sabato 25 novembre 2023

Le sette sfide della sostenibilità del cibo, by Sharon Cittone

Sharon Cittone è tra le ospiti eccellenti del Women Economic Forum.
Gli argomenti trattati sono stati relativi a carne coltivata, grani antichi e nuove tecnologie.
Cittone propone 7 grandi sfide del futuro del cibo per un mondo più sostenibile, facendo la premessa che pochi consumatori sono consapevoli che il settore agroalimentari incide per circa un terzo sul cambiamento climatico.


1. La carne coltivata


«La questione più importante per un pianeta con una popolazione in crescita e una richiesta di carne in aumento è quella delle proteine complementari e alternative. E la carne coltivata è una soluzione che solo una politica miope può non vedere», spiega Cittone. 

Va ricordato che la carne sintetica e costituita da proteine sintetiche «lavorate in laboratorio senza aggiunta di antibiotici, quindi il meglio che si possa desiderare».


2. Meno allevamenti intensivi


È la concorrenza degli allevamenti intensivi che va combattuta. Quelli a cui sono destinati i foraggi prodotti sul 60% delle terre coltivabili nel mondo. Tanto è il consumo di suolo destinato a nutrire gli animali allevati in batteria. «Considerate che cosa state mangiando: cercate le immagini di un pollo di 50 anni fa e confrontatelo con il pollo com’è oggi. Scoprirete di nutrirvi con dei polli Schwarzenegger, con enormi pettorali, che del pollo hanno pochissimo.


3. Le eccellenze italiane

La carne coltivata non fa concorrenza alle eccellenze. «Anzi, l’allevatore di razza Chianina o la carne prodotta in malga saranno meglio tutelati, proprio in quanto eccellenze italiane. È giusto spendere di più per mangiare meno carne, se è buona e sana».

Ma gli investimenti sui prodotti italiani devono essere coerenti, rispondere a una visione d’insieme. «Non è possibile pagare un ananas un quarto di una mela trentina: il consumatore può darsi torni a casa contento ma il sistema che gli ha proposto questa scelta è sbagliato».


4. L’agricoltura rigenerativa

«Significa, in parte, tornare alla saggezza dei nostri nonni. In parte, innovare. Il futuro del cibo è nell’agricoltura biologica ma anche rigenerativa: quella che punta a salvaguardare il microbioma, rigenerando il suolo. Solo in questo modo torneremo ad avere arance che sanno di arance, e mele di mele, con le proprietà nutrizionali che oggi presumiamo abbiano ma non hanno più», spiega Cittone.

Bando, dunque, allo sfruttamento intensivo del suolo e alle monoculture destinate agli allevamenti. Un’agricoltura buona e rigenerativa è quella che aumenta la biodiversità delle specie vegetali e di quelle microbiche, che integra gli animali e le piante nell’azienda agricola e che consente anche alla terra di riposare.


5. La biodiversità

Nel corso della storia umana, su circa 30.000 specie di piante commestibili, “solo” 6/7mila sono state coltivate a scopo alimentare. E di queste “solo” 170 su scala commercialmente significativa. Ma oggi dipendiamo fortemente solo da una trentina di queste colture. E più del 40% delle nostre calorie giornaliere provengono da solo tre di quelle 30mila: riso, grano e mais. Il fatto che migliaia di colture siano state trascurate o sottoutilizzate non è solo un peccato per tutti i sapori e i nutrienti che ci stiamo perdendo, ma anche per l’agricoltura stessa. Se sono state “trascurate” è magari perché hanno rese basse o semplicemente non sono stati ben studiate e non sono mai entrati nel mercato globale. Sostenute dalle politiche e dai finanziamenti giusti, potrebbero rinascere.

«L’Italia è, in questo senso, un caso scuola: ha una biodiversità unica. Dai grani antichi alle mele: la varietà di alimenti a disposizione per creare una dieta sana e ricca è enorme», spiega Cittone. Prendiamo i legumi: Slow Food ne ha inclusi 300 a bordo della sua Arca del Gusto, di cui 124 in Italia, e ben 48 legumi in Italia sono Presìdi Slow Food. Oppure le olive: In Italia ci sono oltre 538 varietà di alberi di olivo, che producono olive da olio.


6. La filiera

Tra le sfide del futuro del cibo c’è anche una nuova attenzione alla filiera. «Significa chiedersi e pretendere di sapere da dove viene il cibo che si porta in tavola. Sia la carne coltivata, la bistecca di Chianina, l’ananas o il piatto di pasta. Quando sull’etichetta leggete un’ingrediente che fate fatica a pronunciare, non comprate quel prodotto. Stop», dice Cittone.


7. Lo spreco alimentare

«Lo spreco alimentare lungo tutta la filiera è un altro tema importante, con un impatto esorbitante sul portafoglio e sulla salute», conclude Cittone. «Ma un tema decisivo è anche l’impatto degli imballaggi. Compresi i cosiddetti sacchettini biodegradabili, che biodegrabili non sono affatto. Ogni nostra scelta è decisiva: proviamo allora a pesare la nostra zucchina senza sacchetto e a mettere l’etichetta su quella. Cambiare le cose dal basso è possibile».


Qualcosa in più su Sharon Cittone


Indicata da Forbes tra le donne più potenti al mondo che plasmeranno il futuro del cibo, Ciccone ha lavorato nella comunicazione, per poi decidere - in tempi in cui questi argomenti erano ancora senza voce - di approfondire i temi della sostenibilità e dell’innovazione nell’agroalimentare. 
È impegnata nell’empowerment femminile, è parte - tra le altre cariche - dell’advisory board del World Food Programme Italia, e del Global Chair for Food Innovation del G100, una rete internazionale di più di cinquanta donne leader. «I miei interessi - dice - sono questi: il cibo, la sostenibilità, e le donne.


Fonti

https://www.iodonna.it/benessere/diete-alimentazione/2023/11/20/carne-coltivata-grani-antichi-nuove-tecnologie-il-futuro-del-cibo-secondo-sharon-cittone/

https://www.vanityfair.it/article/sharon-cittone-summit-umbria-edible-planet-16-19-settembre-sostenibilita-sistema-cibo

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