Le promesse del suo mandato erano di liberalizzare l'economia statale, supervisionando riforme che hanno liberato migliaia di prigionieri politici, giornalisti e attivisti dell’opposizione. I cambiamenti hanno avuto come effetto collaterale il riemergere di vecchi rancori contro decenni di governo oppressivo, e hanno incoraggiato i partiti regionali su base etnica a cercare più potere per i propri gruppi.
Poi è arrivato il Coronavirus.
A fine marzo 2020 il Consiglio elettorale nazionale dell'Etiopia ha rinviato a data da destinarsi le elezioni parlamentari previste per agosto a causa dell'epidemia di coronavirus, una mossa approvata da alcuni dei principali partiti di opposizione - il Fronte di Liberazione Oromo (OLF) e il Movimento Nazionale di Amhara (NAMA o National Movement of Amhara).
In vista della scadenza del mandato legislativo, il Council of Constitutional Inquiryun (organo consultivo della Camera della Federazione, la camera alta del parlamento etiope) ha raccomandato che le elezioni si tenessero 9-12 mesi dopo che il coronavirus non fosse più un problema di salute pubblica. Il 10 giugno 2020 il parlamento etiope ha quindi approvato il permesso al primo ministro Abiy Ahmed di rimanere in carica oltre il suo mandato con 114 voti favorevoli, 4 contrari e 1 astensione.
La mossa della camera alta ha attirato le critiche dei leader dell’opposizione, che hanno accusato Abiy di usare la pandemia per prolungare il suo mandato e hanno chiesto un governo provvisorio o di transizione per guidare il paese alle elezioni, sostenendo che la consultazione del parlamento fosse insufficiente perché la maggior parte dei legislatori sosteneva il partito al governo. Abiy stesso ha respinto il suggerimento come impraticabile.
L’8 giugno 2020, 2 giorni prima del voto, la portavoce della Camera della Federazione, Keria Ibrahim, appartenente al Fronte Popolare di Liberazione del Tigrè (TPLF), si era dimessa dalla sua posizione in protesta contro il rinvio delle elezioni, a cui il FPLT, membro della coalizione di governo, si era opposto. Il FPLT ha quindi minacciato di tenere le proprie elezioni nella regione del Tigrè, patria di uno dei gruppi etnici più influenti dell’Etiopia.
Altri due dei principali partiti di opposizione, il Congresso Federalista Oromo e il Fronte di Liberazione Oromo, hanno rilasciato una dichiarazione congiunta bollando il voto come "un atto illegale e illegittimo” ed avvertendo come esso mettesse “in pericolo la pace e la stabilità del Paese”.
Mentre la pandemia di COVID-19 colpiva duramente l'economia della nazione, le tensioni sociali crescevano. La morte del cantante oromo Hachalu Hundessa, ucciso a colpi di arma da fuoco il 29 giugno nella capitale, Addis Abeba, ha innescato manifestazioni e violenze fra diversi gruppi etnici nella regione di Oromia che sono andate avanti per giorni, causando almeno 167 feriti gravi, 166 morti (di cui 155 civili e 11 membri delle forze di sicurezza) e circa 1.084 arresti, compresi molti leader politici di opposizione. Tra questi ultimi Jawar Mohammed, il leader di un gruppo oromo e considerato il principale rivale di Ahmed, e Lemma Megersa, ex ministro della Difesa del governo di Ahmed, licenziato per aver “violato la disciplina di partito” e in seguito messo agli arresti domiciliari. Nel corso delle proteste, inoltre, il governo ha più volte fatto uso di sistemi per bloccare internet in tutto il paese o in alcune regioni.
Ad agosto 2020, ci sono state altre rivolte dopo che si è sparsa la voce, non confermata, che Jawar Mohammed non stesse ricevendo in prigione le necessarie cure mediche, e ci sono state altre decine di morti.
Gli scontri etnici erano già comuni in Etiopia e, sebbene i sostenitori di Ahmed abbiano lodato i suoi tentativi di superare le divisioni e di proporre un’identità comune, sotto il suo governo le cose non sono migliorate.
I leader dello stato settentrionale del Tigrè hanno deciso di tenere lo stesso le elezioni all’inizio di settembre, contro il volere del governo. Il TPLF ha vinto tutti i seggi disponibili nel Parlamento regionale e secondo alcuni analisti le elezioni, che Il primo ministro Ahmed ha dichiarato pubblicamente come "illegali", erano il primo passo verso la secessione dello stato di Tigrè.
Novembre 2020, l'inizio di due anni di conflitto
Il governo etiope decise di iniziare l'opera di "liberazione" del Tigray nel novembre 2020.
Anche in seguito all'appoggio del governo somalo e eritreo, iniziarono una lunga serie di operazioni speciali, volte a scardinare la ribellione del popolo tigrino, nonchè a farlo apparire di fronte al mondo come "infame" e guerrafondaio.
Secondo le Nazioni Unite (ONU), nel corso dei due anni del conflitto, circa 2,3 milioni di bambini sono stati privati degli aiuti e dell'assistenza umanitaria di cui avevano disperatamente bisogno.
Nel novembre 2020, le Nazioni Unite hanno avvertito di carenze di approvvigionamento "molto critiche" per i quasi 100.000 rifugiati eritrei che, prima della guerra, erano registrati in quattro campi nella regione del Tigray. Nello stesso mese, le Nazioni Unite hanno riferito che le persone nel Tigray stavano fuggendo da Mekelle. Il governo federale aveva avvertito "senza pietà" se FLPT e residenti fossero rimasti mescolati.
Nel dicembre 2020, le Nazioni Unite hanno stimato che più di un milione di persone erano state sfollate a causa dei combattimenti. Più di 50.000 persone sono fuggite in Sudan a causa del conflitto. Le comunicazioni e i collegamenti di viaggio erano ancora bloccati e Human Rights Watch ha avvertito che "le azioni che deliberatamente impediscono i rifornimenti di soccorso" violerebbero il diritto umanitario internazionale.
Secondo l'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, ci sono stati "rapporti profondamente angoscianti di violenze sessuali e di genere, esecuzioni extragiudiziali, [e] distruzione e saccheggio diffusi di proprietà pubbliche e private da parte di tutte le parti". Più di 136 casi di stupro sono stati segnalati anche dagli ospedali di Mekelle, Ayder, Adigrat e Wukro nella regione del Tigray orientale tra dicembre 2020 e gennaio 2021, con indicazioni che ci sono molti più casi di stupro di questo tipo non denunciati.
Secondo l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, al 2 febbraio 2021, 20.000 rifugiati eritrei nel Tigray erano ancora dispersi, principalmente dai campi di Hitsats e Shimelba.
I combattimenti hanno ucciso migliaia di persone, ha dichiarato Patrick Ferras, ricercatore geopolitico e presidente di Strategie Africane, che ha detto all’AFP che probabilmente almeno 300.000 persone hanno perso la vita nel conflitto.
L'accordo di pace di novembre 2022
Nella primavera 2022 era stato raggiunto un cessate il fuoco ma a partire dall’estate erano ripresi gli scontri, con pesanti bombardamenti da parte delle autorità etiopi che hanno colpito anche scuole e strutture sanitarie. Sembrava che il contesto fosse molto poco propenso al raggiungimento di un accordo di pace, tanto che aveva già stupito il fatto che delegati del governo etiope e rappresentanti del Fronte di liberazione popolare del Tigray (Tplf) avessero accettato di incontrarsi in Sudafrica a partire da fine ottobre, in quelli che sono stati i primi colloqui ufficiali dall’inizio del conflitto.
L'accordo di pace è stato invece firmato a Pretoria. A margine della firma i delegati dei colloqui di etiopi hanno rilasciato una dichiarazione congiunta con degli impegni che saranno attuate da entrambe le parti.
Di fatto il Fronte di liberazione popolare del Tigray (Tplf) ha accettato di porre le armi. La dichiarazione congiunta, firmata dai rappresentanti del governo federale e appunto il Fronte di liberazione del Tigray, contiene 12 articoli la cui attuazione è stata concordata da entrambe le parti.
Entrambe le parti si impegnano a “rafforzare ulteriormente la collaborazione con le agenzie umanitarie per continuare a inviare aiuti a tutti coloro che necessitano di assistenza. Abbiamo concordato di attuare misure transitorie che includono il ripristino dell’ordine costituzionale nella regione del Tigray, un quadro per la risoluzione delle divergenze politiche e un quadro della politica di giustizia transitoria per garantire responsabilità, verità, riconciliazione e guarigione”.
Fonti
https://it.wikipedia.org/wiki/Guerra_del_Tigr%C3%A8
https://es.wikipedia.org/wiki/Guerra_de_Tigray
https://www.africarivista.it/etiopia-tigray-raggiunto-accordo-di-pace/208780/
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