La Grande Muraglia Verde è una barriera di alberi lunga quasi ottomila chilometri e larga quindici che attraversa in largo il continente africano, dal Senegal fino all’Oceano Indiano.
Si tratta di un progetto che attualmente vede coinvolti ben undici Paesi africani e che potrebbe riconvertire circa cento milioni di arido deserto in terreni coltivabili.
Prospettive non solo ambientali ma anche economiche
Nel corso dell’One Planet Summit per la biodiversità, che si è tenuto a Parigi l’11 gennaio 2021, sono stati stanziati circa 14.3 miliardi di dollari al fine di accelerare gli sforzi per ripristinare la terra degradata, salvare la diversità biologica, creare posti di lavoro verdi e rafforzare la resilienza della popolazione saheliana.
La riforestazione di milioni di ettari, oltre a rappresentare una strategia ecologia imponente, è una grande opportunità economica per molte comunità africane che basano gran parte del proprio sostentamento su aree rurali.
Nel concreto, infatti, stando ad alcune stime, i milioni di alberi che verrebbero piantati potrebbero catturare circa 250 milioni di tonnellate di carbonio e creare 10 milioni di posti di lavoro “verdi”.
L'obiettivo principale: la lotta alla desertificazione. Ma non solo...
L'obiettivo principale della Grande Muraglia Verde è la lotta alla desertificazione, ovvero all’ampliamento dei deserti esistenti e la formazione, espansione o peggioramento della sterilità e aridità di vaste zone terrestri.
Inoltre, sotto il profilo economico-produttivo, la trasformazione di terreno fertile in deserto rappresenta un enorme danno per moltissime aziende che si trovano, nel giro di poco tempo, ad operare in regioni inospitali e improduttive.
Nel 1994 è stata siglata una convenzione internazionale (UNCCD, Convenzione contro la desertificazione) per cercare di contrastare questo preoccupante fenomeno.
Tale Convenzione definisce la desertificazione come «il degrado delle terre nelle aree aride, semi-aride e sub-umide secche, attribuibile a varie cause, fra le quali variazioni climatiche e attività umane».
Tra le principali cause della desertificazione, in parte naturali e in parte dovute all’opera dell’uomo, si segnalano: la siccità, gli incendi, la deforestazione, l’urbanizzazione, l’inquinamento, lo sfruttamento agricolo troppo intenso, l’erosione provocata dalle piogge intense, lo sfruttamento eccessivo dei bacini acquiferi superficiali e sotterranei.
La Grande Muraglia Verde rappresenta un tentativo per arginare e, nel tempo, arrestare quella che è diventata a tutti gli effetti una delle principali piaghe ecologiche del nostro tempo.
Dagli albori del progetto ai tempi nostri
Nel 1952 biologo inglese Richard St. Barbe Baker ipotizzò per la prima volta la necessità di costruire una barriera verde per impedire al deserto del Sahara di estendersi.
Il pensiero dello studioso era occorreva realizzare una lunga fascia alberata larga 50 km per contenere il deserto, che già negli anni Cinquanta del secolo scorso veniva percepito come una potenziale minaccia ambientale.
L'idea di Barbe Baker divenne realtà solo nel 2007, ovvero 55 anni dopo la sua iniziale teorizzazione.
Lanciato dall’Unione Africana, il progetto venne sostenuto fin da subito dall’Onu e finanziato dalla Banca Mondiale e da altre organizzazioni locali e internazionali con un esborso iniziale di circa tre miliardi di dollari
Ad oggi il Sahara è il più grande deserto subtropicale al mondo, con un’estensione di circa nove milioni di chilometri quadrati, in cui vivono 232 milioni di persone.
La Grande Muraglia Verde si spera sia completata entro il 2030. Questo è il limite temporale fissato dall’Agenda ONU 2030 per lo sviluppo sostenibile.
Secondo alcuni report presentati dalla FAO, per arrestare il degrado del suolo è necessario riqualificare dieci milioni di ettari all’anno.
È un ritmo certamente serrato, ma che sarebbe in grado di modificare in positivo la vita di decine di milioni di persone, oltre che di arrestare una delle più gravi crisi ambientali odierne.
Lo stato attuale dei lavori
I lavori di riforestazione inquadrati nella costruzione della Great Green Wall sono iniziati nel 2008.
Il Senegal, secondo il New York Times, è diventato uno dei Paesi leader del progetto, avendo piantato una quantità notevole di alberi lungo una striscia di più di 530 chilometri, a nord del Paese, per un costo di 6 milioni di dollari.
I paesi coinvolti nel progetto sono: Senegal, Mauritania, Mali, Burkina Faso, Niger, Nigeria, Ciad, Sudan, Etiopia, Eritrea e Gibuti.
Attualmente è stato piantato circa il 20% della Grande Muraglia Verde: si parla di una striscia lunga circa 530 chilometri.
Fonti
https://www.geopolitica.info/grande-muraglia-verde-sfida-ecologica-nostro-tempo
https://www.green.it/grande-muraglia-verde-africa/