione sono comuni e se la pianta soddisfa lo stesso criterio di un animale, non è necessario inventare termini nuovi per descrivere lo stesso processo. Si tratta sempre di apprendimento».


La Mimosa pudica


È una pianta perenne con fusto semilegnoso, i cui rami dotati di spine, soprattutto quelli più prossimi alle radici, tendono ad uno sviluppo sempre più legnoso con l'avanzare dell'età della pianta. 
Forma piccoli arbusti che possono raggiungere 1 metro di altezza, sebbene comunemente non superino i 15–45 cm. Le foglie sono paripennate, composte da 12-25 paia di foglioline, dal colore verde acceso.
Una caratteristica immediatamente evidente di questa pianta è la contrazione immediata delle sue foglie al minimo stimolo tattile, che causa anche un abbassamento dei rami più sottili. Questo movimento è definito tigmonastia.
Il meccanismo si presenta ottimale come difesa contro i predatori che al ripiegarsi delle foglie si ritroveranno di fronte a una pianta apparentemente marcia, ma è anche funzionale alla limitazione di perdita di liquidi utili durante le ore di caldo eccessivo o per proteggersi dal vento riducendo la superficie esposta.


Chi è Monica Gagliano


Monica Gagliano (nata nel 1976) è un'ecologa nota per aver ampliato il campo della ricerca biologica all'intelligenza delle piante .
Gagliano è professore associato di ricerca nel campo dell'ecologia evolutiva presso la Southern Cross University di Lismore, in Australia , dove dirige il laboratorio di Intelligenza Biologica. 
È ex membro dell'Australian Research Council. 
Attraverso la sua ricerca con le piante, "ha esteso il concetto di cognizione (inclusi percezione, processi di apprendimento, memoria) nelle piante". Ha lavorato per espandere il modo in cui il pubblico vede le piante, e tutta la natura, nel rispetto della loro soggettività e sensibilità. 

Gagliano si è formata come ecologa marina. 
Come borsista post-dottorato presso la James Cook University nel 2008, stava effettuando ricerche sulla castagnola di Ambon  nella Grande Barriera Corallina in Australia. Come parte della sua ricerca, alla fine dello studio le è stato richiesto di uccidere e sezionare il pesce. I pesci erano abituati alla sua presenza e nuotavano dentro e fuori dalla sua mano ogni giorno, ma l'ultima mattina, quando lei andò a trovarli per salutarla, si rifiutarono di uscire dalle loro fessure e salutarla, come se sapessero cosa stava facendo. destinato. Ciò produsse per Gagliano una crisi etica e professionale. Completò lo studio ma giurò di non uccidere mai più in nome della scienza. Lasciò la scienza animale ed entrò nella scienza vegetale . La sua sensazione che il pesce capisse cosa stava facendo la spinse a studiare la sensibilità in altre forme di vita.

Gagliano ha esteso il campo della bioacustica alle piante. Nel 2012 ha mostrato piante di mais che emettono suoni. Nel 2017 ha dimostrato che le radici della pianta di pisello (Pisum sativum) percepivano una fonte d'acqua attraverso segnali sonori.
Gagliano sostiene il confronto tra l'apprendimento nelle piante e l'apprendimento negli animali, sfidando il confine scientifico convenzionale tra esseri con cervello e esseri senza cervello. In una presentazione del 2013 Gagliano ha sostenuto che la stessa assuefazione mostrata dalle piante di Mimosa, quando viene osservata negli animali, si chiama “apprendimento” e quindi i ricercatori devono “usare lo stesso linguaggio per descrivere lo stesso comportamento”. Nel 2018 ha dichiarato a New Scientist : "Che si tratti di un animale, di una pianta o di un batterio, se soddisfa i requisiti che siamo d'accordo nel definire l'apprendimento, allora questo è ciò che sta facendo." In un articolo di giornale del 2015 ha affrontato problemi teorici comuni che portano i ricercatori a non ricercare l'intelligenza nelle piante e ha suggerito soluzioni a queste barriere di pensiero.
Oltre alla sua formazione scientifica e alla ricerca occidentale, Gagliano si è anche formata con gli sciamani delle piante peruviani , seguendo protocolli sciamanici stabiliti per imparare a comunicare direttamente con le piante. Attribuisce alle piante il merito di aver suggerito progetti per esperimenti di laboratorio e di aver collaborato con lei per risolvere problemi di ricerca. 


Fonti

https://st.ilsole24ore.com/art/tecnologie/2014-01-19/le-piante-imparano-e-ricordano-come-noi-081621.shtml?uuid=ABvsJjq
https://it.wikipedia.org/wiki/Mimosa_pudica
https://en.wikipedia.org/wiki/Monica_Gagliano

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