domenica 21 gennaio 2018

I Ròm: un grande popolo senza Stato, per scelta



I rom sono un gruppo etnico della popolazione di lingua romàní. Spesso sono volgarmente chiamati zingari o gitani.
L'etnia è originaria dell'India del nord.
La caratteristica comune di tutte le comunità che si attribuiscono la denominazione rom è che parlano dialetti variamente intercomprensibili, costituenti appunto la lingua romaní, che sembra derivare dal sanscrito e dalle attuali lingue dell'India del nord ovest.

I rom propriamente detti vivono principalmente in Europa, distribuiti tra Balcani, Europa centrale e in Europa orientale.
Si trovani rami anche in altri continenti, Americhe soprattutto.
Nei Balcani e in Romania si trovano il 90% dei Rom europei. Qui sono sedentari, vivono in case comuni, sanno fare i mestieri più diversi, coltivano la terra. In Romania sono 1 milione 800 mila e sono rinomati come maestri dei metalli.
Lungo la storia che li accompagna fino ad oggi si è protratta nel tempo la diffidenza nata al loro primo apparire nel Medioevo europeo: il nomadismo come maledizione di Dio; la pratica di mestieri quali forgiatori di metalli, considerati nella superstizione popolare riconducibili alla magia; le arti divinatorie identificabili come aspetto stregonesco.


La lingua romani

La lingua romaní o romanes (in romaní: "rromani ćhib") è una lingua indoeuropea parlata,  oggigiorno, soltanto da una parte dei popoli romanì 
(rom e sinti). I parlanti romaní, in Europa, sono circa 4,6 milioni, il 60-70% dei quali in Europa orientale e nei Balcani.
Il romaní è l'unica lingua indoaria parlata, quasi esclusivamente, in Europa, fin dai tempi del Medioevo. È una lingua che la maggior parte dei 
linguisti ritiene discenda dalle lingue vernacolari dell'India settentrionale, i pracriti in contrasto con la lingua letteraria colta dei religiosi, 
il sanscrito, e che si sarebbe sviluppata indipendentemente proprio per la struttura sociale in caste che già caratterizzava l'India antica.
Studi di linguistica e di filologia hanno individuato moltissimi termini della lingua romanì che derivano dal persiano, dal curdo, dall'armeno, 
dal greco, che testimonierebbero del tragitto percorso dalle popolazioni rom, dal subcontinente indiano fino in Europa, in un periodo storico compreso tra 
l'VIII ed il XII secolo d.C.


La struttura sociale e la famiglia

Le dinamiche intra-gruppo che fanno da sfondo agli aspetti sociali e organizzativi del "gruppo" rimangono sono la consapevolezza di appartenere all'etnia rom, il desiderio di essere indipendenti e dissociati dai Gadže (Gagé), l'adattabilità e la sopravvivenza alle condizioni che minacciano la propria identità etnica. 
La struttura sociale del gruppo, in generale, è definita dalla "coscienza collettiva" determinata dai confini che vengono posti nei confronti dei Gadže (Gagé), così come nei confronti degli altri gruppi Rom e Sinti.

La famiglia (padre, madre, figli) è la struttura base della comunità rom. Oltre essa si pone la famiglia estesa, che comprende i parenti con i quali vengono sovente mantenuti i rapporti di convivenza nello stesso gruppo, comunanza di interessi e di affari. Oltre alla famiglia estesa, presso i rom esiste la kumpánia, cioè l'insieme di più famiglie non necessariamente unite fra loro da legami di parentela, ma tutte appartenenti allo stesso gruppo e allo stesso sottogruppo o a sottogruppi affini.
Aspetto caratteristico delle loro famiglie, e particolarmente delle comunità rimaste girovaghe, è la sopravvivenza di usanze matriarcali che in tempi antichissimi erano diffuse in Eurasia, ma che poi, gradualmente, sono scomparse ovunque, tranne che presso i popoli di cultura etnologica (i cosiddetti "primitivi").
L'uomo, in quelle comunità, deve aggregarsi alla banda o famiglia della sposa; sia i figli che il patrimonio familiare appartengono alla donna. I capi sono tali per elezione; e, tra essi, un ruolo di grande ascendente ed autorità all'interno del gruppo spetta alla donna più vecchia della stirpe, chiamata "madre zingara".


Rom, sinonimo di pacifismo e musica

Senza mai praticare guerre o azioni violente, i Rom hanno superato le prove peggiori, la diffidenza e l'ostilità degli Stati e dei singoli. 
La loro naturale predisposizione per la musica e per la danza sono un inno gioioso alla vita, il più bel monumento a un coraggio che non si arrende.