mercoledì 26 marzo 2014

Il monopolio del mercato globale (III° parte): Il Council on Foreign Relations (CFR)


Il  Council on Foreign Relations (CFR), fu fondato ufficialmente il 29 Luglio del 1921. John W. Davis, delegato di J. P. Morgan (uno dei più importanti esponenti della lobby bancaria, con Rothschild e Rockefeller) fu il primo Presidente in carica. 
Il denaro erogato per la costituzione di questa organizzazione, fu fornito dalla famiglia Rockefeller, da J.P.Morgan, Bernard Baruch, Otto Kahn, Jacob Schiff, Paul Warburg, le stesse persone coinvolte nella fondazione della Federal Reserve.


Obiettivi e scopi del CFR

Lo scopo fondamentale della costituzione del CFR fu di creare un filone di letteratura scolastica atto a promuovere e diffondere i benefici di un governo mondiale e attirare l’iscrizione di ricchi intellettuali i quali avrebbero potuto influenzare la direzione della politica estera americana oltre a voler contrastare le tendenze isolazioniste degli americani, contrarie ovviamente agli interessi delle multinazionali Usa.
Due settimane dopo Pearl Harbor, Cordell Hull, Segretario di Stato, consigliò la creazione di una Commissione Consultativa Presidenziale (Presidential Advisory Committee) sulla politica estera post bellica.
Questa commissione, fu la stessa che operò per la formazione dell’ONU che Franklin D. Roosevelt propose poi alle 50 nazioni che parteciparono alla famosa conferenza di San Francisco del 1945.
Fu John D. Rockefeller Jr che donò il terreno per il quartier generale delle Nazioni Unite, e lo fece per assicurarsi che la sede fosse collocata all’interno degli Stati Uniti.
Il CFR era ed è sostenuto dalle più ricche tra le fondazioni mondiali e privati facoltosi.
Organizzato come un altissimo ufficio-studi, semi-segreto, e pagato dal contribuente americano in quanto Fondazione Culturale, il CFR studia strategie «globali» che invariabilmente la Casa Bianca, poi, adotta come direttive di politica internazionali.
Le direttive, studiate dal CFR in riunioni riservatissime, vanno poi fatte digerire a più vaste platee di politici, imprese e decisori sparsi nel mondo. 
L’obiettivo era far assumere agli Usa una maggiore responsabilità e il ruolo di decision maker nei nuovi assetti mondiali post bellici. Cosa che, però, si realizzò solo dopo la seconda guerra mondiale con la liquidazione di Germania e Giappone. 
Anche se con molte somiglianze con il Bilderberg il Council on Foreign Relations se ne distingueva per l’essere, almeno inizialmente, ristretto ai soli cittadini statunitensi e perché non rifletteva ancora il ruolo guida che gli Usa avrebbero assunto. 
Tuttavia, il CFR svolse un ruolo attivo di consulente del governo Usa durante la guerra, confermando la tesi di Wright Mills sulla formazione dell’élite del potere nel corso del conflitto e, secondo alcuni, influenzò direttamente le politiche di ricostruzione post-belliche, tra le quali la formazione delle istituzioni previste negli Accordi di Bretton Woods (Banca mondiale, Fmi).
Il periodo immediatamente successivo alla seconda guerra mondiale presenta, rispetto al primo dopoguerra, uno scenario internazionale mutato e contrassegnato da due fenomeni. Il primo è la ricostruzione di un mercato mondiale capitalistico sotto l’egemonia Usa, e basato sulla ricostruzione, sul modello statunitense, delle economie giapponese e soprattutto europea occidentale. Il secondo è la sfida rappresentata dal rafforzamento dell’Urss e dei partiti socialisti e comunisti non solo nel Terzo mondo ma anche in molti Paesi avanzati. Ciò evidentemente poneva questioni importanti di mantenimento della stabilità politica ed economica.


Finanziatori del CFR e l'appartenenza al club di Bill Clinton

Ecco una parte della lista dei finanziatori:
American Express, American Security Bank, Archer Daniel Midland Foundation, Cargill Inc., Chase Manhattan Bank, Coca Cola C., Coopers & Librand, Elf Aquitane, Exxon Corp., Finmeccanica S.p.a., General Electric Foundation, General Motors Corp., Hill & Knowlton, ITT Corp., Johnson & Johnson, Levi Strauss Fdt., Manufacturers Honover Trust, McKinsey, Mobil, PepsiCo, RJR Nabisco, Salomon Inc., Shearson Lehman Brothers, Smithkline Beecham Corp., Volvo Usa, Young & Rubicam.
Quasi nessuno sa che, fra i componenti del CFR compaiono nomi quali quello dell’ex Presidente del Consiglio Romano Prodi, di Angela Merkel, di Tony Blair, di Carl Gustav XVI Re di Svezia
di Bill Clinton e Margareth Tatcher. Anche Mario Draghi, Berlusconi, Bush, Corrado Passera, Gianni Riotta, Giulio Tremonti, Marco Tronchetti Provera, compaiono nella lista dei membri.
Del CFR faceva parte anche il Presidente degli Stati Uniti Clinton. Infatti, già molto tempo prima del catastrofico attentato al palazzo federale Alfred P. Murrah di Oklaoma City, il 19 Aprile 1995, e la successiva frenesia intorno ai gruppi della ‘milizia’, una cosa era chiara. 
Il Presidente Bill Clinton e molti dei suoi colleghi, insieme ad alcune delle personalità più in vista dell’ambiente dei media a livello mondiale, avevano una cosa in comune: l’appartenenza al Consiglio per le Relazioni con l’Estero, Council on Foreign Relations (CFR). Clinton venne aggregato come membro del CFR dal Segretario di Stato Warren Christopher, dal Generale Colin Powell, già Capo di Stato Maggiore del Pentagono, e dal finanziere David Rockefeller. 
Inoltre, alcune fra le più ricche e brillanti celebrità del mondo dei media costellano il firmamento del CFR.


Qualcosa in più sul CFR

Il fatto, forse, più sorprendente è che il CFR non sarebbe altro che l’emanazione più esterna di una società segreta che affonda le sue radici nell’Inghilterra vittoriana, e precisamente nell’ambiente oxoniano raccoltosi intorno a John Ruskin, affascinante personalità di critico estetico, riformatore sociale e profeta politico, percorsa da una vena di romantica follia, predicante... 
Informa, a tal riguardo, Maurizio Blondet che: "John Ruskin, alla fine dell’800, entusiasmava la gioventù aristocratica predicando la superiorità anche razziale della casta signorile britannica, a cui come ‘vero Israele’ era offerto il dominio del mondo: una missione morale, poiché il mondo andava incivilito estendendo ad esso, volente o nolente, i benefici del superiore umanesimo britannico".
A proposito del termine "vero Israele", Arnold Toynbee spiega: "Fra i protestanti di lingua inglese si trovano ancora alcuni fondamentalisti che si reputano "il popolo eletto" nel senso letterale del termine, quale viene usato dal Vecchio Testamento. Questo ‘Israele Britannico’ fa fiduciosamente risalire il suo ceppo fisico alle scomparse Dieci Tribù".
Vannoni, sulle origini del CFR, racconta: "Nel 1891 un gruppo di discepoli oxoniani...,tra i quali spicca l’energico uomo d’azione e di affari Cecil Rhodes, fondatore della Rodesia, avrebbero costituito una società segreta...di cui non si conosce il nome (nome che forse, per maggiore segretezza, si evitò addirittura di coniare). Alla fine della prima guerra mondiale, quando è ormai chiaro che gli Stati Uniti sono destinati ad assumere una importanza sempre più grande nel concerto mondiale, il gruppo americano della Round Table (una cerchia esterna alla società segreta, organizzata da lord Alfred Milner) offre la piattaforma per la creazione del Council on Foreign Relations, delineato nei colloqui anglo-americani di Parigi, che assume il compito di contrastare la tendenza isolazionistica dell’opinione pubblica e indirizzare la politica estera del governo statunitense nel senso voluto dalla società segreta, nel senso cioè di una affermazione planetaria della razza anglosassone". 
Il rimpasto politico del governo americano Clinton, come disse lo stesso Clinton, voleva essere un’indicazione sul nuovo ordine mondiale. Le scelte di Clinton, dunque, andarono tutte nella direzione di valorizzare il ruolo guida degli Stati Uniti nel mondo.

venerdì 21 marzo 2014

Il monopolio del mercato globale (II° parte): il club Bilderberg


La prima conferenza del club Bilderberg si tenne il 29 maggio 1954 presso l'hotel de Bilderberg a Oosterbeek, vicino Arnhem, in Paesi Bassi. L'iniziativa di tale prima conferenza fu presa da molte persone, incluso il politico polacco Józef Retinger, preoccupato dalla crescita dell'antiamericanismo nell'Europa occidentale e col fine di favorire la cooperazione tra Europa e Stati Uniti in campo politico ed economico, anche in ottica di difesa.
Per quella prima conferenza furono contattati il principe Bernhard van Lippe-Biesterfeld, il primo ministro belga Paul Van Zeeland e l'allora capo della Unilever, l'olandese Paul RijkensIl principe Bernhard van Lippe-Biesterfeld a sua volta coinvolse Walter Bedell Smith, capo della CIA. La lista degli ospiti fu redatta invitando due partecipanti per ogni nazione, uno per la parte liberale e l'altro per l'opposta parte conservatrice. Cinquanta delegati da undici paesi europei insieme a undici delegati statunitensi parteciparono a quella prima conferenza. 
Il successo di questo primo incontro spinse gli organizzatori a pianificare delle conferenze annuali. Fu istituita una commissione permanente con Retinger nel ruolo di segretario permanente. Alla morte di Retinger divenne segretario l'economista tedesco Ernst van der Beugel nel 1960 e in seguito la posizione fu rivestita da Joseph E. Johnson, William Bundy e altri. 
Molti partecipanti al gruppo Bilderberg sono capi di Stato, ministri del tesoro e altri politici dell'Unione Europea ma prevalentemente i membri sono esponenti di spicco dell'alta finanza europea e anglo-americana.


L'organizzazione del club

La conferenza è organizzata da una commissione permanente (Steering Committee) della quale fanno parte due membri di circa 18 nazioni differenti. Oltre al presidente della commissione è prevista la figura di segretario generale onorario. Non esiste la figura di membro del gruppo Bilderberg ma solo quella di membro della commissione permanente ("member of the Steering Cmmittee").
Compiti del presidente sono presiedere il direttivo, decidere con esso le tematiche da discutere e, come detto, selezionare i partecipanti alle conferenze annuali. Le spese del mantenimento del segretariato sono a carico del direttivo, mentre quelle dei meeting annuali sono a carico dei membri del direttivo del Paese ospitante.
I presidenti della Steering Committee sono stati: Bernhard van Lippe-Biesterfeld (1954–1975), Walter Scheel (1975–1977), Alec Douglas-Home (1977–1980), Eric Roll (1986–1989), Peter Carington, VI barone Carrington (1990–1998), Étienne Davignon (1998-2001), Henri de Castries (dal 2001).
La composizione dei partecipanti, che solitamente sono circa 120, è la seguente: sul piano della provenienza geografica per i due terzi vengono dall’Europa Occidentale ed il rimanente dagli Stati Uniti. Sul piano dei settori sociali, essi provengono per un terzo dalla politica e dalla istituzioni, e per due terzi dalla finanza, dall’industria e dalle comunicazioni. Ad ogni modo, i convenuti partecipano a livello personale e non ufficiale.
I Paesi cui appartengono sono 18 e sono collocati esclusivamente in Nord America (con l’esclusione del Messico) e in Europa Occidentale, con la sola eccezione della Turchia. Tali Paesi fanno quasi tutti parte, spesso sin dall’inizio, della Nato, tranne la Svizzera, la Finlandia, l’Austria, la Svezia e l’Irlanda. I membri del gruppo dirigente sono 35, di cui 33 dello Steering Committee, cui si aggiungono il presidente, il francese Henri de Castries, ed il membro anziano dell’Advisory Group, lo statunitense David Rockefeller. L’egemonia statunitense è chiara, come del resto lo è anche nella Nato, anche se il presidente è europeo. Numericamente prevalgono le personalità anglosassoni, in tutto 16 (45,7 per cento). In particolare gli statunitensi sono 11 (31,4 per cento), ai quali si aggiungono 3 britannici e 2 canadesi. Gli altri Paesi, con l’eccezione della Francia con 3 membri (che ha il presidente Jean Claude Trichet classificato come “internazionale”) e della Germania con 2, hanno tutti un solo membro nel direttivo. Molti Paesi sono sottorappresentati, a partire dalla Germania che pure è la seconda nazione presente nel comitato direttivo per economia e popolazione e dall’Italia, che ha un solo membro, Franco Bernabè, presidente di Telecom Italia, come la Norvegia, il Portogallo e la Grecia.


Gli incontri e le conferenze

Secondo il Bilderberg, ciò che rende unici gli incontri sono tre caratteristiche. L’ampia presenza di leading citizens, provenienti da vari settori della società, in incontri che hanno una durata di tre giorni e impegnano i convenuti in discussioni informali e off-the records su tematiche di importanza attuale, specialmente di politica estera ed economia internazionale. Il forte feeling tra i partecipanti, che permette di superare la varietà di orientamento e impostazione derivata dalla provenienza da nazioni diverse. La privacy degli incontri, che non ha altro scopo se non quello di permettere ai partecipanti di esprimersi apertamente e liberamente.
Il Bilderberg si presenta come «un forum internazionale, piccolo, informale e non ufficiale nel quale possono essere espressi punti di vista diversi e la reciproca comprensione sviluppata. L’unica attività del Bilderberg sono le conferenze. Durante gli incontri non vengono fatte votazioni, né prese risoluzioni, e neanche fatte dichiarazioni politiche». Dal 1954 si sono tenuti cinquantanove incontri, uno all’anno, i cui partecipanti e l’agenda vengono resi pubblici alla stampa, a differenza dei contenuti dei dibattiti. I partecipanti ai dibattiti variano ogni volta e vengono scelti dal presidente dopo consultazioni con lo Steering Committee sulla base delle loro conoscenze ed esperienze a riguardo delle tematiche che verranno affrontate. 


Gli obbiettivi del club

Gli obbiettivi del club Bilderberg sono i seguenti:
1. Distruggere l’identità nazionale ed il concetto di Stato-Nazione, cioè depauperare la sovranità di ogni singolo Stato (come sta accadendo sotto i nostri occhi in Europa, ad esempio), per creare un’unica “grande impresa”, un unico governo mondiale fondato sul denaro ed il mantenimento di uno status di “padrone-schiavi.”
2. Un controllo centralizzato della popolazione.
3. Una società a crescita zero.
4. Uno stato di disequilibrio perpetuo. 
5. Un controllo centralizzato dell’educazione: qui rientra non solo la rilettura della storia da parte dei diretti interessti ma anche la fondamentale funzione di lavatrice del cervello svolta dalla televisione, dai giornali e da tutti i mezzi di comunicazione principali (un mezzo di comunicazione principale è una tv, un giornale, una radio a grande diffusione. Questa diffusione è ottenuta solo dai mezzi di comunicazione i cui direttori/presidenti decidono di non pubblicare notizie scomode ai potenti. Internet è, attualmente, un’eccezione, comunque è controllato anch’esso… qualcosa ce lo lasciano scrivere per darci una sorta di valvola di sfogo).
6. Un controllo centralizzato di tutte le politiche nazionali ed internazionali.
7. La concessione di un maggior potere alle Nazioni Unite.
8. Un blocco commerciale occidentale.
9. L’espansione della NATO e la creazione di un unico esercito in modo tale che la catena di comando risponda solo ad una cerchia ristrettissima di persone.
10.Un sistema giuridico unico.
11.Uno stato di benessere socialista. 

venerdì 7 marzo 2014

Il monopolio del mercato globale (I° parte): il petrolio (Big Oil) e i Quattro Cavalieri

Nel 1975 lo scrittore britannico Anthony Sampson scrisse ‘Le sette sorelle’, conferendo un nome collettivo a un cartello petrolifero oscuro che per tutta la sua storia ha cercato di eliminare i concorrenti e di avere il controllo delle risorse petrolifere mondiali. 
Il nome “Sette Sorelle” di Sampson fu dato dal petroliere indipendente italiano Enrico Mattei
Mattei nel 1960 iniziò a negoziare con l’Algeria, la Libia e altri Stati nazionalisti dell’OPEC che volevano vendere il loro petrolio internazionalmente senza avere a che fare con le Sette Sorelle. L’Algeria ha una lunga storia di sfide a Big Oil, una volta governata dal Presidente Huari Bumedienne, uno dei più grandi leader socialisti arabi di tutti i tempi, presentò idee originali per un mondo più giusto, per un “nuovo ordine economico internazionale”, nei suoi accesi discorsi alle Nazioni Unite, dove incoraggiava i cartelli di produttori a seguire il modello dell’OPEC per emancipare il Terzo Mondo. Nel 1962 Mattei morì in un misterioso incidente aereo. L’ex agente dell’intelligence francese Thyraud de Vosjoli dice che l’intelligence francese ne era coinvolta. William McHale del Time, che seguiva il tentativo di Mattei di spezzare il cartello di Big Oil, morì anche lui in circostanze strane. Una marea di fusioni a cavallo del millennio trasformò le Sette Sorelle di Sampson, Royal Dutch/Shell, British Petroleum, Exxon, Mobil, Chevron, Texaco e Gulf, in un cartello strettamente controllato che nel mio libro ‘Big Oil e i suoi banchieri’, definisco i Quattro Cavalieri: Exxon Mobil, Chevron TexacoBP Amoco e Royal Dutch/Shell.


Dagli arbori ai Quattro Cavalieri

  

Alla fine del 1800 John D. Rockefeller era diventato popolarmente noto come “il Mercante dell’illuminazione” quando il petrolio alimentava le lampade di ogni famiglia statunitense. 
Rockefeller capì che era la raffinazione del petrolio in vari prodotti finiti, e non la produzione di greggio, ad essere effettivamente la chiave per il controllo dell’industria. 
Nel 1895 la sua società Standard Oil deteneva il 95% di tutte le raffinerie negli Stati Uniti, mentre espandeva le operazioni oltremare. Riassumendo il suo atteggiamento verso il suo nuovo monopolio petrolifero, Rockefeller una volta dichiarò, “é arrivata l’era della combinazione per rimanere. L’individualismo non tornerà“. La Standard Oil Trust di Rockefeller cominciò ad illuminare il Nuovo Mondo con il finanziamento delle famiglie dei banchieri Kuhn Loeb e Rothschild. 
Nel 1872 il barone Julius du Reuter ebbe in concessione per 50 anni l’Iran. Nel 1914 il governo inglese prese il controllo della compagnia anglo-persiana ribattezzandola Anglo-Iranian, poi British Petroleum, BP. La casa inglese dei Windsor controlla una grande quota della BP Amoco, mentre la monarchia del Kuwait ne possiede il 9,5%. 
Nel 1906 il governo statunitense ordinò lo scioglimento della Standard Oil Trust di Rockefeller, con l’accusa che la Standard aveva violato il nuovo Sherman Anti-Trust Act. Il 15 maggio 1911, la Corte Suprema degli Stati Uniti dichiarò, “Sette uomini e una macchina aziendale hanno cospirato contro i loro concittadini. Per la sicurezza della Repubblica oggi decretiamo che questa pericolosa cospirazione deve finire entro il 15 novembre“. Ma la frattura della Standard Oil lungo i confini degli Stati, servì solo ad aumentare la ricchezza della famiglia Rockefeller, che mantenne il 25% in ogni nuova azienda. Presto le nuove compagnie iniziarono a reintegrarsi. 
La nuova Standard Oil of New York si fuse con la Vacuum Oil per formare Socony-Vacuum, che divenne Mobil nel 1966. La Standard Oil of Indiana si unì con Standard Oil of Nebraska e Standard Oil of Kansas, e nel 1985 divenne Amoco. Nel 1972 la Standard Oil of New Jersey divenne Exxon
Nel 1984 la Standard Oil of California si unì alla Standard Oil Kentucky per diventare Chevron
La Standard Oil of Ohio (Sohio) mantenne il marchio standard fino a quando fu acquistata da BP, che aveva acquisito anche il piccolo trust Atlantic Richfield (ARCO). Così i Rockefeller arrivarono a possedere un grande pezzo di BP.


Mentre i Rockefeller lavoravano nella parte statunitense della matrice energetica, i Rothschild consolidarono il loro controllo sulle risorse petrolifere del vecchio mondo. 
Nel 1892 la Shell Oil, sotto la direzione di Marcus Samuel, iniziò il traffico della SouthSeacrude attraverso il nuovo canale di Suez, per rifornire le fabbriche d’Europa. La Shell prese il nome dall’abbondanza di conchiglie sulle coste dell’arcipelago controllato dagli olandesi qual’era l’Indonesia. La famiglia Samuel controllava la più grande banca d’affari di Londra, la Hill Samuel, insieme con la casa commerciale di Samuel Montagu. 
Nel 1903 la Nobel svedese e la Far East Trading della Rothschild francese, finanziati da re Guglielmo III, combinandosi con la Shell Oil di Samuel e Oppenheimer formarono l’Asiatic Petroleum Company. Nel 1927, la Royal Dutch Petroleum scoprì il petrolio a Seria, al largo delle coste del Brunei, il cui sultano sarebbe diventato l’uomo più ricco del mondo grazie alla sua fedeltà alla Royal Dutch. I monarchi olandesi e inglesi che controllavano la Royal Dutch fusero la loro compagnia con la Shell Oil di Oppenheimer e Samuel, la Nobel e la Far East Trading di Rothschild, costituendo la Royal Dutch/Shell. La regina Beatrice della casa olandese degli Orange e Lord Victor Rothschild ne furono i due maggiori azionisti.

Nel 1920 Exxon, BP e Royal Dutch/Shell dominavano il business del petrolio mondiale in forte espansione, che assieme alle famiglie Rockefeller, Rothschild, Samuel, Nobel e Oppenheimer, e i reali inglesi e olandesi, possedevano la maggior parte delle loro azioni. Due altri figli di Rockefeller, Mobil e Chevron, non erano molto lontani dai Big Tre. La famiglia Murchison del Texas, frequentata dai Rockefeller, controllava la Texaco, mentre la famiglia Mellon, con i suoi legami con il patrimonio dei Rockefeller, controllava la Settima Sorella Gulf Oil. 


La creazione e il consolidamento del mercato chiuso del petrolio (Big Oil)

Il primo tentativo noto dalle Sette Sorelle di soffocare la concorrenza si ebbe nel 1928, quando Sir John Cadman della British Petroleum, Sir Henry Deterding della Royal Dutch/Shell, Walter Teagle della Exxon e William Mellon della Gulf si riunirono nel castello dei Cadman presso Achnacarry, in Scozia. Qui fu raggiunto un accordo che avrebbe diviso le riserve mondiali e i mercati del petrolio. L’accordo di Achnacarry divenne noto agli addetti del settore come L’Accordo, per il fatto che suo scopo era mantenere lo status quo con cui le Sette Sorelle controllavano il petrolio mondiale attraverso accordi sulle quote di mercato, la condivisione degli impianti di raffinazione e stoccaggio, e accordi per limitare la produzione per mantenere alti i prezzi. 
Big Oil firmò altri tre accordi nei successivi sei anni. Il protocollo d’intesa per i mercati europei del 1930 fu seguito nel 1932 dall’accordo per la distribuzione e nel 1934 dalla bozza di protocollo sui principi.
Tra il 1931 e il 1933 i Quattro Cavalieri ridussero spietatamente il prezzo del Foreast Texas crude da 0,98 a 0,10 dollari il barile. Molti produttori indipendenti del Texas furono espulsi dal mercato. Coloro che rimasero furono costretti ad accettare rigide quote di produzione sotto la minaccia di essere rovinati dalle major; quote che ancora oggi esistono. Sono questi contingenti, non “gli ambientalisti” (come sostiene la destra reazionaria) che mantengono gli Stati Uniti dipendenti dal petrolio del Golfo Persico, dove Big Oil domina il gioco. Occupando l’industria petrolifera internazionale, cosa che richiede miliardi di capitale, i 
Quattro Cavalieri continuano a tenere a bada gli sfidanti indipendenti alla loro egemonia. Hanno anche espulso migliaia di lavoratori del petrolio degli Stati Uniti dal mercato in Texas e Louisiana. 
John D. Rockefeller stesso non controllava le riserve di greggio. Invece investì molto nella raffinazione e ruppe gli accordi con le ferrovie controllate da Morgan per tagliare le spese di spedizione. I produttori indipendenti del Texas dovettero pagare molto di più per inviare il loro petrolio. Non possedevano né la conoscenza esoterica della raffinazione del greggio, né i capitali per costruire costose raffinerie. Tutto il loro denaro era legato agli impianti di perforazione, che non erano nemmeno convenienti. Oggi la fortuna della famiglia Rockefeller è ancora più pesantemente investita nelle attività petrolifere a valle, come materie plastiche e petrolchimiche, nonché nelle industrie che dipendono dal petrolio come quella bancaria, aerospaziale e automobilistica. Negli anni ’80 il presidente della Chase Manhattan David Rockefeller investì 35 miliardi dollari a Singapore, che da allora è diventato un importante centro di raffinazione e di stoccaggio. La più grande singola raffineria della Royal Dutch/Shell si trova a Pulau Bukom, Singapore. 
Nel 1991, mentre le tigri asiatiche cominciarono a ruggire, la Exxon Mobil introdusse la benzina senza piombo in Thailandia, Malesia, Hong Kong e Singapore, costruendo la sua gigantesca raffineria di Jurong a Singapore.
I Quattro Cavalieri seguirono i soldi a valle. Sono i più grandi raffinatori e venditori di greggio al mondo in tutte le varie forme di prodotto finale. 
Royal Dutch/Shell è leader nel marketing e nella raffinazione del greggio, ed attualmente produce uno di ogni dieci barili di prodotto raffinato, in tutto il mondo. La sua linea di fondo ne ha beneficiato ampiamente da questa mossa a valle, e l’azienda ha mostrando profitti record dal 1988 e per molti anni di seguito. Il settanta per cento dei profitti della Shell proviene da prodotti petrolchimici. La Shell possiede anche il più grande complesso di raffinazione del mondo nell’isola di Aruba, delle Antille olandesi, al largo della coste venezuelane. Nel 1991, la Shell aveva venduto una raffineria obsoleta sulla vicina isola di Curaçao mentre aggiornava le sue strutture di Aruba. Il completamento di questo enorme complesso fece divenire il greggio venezuelano molto più importante nella fornitura mondiale di petrolio. Anche il greggio di Paesi africani come Nigeria e Angola viene raffinato presso l’impianto Shell di Aruba, che si trova accanto alla massiccia raffineria Exxon Mobil chiamata Lago, dal lago di Maracaibo in Venezuela, dove si produce la maggior parte del greggio venezuelano. 
Royal Dutch/Shell attualmente si concentra sullo sviluppo dei mercati del gas, investendo pesantemente negli impianti per la distillazione media di sintesi (MDS) che convertono il gas naturale liquefatto in potenti prodotti liquidi. Nel 1996 aveva costruito impianti MDS in Malesia, Nigeria e Norvegia. Nel 1993 la Shell si unì a Mitsubishi e Exxon Mobil in un progetto da 3 miliardi di dollari sul gas in Venezuela ed avviò l’espansione da 1,1 miliardi dollari del petrolchimico in Brasile. Lo stesso anno la BP Amoco scoprì enormi giacimenti petroliferi nella vicina Colombia.
Nel 1969 l’Exxon possedeva 67 raffinerie di petrolio in 37 Paesi. Oltre il 60% dei profitti del 1991 dell’Exxon proveniva dalle operazioni a valle. Nel primo trimestre di quell’anno, Exxon ottenne 2,4 miliardi dollari di profitto, il più alto profitto trimestrale da quando Rockefeller fondò la Standard Oil of New Jersey nel 1882. Non è un caso che la guerra del Golfo fu voluta in quel periodo, con l’Exxon che rispondeva alla maggior parte della domanda generata dai militari degli Stati Uniti e dei loro alleati. Nei primi anni ’90 Exxon acquistò la divisione materie plastiche di Allied Signal ed  entrò in joint venture con Dow e Monsanto nel campo dell’elastomero termoplastico. Secondo i 10mila documenti dell’Exxon Mobil archiviati presso la SEC, l’azienda ottenne 17 miliardi di dollari nel 2000. Nel 2003-2006, durante l’occupazione americana dell’Iraq, l’azienda superò regolarmente il proprio record di più alto profitto trimestrale di una qualsiasi società nella storia degli Stati Uniti.
Recentemente i Quattro Cavalieri sono risaliti a monte, diventando i primi quattro rivenditori di gas negli Stati Uniti. Possiedono tutti i più importanti gasdotti del mondo e la stragrande maggioranza delle petroliere. Royal Dutch/Shell ha 114 navi nella sua flotta. Recentemente la società ha aggiunto sette gigantesche navi-cisterna per il gas naturale liquefatto. Shell ha 133.000 dipendenti nel mondo e nel 1991 vantava un patrimonio di 105 miliardi dollari. La piattaforma petrolifera della Shell, la Bullwinkle nel Golfo del Messico, è il più alto edificio del mondo. Exxon Mobil è all’avanguardia nella produzione di oli lubrificanti di base e i suoi scienziati hanno inventato la gomma butilica. È presente in 200 Paesi ed è l’unica azienda che opera nel difficile Mare di Beaufort, dove ha costruito 19 isole d’acciaio per perforarlo. 
Exxon possiede la maggior parte della terra di Yemen (5,6 milioni di acri) Oman e Ciad. Nel 1991 i suoi beni valevano 87 miliardi dollari. 


Le fusioni

La prima ondata di fusioni dell’industria petrolifera iniziò nei primi anni ’60. Otto delle prime venticinque compagnie petrolifere negli anno ’60 si fusero negli anni ’70. 
Exxon acquistò Monterey Oil e Honolulu Oil. Chevron la Standard Oil of Kentucky. Atlantic Oil si fuse con Richfield Refining per formare ARCO, che poi inghiottì la Sinclair. Marathon Oil comprò Plymouth Refining. 
Un’altra ondata di fusioni seguì negli anni ’80. Chevron acquistò Gulf nel 1984. Texaco acquistò Getty Oil. Mobil comprò Superior Oil. BP prese Britoil e Sohio (Standard Oil of Ohio). 
ARCO comprò City Service. US Steel acquistò Marathon Oil. 
La scoperta del petrolio del Mare del Nord, nel 1984, consolidò la posizione di Big Oil, specialmente di Royal Dutch/Shell ed Exxon, la cui joint venture Shell Expro piazzò le prime concessioni. 
Nel 1985 Shell acquistò gli interessi colombiani di Occidental Petroleum. Nel 1988 rilevò le attività della Tenneco in quel Paese. 
Il 1990 ha visto Amoco (Standard Oil of IN) salire suoi vagoni della BP per formare BP Amoco. 
Nel 1999 BP Amoco acquistò ARCO, consegnando alla società il 72% della proprietà dell’Alaskan Pipeline. Exxon acquistò Texaco Canada e la Compania General de Lubricantes del Messico nel 1991. Conoco fu acquistata da DuPont. 
Nel marzo 1997, Texaco e RD/Shell fusero le loro operazioni di raffinazione negli Stati Uniti. 
L’ondata finale e più drammatica del consolidamento vide la fusione di Exxon con Mobil nel novembre 1999. Nello stesso anno Chevron acquistò la Rutherford-Moran Oil della Thailandia e la Petrolera Argentina San Jorge. Nel luglio 2000 Chevron fuse il proprio business petrolchimico con quello della Phillips per formare la Chevron Phillips Chemical Company. Nello stesso anno Chevron si legò alla Texaco. 
Il 30 agosto 2002, la fusione di Conoco con Phillips Petroleum fu approvata creando Conoco Phillips che nel 2005 ha acquistato il gigante del carbone Burlington Resources. 
Nel 2002 Royal Dutch/Shell acquistò la precedente fusione Pennzoil/Quaker State così come la più grande compagnia petrolifera indipendente restante della Gran Bretagna, l’Enterprise Oil. 
Nel 2005 Chevron Texaco acquistò Unocal. 
E i quattro cavalieri cavalcarono in avanti.


I legami con le banche

I Quattro Cavalieri hanno diretti legami con le mega-banche internazionali. 
Exxon Mobil condivide consiglieri con JP Morgan Chase, Citigroup, Deutsche Bank, Royal Bank of Canada e Prudential. Chevron Texaco ha legami con Bank of America e JP Morgan Chase. 
BP Amoco condivide direttori con JP Morgan Chase. RD/Shell ha legami con Citigroup, JP Morgan Chase, NM Rothschild & Sons e la Banca d’Inghilterra. L’ex-presidente di Citibank Walter Shipley si sedeva nel CdA della Exxon Mobil, come Wayne Calloway di Citigroup e Allen Murray di JP Morgan Chase. Willard Butcher di Chase sedeva nel consiglio di Chevron Texaco. L’ex presidente della Fed Alan Greenspan proviene dal Morgan Guaranty Trust e fece parte del consiglio di Mobil. Il direttore di BP Amoco Lewis Preston è diventato presidente della Banca Mondiale. Altri dirigenti di BP Amoco furono Sir Eric Drake, il secondo uomo del più grande operatore portuale del mondo P&O Nedlloyd e direttore di Hudson Bay Company e Kleinwort Benson. 
William Johnston Keswick, la cui famiglia controlla la centrale elettrica di Hong Kong Jardine Matheson, e sedeva anche nel consiglio di BP Amoco. Il figlio di Keswick è un dirigente di HSBC. Il collegamento con Hong Kong è ancora più forte presso la Royal Dutch/Shell. 
Lord Armstrong di Ilminster sedeva nei consigli di Royal Dutch/Shell, NM Rothschild & Sons, Rio Tinto e Inchcape. Il proprietario di Cathay Pacific Airlines ed insider di HSBC, Sir John Swire, fu un direttore di Shell, così come Sir Peter Orr, che assieme ad Armstrong era nel CdA di Inchcape. Il direttore della Shell Sir Peter Baxendell era assieme ad Armstrong nel consiglio di Rio Tinto, mentre Sir Robert Clark della Shell fa parte del consiglio della Banca d’Inghilterra.
In conseguenza della mania della deregolamentazione, le società statunitensi non devono più 
riferire dei loro maggiori azionisti alla SEC. 
Secondo i 10mila documenti depositati alla SEC dai Quattro Cavalieri, la combinazione bancaria Rothschild, Rockefeller e Warburg ancora controlla Big Oil. I Rockefeller esercitano il controllo attraverso le mega-banche di New York e il Trust Bancario, che nel 1999 fu acquistato dalla Deutsche Bank controllata da Warburg, nel tentativo di diventare la più grande banca del mondo. Nel 1993 Trust Bancario fu il primo azionista di Exxon. Chemical Bank il quarto e JP Morgan il quinto. Entrambi oggi fanno parte di JP Morgan Chase. Trust Bancario fu anche leader azionista della Mobil. 
La BP aveva Morgan Guaranty come suo più grande proprietario, nel 1993, mentre Amoco aveva Trust Bancario come suo secondo azionista. Chevron aveva Trust Bancario come quinto azionista, mentre Texaco aveva la JP Morgan come suo quarto proprietario e Trust Bancario come nono. 
Così Deutsche Bank e JP Morgan Chase, le banche dei Warburg e Rockefeller, aumentarono le azioni di Exxon Mobil, BP Amoco e Chevron Texaco. La Bank of America e la Wells Fargo dei Rothschild esercitano il controllo su Big Oil della costa occidentale, mentre la Mellon Bank 
rimane un grande operatore. Wells Fargo e Mellon Bank erano tra i primi 10 azionisti di Exxon Mobil, Chevron Texaco e BP Amoco nel 1993. 
Informazioni su Royal Dutch/Shell sono ancora più difficili da ottenere, in quanto è registrata nel Regno Unito e in Olanda, e non è tenuta a redigere le relazioni per la SEC. Per il 60% è di proprietà della Royal Dutch Petroleum dell’Olanda e per il 40% della Shell Trading & Transport del Regno Unito. La società ha solo 14.000 azionisti e pochi dirigenti. Secondo i ricercatori, la Royal Dutch/Shell è ancora controllata dalle famiglie Rothschild, Oppenheimer, Nobel e Samuel insieme ai Windsor e alla Casa olandese degli Orange. La regina Beatrice della casa olandese degli Orange e Lord Victor Rothschild sono i due maggiori azionisti. La madre della regina Beatrice, Giuliana, era una volta la donna più ricca del mondo e madrina dei movimenti occulti di destra. Il Principe Bernhard, che  sposò Giuliana nel 1937, fu membro del Movimento Giovanile di Hitler, delle SS naziste e un dipendente del gruppo nazista IG Farben. 
Si sedette nei CdA di oltre 300 aziende europee e ha fondato i Bilderberg.

Quando sei derubato, è sempre una buona idea saper identificarne il colpevole. Ora, se solo potessimo portarli ai poliziotti…




Dean Henderson è l’autore di “Big Oil & Their Bankers in the Persian Gulf: Four Horsemen”, “Eight Families & Their Global Intelligence”, “Narcotics & Terror Network and The Grateful Unrich: Revolution in 50 Countries”.

lunedì 3 marzo 2014

Calotta polare e innalzamento dei livelli del mare: attenzione.


Il livello globale del mare sta crescendo ad un tasso di poco più di 3 millimetri all’annoa causa sia dello scioglimento dei ghiacci che dell’espansione dell’acqua marina provocata dal global warming. Ma i ricercatori hanno anche scoperto che i futuri aumenti di perdita di massa della calotta della Groenlandia e dell’Ice Sheet dell’Antartide occidentale rischiano di aumentare in modo significativo il tasso globale di innalzamento del livello del mare, mentre i cambiamenti della calotta della Groenlandia daranno un contributo sempre più dominante.

Una ricerca sui ghiacciai montani di tutto il mondo, pubblicato su Science e che esclude proprio le calotte e le banchise di Groenlandia ed Antartide, si basa sulle osservazioni da due satelliti della Nasa ed ha contribuito a risolvere le differenze nelle stime su quanto i ghiacciai stiano scomparendo velocemente e contribuiscano all’innalzamento del livello del mare. Il nuovo studio, che ha coinvolto 16 ricercatori di 10 Paesi, ha trovato che i ghiacciai montani, depositari dell’1% di tutto il ghiaccio terra, durante il periodo di studio, dal 2003 al 2009, hanno perso una media di 259 miliardi di tonnellate di massa all’anno, facendo così salire il livello degli oceani di 0,7 mm all’anno. Secondo la Nasa «Questo è pari a circa il 30% dell’aumento globale totale osservato del livello del mare durante lo stesso periodo e corrisponde al contributo combinato al livello del mare a partire dagli ice sheets della Groenlandia e dell’Antartide».
Secondo la ricerca tutte le regioni glaciali tra il 2033 e il 2009 hanno subito perdite di massa, ma i cali più grandi dei ghiacciai si sono avuti nel Canada Artico, in Alaska, lungo la costa della Groenlandia, nelle Ande meridionali e nell’Himalaya. Invece i ghiacciai periferici dell’Antartide, piccoli corpi glaciali non collegati alla calotta di ghiaccio principale, hanno contribuito poco all’aumento del livello del mare.

Lo studio si basa su un’altra ricerca del 2012 che utilizzava solo i dati di Grace e che aveva trovato che il calo dei ghiacciai era inferiore alle stime ricavate dalle misurazioni terrestri. 
Le stime attuali prevedono che tutti i ghiacciai montani del mondo contengano abbastanza acqua da poter far aumentare il livello del mare di ben 60 centimetri. Per fare un confronto, l’intera calotta glaciale della Groenlandia, ha il potenziale per contribuire a  far aumentare il livello del mare di ben 6 metri e la calotta antartica addirittura di circa 60 metri.

Tad Pfeffer, un glaciologo dell’università del Colorado Boulder, chiosa: «Dato che la massa globale di ghiaccio dei ghiacciai è relativamente piccola in confronto alle enormi distese di ghiaccio che coprono la Groenlandia e l’Antartide, le persone tendono a non preoccuparsi. 
Ma è come un piccolo secchio con un buco enorme sul fondo: non può rimanere acqua per molto tempo, appena un secolo o due, ma finché c’è ghiaccio in quei ghiacciai, è un importante contributo all’innalzamento del livello del mare».

Documenti trapelati e visionati dalla Associated Press hanno rivelato le profonde preoccupazioni tra i politici per l’assenza di riscaldamento globale nel corso degli ultimi anni. La Germania [NATO] ha chiesto che i riferimenti al rallentamento della fase di riscaldamento siano cancellati, sostenendo che un arco di tempo di soli 10 o 15 anni è ‘ingannevole’ e ci si dovrebbe concentrare su decenni o secoli.
L’Ungheria [NATO] è preoccupata che la relazione del Gruppo intergovernativo di esperti delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico potrebbe fornire munizioni per i negazionisti del cambiamento climatico di origine antropica.
Il Belgio [NATO] contesta l’uso del 1998 come anno di partenza per le statistiche, dato che è stato eccezionalmente caldo e suggerisce di utilizzare 1999 o il 2000, per ottenere una curva più rivolta verso l’alto.
La delegazione degli Stati Uniti [NATO] ha sollecitato gli autori del rapporto a dar conto della mancanza di riscaldamento utilizzando l’ipotesi principale, quella secondo cui il riscaldamento è in calo perché più calore viene assorbito dagli oceani, che si sono riscaldati.