La seconda metà del secolo scorso segna la nascita di alcuni circuiti cosiddetti “mondialisti”.
Essi avevano il compito di fornire al "potere" alibi culturali e campagne “ideali” per convincere l’opinione pubblica del fatto che per l’umanità questo arroccamento estremo del potere era cosa ottima, da sostenere.
Il Club di Roma si pose negli anni settanta alla guida di questo movimento mondialista, utilizzando una leva emergenziale importante: la sovrappopolazione mondiale e la prossima fine delle risorse energetiche avrebbero creato un disastro al quale solo un veloce passaggio allo stato mondiale poteva porre riparo. Per evitare l’”estinzione dell’umanità”.
Infatti gli stati nazionali, troppo poco maturi, troppo presi da questioni interne ed egoistiche non erano in grado di prendere velocemente una serie di misure per evitare la catastrofe.
Non si poteva aspettare che la voce dei popoli attraverso i loro governi riuscisse a concordare qualcosa di buono, e quindi occorreva che i popoli si affidassero a strutture centrali sagge, emergenziali, tali da salvare il mondo e la specie umana. I problemi erano veri e gravi, ma furono oltremodo gonfiati, per ottenere l’effetto emergenziale ed indurre gli stati sovrani a cedere poteri ad uno stato centrale.
Altro obiettivo degli stessi ambienti fu quello di infiltrare e condizionare lo stesso movimento del risveglio di coscienza. Lo fecero utilizzando in primo luogo l’ONU e le sue agenzie, organizzazioni ecologiste, ma anche spirituali-religiose, delle quali tratteremo più avanti, ed anche elementi culturali, rivolti direttamente alle nuove coscienze, come il Club di Budapest.
L’intento era quello di influenzare talmente il movimento del risveglio con aggiornate e più sofisticate tesi emergenziali, da mutarne per quanto possibile la matrice libertaria ed anti manipolatoria. Per fare in modo che quel movimento che era la più forte minaccia per quegli ambienti, si trasformasse in una loro fonte di sostegno.
Per coordinare l’operazione di arroccamento e quella di manipolazione gli stessi poteri fecero in modo di mettere ai vertici e nei posti chiave di queste organizzazioni personaggi completamente affidabili per loro.
Selezionati da circuiti massonici, da congreghe, da certi ordini religiosi e cavallereschi, legati alla finanza, al petrolio, alle multinazionali, alle grandi università del potere. Che in effetti poco o nulla avevano a che fare con i compiti ufficiali della organizzazioni che venivano chiamati a dirigere. Ma che erano di provata fedeltà al compito della difesa dei vecchi poteri di controllo.
Non era difficile “cavalcare” l’onda del risveglio, disponendo di grandi mezzi materiali e culturali. Disponendo di famiglie reali, di banche, di finanzieri, di petrolieri, di multinazionali, di agenzie internazionali, di migliaia di professori in ogni campo.
La chiara direttiva era quella di appropriarsi dei temi del risveglio, e per farlo bene occorreva essere più avanti nell’organizzare e guidare quegli stessi “pericolosi” impulsi che sorgevano spontaneamente nella gente. Se non lo avessero fatto avrebbero rischiato di perdere il controllo man mano che il movimento del risveglio si fosse sviluppato imponendo un po’ alla volta le proprie agende. Quelle agende andavano stilate ed attuate prima, da entità organizzative sotto controllo.
Ci occuperemo di alcuni esempi di organizzazioni e di uomini chiaramente espressione di queste forme eclatanti di manipolazione dei buoni sentimenti. Per rendere evidenti le strategie e le tattiche nascoste di certi poteri. Che intendiamo esporre perché la conoscenza di questi fattori sia strumento di libertà di scelta.
I Club e il controllo della cultura
Importantissimo il controllo della cultura: i circuiti di professori che creano le forme pensiero, le strategie, le coperture culturali nei vari settori, e che poi vengono messi a fianco dei capi politici per guidarne i passi (per esempio professori come Kissinger, Brzezinsky, Giuliano Amato, Prodi, Monti). Ma anche tanti altri potentissimi e meno noti nei numerosi think tanks dei vari settori politici, culturali e finanziari. Dipartimenti universitari e scientifici all’opera per supportare le grandi corporations alimentari, farmaceutiche, le politiche estere, di guerra, energetiche.
Quindi in certi club una grande presenza di professori, che vengono immessi in una serie di istituzioni che servono a tirare fuori strategie il cui unico scopo è lo studio della società per mantenere e se possibile allargare il potere dei gruppi di manipolazione per cui lavorano. La cultura, l’arte, la scienza, asservite ai grandi poteri anticoscienza.
Se le carriere verso quei posti fossero libere, la cultura non potrebbe essere più questo enorme strumento del potere. Per questo chi è una persona libera non può fare carriera politica, economica, finanziaria, accademica. E' così non potrà mai essere segretario dell’ONU, Presidente della Unione Europea, segretario di una delle tante agenzie multinazionali o anche un importante funzionario governativo in certi posti di particolare potere.
Il Club di Roma
La “filiera” mondialista nasce ha inizio nell’aprile del 1968 dal promotore Aurelio Peccei, con una riunione che si tiene all’Accademia dei Lincei nella Villa Farnesina di Roma.
Da cui nasce il Club di Roma.
Alla fondazione e già dai primi anni parteciparono al club scienziati, industriali, Nobel, politici di primo piano, uomini d’affari, economisti, funzionari internazionali e capi di stato dei cinque continenti. Numerosa la presenza massonica tra le fila dei soci.
Da subito l’intento del Club di Roma è chiaro: enormi problemi, come la sovrappopolazione mondiale, e l’eccessivo consumo di risorse, soprattutto energetiche, congiunti ad altre problematiche, stanno portando rapidamente il mondo al disastro. Se non si fa qualcosa di urgente, la razza umana è destinata all’estinzione. Quello che è in gioco è la nostra sopravvivenza.
La soluzione viene subito individuata: uno Stato Mondiale capace di prendere decisioni rapide.
Altrimenti non si farà in tempo a scongiurare il disastro. L’ONU costituisce la struttura giusta, ma va rafforzato enormemente assumendo poteri e sovranità che ora sono nelle mani degli Stati. Questa è l’unica soluzione per salvare il mondo, perché gli stati non sono capaci di farlo, troppo occupati con problemi nazionali, spesso in contrasto uno con l’altro. E la gente non è ancora sufficientemente matura per esprimere governi nazionali diversi dagli attuali. Occorre quindi, secondo il Club, operare urgentemente per spingere in ogni modo opinioni pubbliche e governi a cedere sovranità ad uno stato centrale.
Aurelio Peccei è uno dei massimi dirigenti della FIAT. Si occupa di strategie internazionali, di grandi contratti, di alta finanza, dell’espansione della FIAT su mercati strategici come quello sovietico e quello sudamericano. L’ufficio studi della FIAT fornisce il supporto per la fondazione del Club. Le ramificazioni di potere che consentono a livello internazionale di mettere insieme rapidamente nobel, scienziati, capi di stato, industriali e funzionari di grande potere, derivano da questo ambiente. Il cui scopo non è la salvezza del mondo, ma accrescere il proprio potere industriale, politico finanziario. La FIAT in quegli anni non solo è una delle principali industrie automobilistiche, ma è anche la più grande industria militare italiana. Non solo lavora intensamente prodotti inquinanti, ma anche prodotti portatori di morte. L’espansione in quegli anni di quel circuito industriale porta espansione di inquinamento e punta su un adeguato livello di conflitti militari, o della realistica minaccia che si verifichino.
Il Club di Roma ha avuto un ruolo importante nel determinare la crescita di una cultura dell’emergenza e dell’ansia. (Anche se, è vero, occorre sottolineare che la sua opera ha anche avuto effetti indubbiamente positivi nel fornire il sostrato culturale per la formazione di onde di consapevolezza di certi problemi, soprattutto di quelli ambientali).
Somiglia molto al destino delle chiese di potere: essere costrette a diffondere meravigliosi messaggi d’amore e di luce, proprio per poter continuare ad avere il potere. Ed essere perfino costrette a tenere nei propri ranghi santi, mistici, persone per bene. Diventare
in qualche modo anche strumento di diffusione di un Bene, pur non essendo quello il loro obiettivo.
Con gli anni, guardando chi fa parte del Club di Roma, un circuito esclusivo di non più di un centinaio di personalità connesse ai circuiti delle “alte sfere” materiali, si vedono numerose presenze di petrolieri, banchieri, uomini della multinazionali, funzionari di agenzie ONU, molti dei quali provengono dalla Banca Mondiale.
Dal Club di Roma nascono il Club di Budapest e quello di Madrid, articolazioni degli stessi ambienti, con alcune aggiunte settoriali.
Il Club di Budapest e il Club di Madrid
Sono Club espressi dagli stessi poteri, grandi poteri. E lo si vede bene anche dal momento della fondazione. Se il Club di Roma viene fondato a Villa Farnesina nella prestigiosa sede dell’Accademia dei Lincei, il Club di Budapest “viene lanciato con un ricevimento alla Camera dei Lords di Londra…” (dal sito del Club).
Ervin Laszlo era allora membro del Club di Roma. Il suo intento è quello di occuparsi direttamente del mondo del risveglio della coscienza. Per studiarlo e fornire a questo mondo delle linee direttive. Dei “nuovi modi di pensare”, dei “paradigmi olistici”, una nuova “etica” che “aiuti a risolvere le sfide sociali, politiche, economiche ed ecologiche del 21° secolo”. Lo scopo del Club di Budapest è soprattutto quello di fornire un sostrato culturale avanzato alle idee mondialiste.
La base di pensiero di partenza e le intenzioni, ormai non più dichiarate perché allontanerebbero troppe coscienze, sono quelle di un inquietante libro di Laszlo del 1974, “A Strategy for the Future”.
Tra i membri ed i testimonial personalità di grande notorietà. I loro “titoli” e la loro presenza attribuiscono credibilità ad un messaggio e ad una funzione che perseguono gli identici fini mondialisti del Club di Roma.
Il Club di Budapest nasce proprio dall’ambiente del Club di Roma che è un circuito di potere industriale, politico, finanziario chiaramente espressione dei poteri di controllo mondiali. La sua composizione è più rivolta al mondo della cultura, ma vedremo che le connessioni con il mondo del potere sono ancora forti e trasparenti. Ed i fini sono gli stessi.
Il Club di Madrid è stato fondato dal membro del Club di Roma e del Club di Budapest, Mikhail Gorbachev (personalità osannata e celebrata, al punto da essere adoperato come il principale testimonial dei tre Club, dall’alto del suo premio Nobel per la Pace).
Il Club di Madrid vanta tra le sue presenze ben 89 ex primi ministri e capi di Stato di 58 Paesi, inclusi tutti i principali paesi del mondo.
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