A fronte di bilanci aziendali sempre più striminziti, ai fallimenti crescenti e alla conseguente diffusa disoccupazione, le uniche imprese a chiudere i bilanci sempre in attivo sono quelle finanziarie e bancarie.
Non pare azzardato ipotizzare che la lotta di classe, coltivata e sospinta tra le varie categorie produttive, che in ogni caso restano, anche se con problemi distinti, incatenate ad anelli diversi della medesima catena del bisogno, e allo stesso destino, persegua fini meramente strumentali: occultare, o quanto meno distrarre l'attenzione dalla vera guerra in atto: quella tra il mercato e l'intero sistema produttivo da una parte e l'apparato monetario, bancario e finanziario, dall'altra.
Il sistema parassitario, finanziario, bancario e monetario, fagocita quello produttivo.
Chi amministra il mezzo, si sta impossessando del fine a favore del quale, per rendere più agevoli le operazioni del mercato, il mezzo stesso era stato predisposto.
La struttura monetaria attraverso il mezzo, la moneta, creata e finalizzata per facilitare lo sviluppo del mercato produttivo, si sta impossessando dell'apparato produttivo.
Qualunque pretesto e qualsiasi situazione vengono utilizzati dalle così dette "autorità monetarie" per pianificare la rarità monetaria (deflazione), vero e proprio flagello dell'intera umanità.
Le manovre più utilizzate sono:
a) Aumento indiscriminato delle tasse e tariffe, che causa l'incremento dei costi per unità di prodotto, che provoca deflazione. Artatamente questo fenomeno (aumento dei prezzi in conseguenza dell'aumento dei costi) viene sbandierato e definito "aumento dell'inflazione", mentre è vero il contrario, per poter psicologicamente giustificare il continuo aumento delle tasse e tariffe, e ridurre ulteriormente la circolazione monetaria.
b) Bilancio primario dello Stato (al netto degli interessi sul debito pubblico) fortemente attivo negli ultimi anni. Le ingenti somme eccedenti dal bilancio primario dello Stato, prelevate dal mercato mediante imposte e tasse, corrispondenti al pagamento parziale degli interessi passivi del debito pubblico, non ritornano in circolo sul mercato stesso sotto qualunque voce di spesa, ma finiscono nelle casse del sistema parassitario: bancario, monetario e finanziario. Esattamente questa è la ricchezza prodotta da tutti che scompare dal mercato. Pertanto lo Stato, e per esso il Governo, è finito per diventare esattore per conto del sistema bancario, monetario e finanziario,
c) Caduta di competitività sui mercati esteri causata dall'eccessiva sopravvalutazione della moneta. Si favorisce occupazione e lavoro dei mercati esteri a danno di quelli nazionali.
d) Tasso Ufficiale di Sconto spropositatamente elevato (specie se paragonato a quello dei paesi produttori, nostri concorrenti, due o tre volte più basso del nostro, attualmente quello italiano = 6,75, in Giappone = 0,50 )[i dati si riferiscono al tempo in cui il libro fu scritto],
e) Residui passivi. Queste ingenti somme, già stanziate a bilancio nelle varie Amministrazioni Pubbliche, pronte per essere spese, ma non utilizzate, ammontano a oltre 600 mila miliardi, (relazione Rita Muccini 10-9 - 94) in gran parte depositate e infruttifere nelle varie tesorerie della Banca d'Italia.
Giancarlo Liuti in risposta a Franco Ferretti di Ancona, su "il Resto del Carlino" del 22 giugno '97 afferma: Scandalosi "residui passivi"- "Ogni tanto ne parlano qualche ministro e qualche leader di partito, ma di sfuggita, con un'aria tra l'impotenza e la rassegnazione. Eppure i cosiddetti "residui passivi" sono di gran lunga il più clamoroso scandalo nazionale, ben peggiore di qualsiasi "Tangentopoli" e oltretutto non aggredibile da alcun magistrato di "mani pulite".
La gravità di questa situazione è sì determinata dai 60 mila miliardi circa di interessi passivi annui risparmiabili dalle Pubbliche Amministrazioni e quindi dall'intero mercato, ma ancor più dalla stasi lavorativa di imprese e aziende che si determina, con le drammatiche conseguenze in termini di fallimenti, dissesti e disoccupazione.
Per continuare e incrementare la stagnazione della circolazione monetaria delle ingenti somme, che confluiscono poi nei residui passivi, viene mantenuto in gran parte il blocco sui Lavori Pubblici, già progettati e finanziati, su tutto il territorio nazionale.
Anche questa enorme massa monetaria, incamerata dal sistema bancario e sottratta al mercato produttivo, grazie al rimosso divieto di qualche anno fa (legge bancaria 1994) che impediva tassativamente e giustamente, agli Istituti di Credito, di possedere cointeressenze nelle aziende produttive (il motivo era ed è sin troppo evidente), concorre alla fine a far fagocitare le imprese, sia pubbliche che private, preventivamente messe in difficoltà proprio dalla programmata deflazione, dal sistema finanziario e monetario.
In quali condizioni di supporto finanziano potrà trovarsi una azienda sana, nei confronti di una sua concorrente malferma nella quale, proprio perché tale, qualche Banca si è impossessata di quote del capitale sociale?"
Va evidenziato, infine, che bloccare grandi quantità di denaro pubblico nei residui passivi, distogliendolo dalla circolazione, ha comportato e comporta mettere lo Stato nella necessità di indebitare i cittadini con nuove richieste di emissione monetaria dalla Banca Centrale, per sopperire alla mancanza di denaro così creata. Questa operazione può dunque essere intenzionale.
Fonte: Euroschiavi, Marco Dalla Luna e Antonio Miclavez
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