giovedì 26 febbraio 2015

L'associazione a delinquere banca-stato (III° parte): il politico


Ogni soggetto agisce per il proprio supposto interesse, nelle varie forme che questo assume. In particolare, i soggetti agiscono secondo il proprio interesse anche quando per legge o contratto sono preposti alla cura degli interessi di soggetti diversi da loro, come è il caso dei governanti, degli amministratori, dei parlamentari, dei politici, dei sindacalisti.
Chiameremo questi soggetti "i politici". 
Il politico esercita la propria carica in modo di massimizzare i propri vantaggi personali o di gruppo, così come il manager di una public company amministra questa per il proprio vantaggio (stabilità dell'incarico, maggior remunerazione, opportunità di insider trading, di collocare amici e parenti etc.) anziché per l'interesse degli azionisti. 
In entrambi questi casi, l'interesse degli amministrati viene perseguito dagli amministratori in funzione strumentale al proprio personale. Gli amministrati devono essere accontentati, o più esattamente messi in condizione che, se non sono contenti, il loro scontento non abbia conseguenze nocive per gli amministratori.
Un potente strumento per massimizzare il potere e l'utilità, è la ridistribuzione del reddito: quanto più un regime toglie al produttore o proprietario di ricchezza, tanto più può gestire per comperare consenso e voti (compresa la repressione o prevenzione del dissenso) oltreché per arricchirsi. 
I beneficiari della ridistribuzione formano un serbatoio di voti che sono espressione di posizioni privilegiate perlopiù contrarie agli interessi collettivi, e che condizionano la politica. 
Il debito pubblico rende al politico sia mentre lo contrae - perché con esso compera consenso - che dopo che l'ha contratto - perché giustifica un forte prelievo fiscale. Il tasso di prelievo fiscale è il più importante, preciso e oggettivo indice della disfunzionalità di un establishment e di non-democraticità del regime.
Al fine di conservare il consenso, la legittimazione, quindi il potere, al politico è necessario mimetizzare il carattere utilitario ed egoistico dei propri fini. Anzi, solitamente la dialettica politica vede una convenzione tra i competitori politici che, per un comune interesse, evitano di discutere pubblicamente la politica nei termini del principio di interesse.
In base a quanto detto sopra, la dialettica politica viene condotta in termini ideologici, etici, di interesse collettivo, ma quasi mai in termini di interessi personali o di fazione dei competitori politici. 
Ciò rende il dialogo politico ingannevole e poco efficace ai fini della democrazia.
La mascheratura dello scopo utilitario perseguito da parte dei politici è aiutata da esigenze psichiche dei governati: l'esigenza di credere nella moralità e giustizia del potere e di credere nell'esistenza di un potere genuinamente rivolto al bene collettivo e alla tutela della legge; la tendenza a proiettare tratti e funzioni parentali sullo Stato; la tendenza a personificare le istituzioni - in generale, il bisogno di sentirsi in una relazione personale col potere e di poterlo in qualche modo influenzare, analogamente a come i primitivi personificano fenomeni naturali (come la pioggia, il tuono, il fulmine) per porsi in relazione e mediazione con essi (magia, preghiere e sacrifici al dio della pioggia etc.). 
Per la psiche è difficile accettare l'impotenza, soprattutto verso qualcosa che si deve subire (il potere).


Come si recluta il consenso popolare

La conquista e il mantenimento del potere richiedono la collaborazione di un'organizzazione - la quale a sua volta richiede finanziatori, che sono i beneficiari in pectore della scalata al potere del loro finanziato e consenso popolare; ma il popolo, e soprattutto le classi medie più produttive, sono l'oggetto dello sfruttamento economico dell'establishment.
Il consenso popolare viene reclutato in diversi modi: 
a) mediante il somministrare al popolo valori mitici-simbolici (patriottismo, nazionalismo, dio, re, gloria, socialismo, Mani Pulite etc); 
b) mediante l'inganno (far credere in vantaggi futuri o presenti, che non sono reali - come il risanamento della finanza, della previdenza); 
c) mediante il ricatto (del fiscalismo redistributivo, del terrorismo fiscale o poliziesco); 
d) mediante la complicità nell'illegalità coi governanti (ciascun elettore o gruppo di elettori è guidato dal vantaggio illecito che gli deriva dal sostenere il politicante dedito all'illecito su scala maggiore - vedi le numerosissime preferenze dei politicanti più corrotti del recente passato);
e) mediante la paura di un nemico esterno, contro cui solo uno Stato forte e "creduto" può difenderci.

Fonte: Euroschiavi, Marco Della Luna e Antonio Miclavez

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