martedì 30 settembre 2014

Il Mahatma Gandhi, la non violenza, l'autodeterminazione dei popoli e a resistenza passiva


Mohandas Karamchard Gandhi, detto il Mahatma (soprannome datogli dal poeta indiano R.Tagore che in sanscrito significa “Grande Anima”), è il fondatore della nonviolenza e il padre dell’indipendenza indiana.


Biografia

Nasce a Portbandar in India il 2 ottobre 1869.
Dopo aver studiato nelle università di Ahmrdabad e Londra ed essersi laureato in giurisprudenza, esercita brevemente l’avvocatura a Bombay.
Nel 1893 si reca in Sud Africa con l’incarico di consulente legale per una ditta indiana e vi rimane per 21 anni. Qui si scontra con una realtà terribile, in cui migliaia di immigrati indiani sono vittime della segregazione razziale. L’indignazione per le discriminazioni razziali subite dai suoi connazionali (e da lui stesso) da parte delle autorità britanniche, lo spingono alla lotta politica. Il Mahatma si batte per il riconoscimento dei diritti dei suoi compatrioti e dal 1906 lancia, a livello di massa, il suo metodo di lotta basato sulla resistenza nonviolenta- “satyagraha”: una forma di non-collaborazione radicale con il governo britannico, concepita come mezzo di pressione di massa. Gandhi giunge all’uguaglianza sociale e politica tramite le ribellioni pacifiche e le marce. Alla fine, infatti, il governo sudafricano attua importanti riforme a favore dei lavoratori indiani (eliminazione di parte delle vecchie leggi discriminatorie, riconoscimento ai nuovi immigrati della parità dei diritti e validità dei matrimoni religiosi).
Nel 1915 Gandhi torna in India, dove circolano già da tempo fermenti di ribellione contro l’arroganza del dominio britannico (in particolare per la nuova legislazione agraria, che prevedeva il sequestro delle terre ai contadini in caso di scarso o mancato raccolto, e per la crisi dell’artigianato). 
Egli diventa il leader del Partito del Congresso, partito che si batte per la liberazione dal colonialismo britannico.
- 1919: prima grande campagna satyagraha di disobbedienza civile, che prevede il boicottaggio delle merci inglesi e il non-pagamento delle imposte. Il Mahatma subisce un processo ed è arrestato.
- 1921: seconda grande campagna satyagraha di disobbedienza civile per rivendicare il diritto all’indipendenza. Incarcerato, rilasciato, Gandhi partecipa alla Conferenza di Londra sul problema indiano, chiedendo l’indipendenza del suo paese.
- 1930: terza campagna di resistenza. La marcia del sale: disobbedienza contro la tassa sul sale (la più iniqua perché colpiva soprattutto le classi povere). La campagna si allarga con il boicottaggio dei tessuti provenienti dall’estero. Gli inglesi arrestano Gandhi, sua moglie e altre 50.000 persone.
Spesso incarcerato negli anni successivi, la “Grande Anima” risponde agli arresti con lunghissimi scioperi della fame (importante è quello che egli intraprende per richiamare l’attenzione sul problema della condizione degli intoccabili, la casta più bassa della società indiana).
All’inizio della Seconda Guerra Mondiale, Gandhi decide di non sostenere l’Inghilterra se questa non garantisce all’India l’indipendenza. Il governo britannico reagisce con l’arresto di oltre 60.000 oppositori e dello stesso Mahatma, che è rilasciato dopo due anni.
Il 15 agosto 1947 l’India conquista l’indipendenza. Gandhi, però, vive questo momento con dolore, pregando e digiunando. Il subcontinente indiano è diviso in due stati, India e Pakistan, la cui creazione sancisce la separazione fra indù e musulmani e culmina in una violenta guerra civile che costa, alla fine del 1947, quasi un milione di morti e sei milioni di profughi.
L’atteggiamento moderato di Gandhi sul problema della divisione del paese suscita l’odio di un fanatico indù che lo uccide il 30 gennaio 1948, durante un incontro di preghiera.


Il pensiero

Il pensiero di Gandhi si basa su tre punti fondamentali:
  •  Autodeterminazione dei popoli: Gandhi riteneva fondamentale il fatto che gli indiani potessero decidere come governare il loro paese, perché la miseria nella quale si trovava dipendeva dallo sfruttamento delle risorse da parte dei colonizzatori britannici.
  • Nonviolenza: è necessario precisare che tale precetto non si ferma ad una posizione negativa (non essere causa di male agli altri) ma possiede in sé la carica positiva della benevolenza universale e diventa l’”amore puro” comandato dai sacri testi dell’Induismo, dai Vangeli e dal Corano. La nonviolenza è quindi un imperativo religioso prima che un principio dell’azione politico-sociale. Il Mahatma rifiuta la violenza come strategia di lotta in quanto la violenza suscita solamente altra violenza. 
  • Di fronte ai violenti e agli oppressori, però, non è passivo, anzi. Egli propone una strategia che consiste nella resistenza passiva, il non reagire, in altre parole, alle provocazioni dei violenti, e nella disobbedienza civile, vale a dire il rifiuto di sottoporsi a leggi ingiuste. 

Qualche citazione


“La mia non-cooperazione non nuoce a nessuno; è non-cooperazione con il male,… portato a sistema, non con chi fa il male” (Gandhi, Gandhi Parla di Stesso). 
Tolleranza religiosa: ”… il mio più intimo desiderio” dice Ghandhi “… è di realizzare la fratellanza … tra tutti gli uomini, indù, musulmani, cristiani, parsi e ebrei” (M.K.Gandhi, Gandhi Parla di Se Stesso). 

lunedì 22 settembre 2014

Vivere in altri modi si può: la Comune di Bagnaia


La Comune di Bagnaia nasce nel 1979, con l'idea di sperimentare nel quotidiano la condivisione delle risorse umane ed economiche e una vita di gruppo che preveda la comprensione, il rispetto reciproco e la collaborazione. 
Si basa sul principio di equità dei diritti e dei doveri.


Economia e metodo del consenso

La proprietà è collettiva ed indivisa. 
Dal 2001 è stata costituita un'associazione Onlus come riconoscimento legale della comune. Il gruppo è composto da una ventina di persone di età diverse.
I comunitardi si riuniscono ogni settimana e prendono le decisioni con il metodo del consenso.
Sono condivisi momenti di confronto, la quotidianità e non mancano certo occasioni di festa e allegria.
Ogni partecipante sceglie il proprio lavoro, che può essere collocato sia all'interno (artigianale o agricolo) sia all'esterno, a seconda dei propri desideri e delle proprie competenze.
La struttura abitativa e aziendale è situata ai margini di un piccolo borgo in collina, a 12 km da Siena, per c'è la possibilità sia di godere della quiete della campagna che di partecipare alla vita del paese e della città.
I componenti della comune si impegnano in attività: sociali, politiche, ambientali, pacifiste e promuovono iniziative artistiche e culturali aperte agli amici e vicini.
L' abitazione è un antico fabbricato rurale in parte ristrutturato per le particolari esigenze della comune. Ogni membro ha la sua camera, mentre gli altri spazi sono collettivi.


L'attività agricola

L' azienda agricola è gestita legalmente dalla Cooperativa La comune di Bagnaia, che dal 1990 si impegna a seguire la normativa e le tecniche dell' agricoltura biologica. Comprende 50 ha di bosco ceduo, da cui si ricava legna da ardere e 30 ha di coltivato a olivi, vigneto, cereali, orto e foraggi. 
Si allevano mucche da latte e vitelli, maiali, animali da cortile e api. 
Molti prodotti vengono direttamente consumati dalla comune, i restanti vengono venduti a vicini e amici.
La Comune di Bagnaia fa parte di varie associazioni, fra cui: RIVE (Rete Italiana dei Villaggi Ecologici); GEN-Europa (Global Ecovillage Network); AIAB (Associazione Italiana Agricoltura Biologica); WWOOF (Willing Workers On Organic Farms).
Inoltre essa ospita persone interessate alla vita comunitaria o all'agricoltura biologica, in cambio di aiuto nei lavori.


Principi ispiratori

I componenti della Comune di Bagnaia si ispirano, per quanto riguarda la propria vita e attività, ai seguenti principi e orientamenti:
1) Tutte le risorse de "La Comune di Bagnaia" sono a disposizione dei membri. 
Al momento dell'ammissione il socio potrà conferire tutti i suoi beni alla Comune, mentre avra' il diritto di usufruire di tutti i servizi.
2) In ogni momento della sua vita, la Comune rifiuta qualsiasi forma di autoritarismo, mentre ricerca la partecipazione costante dei membri. L'Assemblea è quindi l'unico organo deliberativo.
3) Negli impegni e responsabilità domestiche e lavorative "La Comune di Bagnaia" cerca di raggiungere una effettiva parità tra uomo e donna.
4) Riconoscendo come la nostra epoca sia sempre più identificabile come l'epoca del consumismo e dell'uso irrazionale delle risorse, La Comune di Bagnaia, si organizza secondo una linea di sviluppo antagonista a questa tendenza, affermando che:
a) l'organizzazione collettiva permette una migliore e più razionale utilizzazione delle risorse;
b) verranno praticate forme di agricoltura che si integrino il più possibile con l'ambiente;
c) l'attività agricola verrà diversificata per tendere sempre più all'autosufficienza;
d) verrà evitato l'acquisto di beni ritenuti superflui o di lusso.
5) Restituendo all'agricoltura il suo vero valore come attività primaria dell'uomo, la Comune di Bagnaia si impegna a tutelarla, sostenerla e svilupparla.
6) E' riconosciuto a ogni membro il diritto di scegliere l'attività lavorativa in cui si senta più realizzato, compatibilmente con le esigenze economiche generali.
7) Ogni membro deve essere responsabile partecipe della vita domestica, contribuendo ai servizi e alle attività produttive del gruppo e dando secondo le proprie energie e capacità.
8) La vita in comune è intesa anche come momento di ricerca di forme nuove di relazioni, al di là della famiglia mononucleare, per quanto riguarda i rapporti affettivi, quelli economici e le responsabilità da parte di tutti i membri nei confronti dei figli. In particolare ogni membro dovrà dichiarare la sua disponibilità ad una sempre migliore partecipazione alla crescita ed alla educazione dei figli.
9) La Comune di Bagnaia è aperta ad un numero illimitato di soci; inoltre essa ricerca tutte le occasioni possibili di incontro e confronto ed è perciò disponibile a varie forme di ospitalità, che possono concludersi con una richiesta di entrata a pieno titolo.
10) I rapporti tra le persone si intendono basati sul rispetto, la tolleranza, la solidarietà, l'affetto, l'amicizia, la fiducia e la sincerità.
11) A tutti i membri è richiesta la partecipazione a momenti della vita quotidiana della Comune, sebbene siano accettate forme di convivenza non totale.


Bagnaia all'avanguardia ecologica

All'interno della Comune si possono trovare pannelli solari per l'acqua calda. 
Il riscaldamento è unicamente a legna (ricavata dal bosco di proprietà). 
Le acque dei tetti sono raccolte in un laghetto artificiale, per l'irrigazione degli orti. In esso è "pompata" anche l'acqua di una sorgente interna alla proprietà (sempre sfruttando l'energia di un pannello solare).
E' stato sperimentato l'uso dei compost toilet, anche se al momento la struttura non ne fa un uso abituale.
Tutte le strutture sono state ristrutturati con i criteri della bioedilizia ed è presente una piccola struttura realizzata in paglia e terra.
C'è un progetto di fitodepurazione, di prossima realizzazione.

lunedì 15 settembre 2014

Il grande popolo pashtun, diviso da un confine tracciato a tavolino dai britannici


I pashtun (o pathan o afghani) sono un gruppo etnico-linguistico che abita in prevalenza l'Afghanistan orientale e meridionale e il Pakistan occidentale, nella regione del Pashtunistan.
I pashtun parlano la lingua pashtu e seguono un codice religioso di onore e cultura indigeno e pre-islamico, il Pashtunwali integrato nella religione islamica.
I pashtun hanno vissuto una storia turbolenta attraverso i vari secoli, durante i quali raramente sono stati uniti politicamente.
Le prodezze militari dei pashtun erano rinomate ai tempi dell'invasione di Alessandro Magno nel IV secolo a.C.
La loro "storia contemporanea" comincia con l'impero Durrani nel 1747.
I pashtun sono stati uno dei pochi gruppi etnici che sono riusciti a contrastare l'imperialismo britannico durante il XIX secolo, con Abdul Ghaffar Khan, soprannominato il Gandhi musulmano, fondatore del primo esercito nonviolento della storia: i Khudai Khidmatgar.
Svolsero un ruolo chiave durante l'Invasione sovietica dell'Afghanistan (1979–89), dopo la quale molti di loro diventarono Mujaheddin.
I pashtun guadagnarono l'attenzione di tutto il mondo con l'ascesa e la sconfitta dei talebani, poiché erano la componente etnica principale nel movimento. 
I pashtun oggi svolgono un'azione prominente nella ricostruzione dell'Afghanistan dove sono il più grande gruppo etnico e un'importante comunità in Pakistan, dove sono il secondo gruppo etnico per dimensioni.
La popolazione totale del gruppo è stimata in circa 40 milioni, ma un conteggio esatto rimane poco affidabile per la natura nomade di molte tribù, la pratica di isolamento delle donne e le lacune nei censimenti ufficiali tenuti in Afghanistan dal 1979.
La grande maggioranza dei pashtun si trova nell'area tra il Pakistan occidentale (Pakhtunkhwa), e l'Afghanistan sudorientale. Altre comunità pashtun vivono nei 
Territori del Nord nell'Azad Kashmir e a Karachi, così come in tutto l'Afghanistan.
Ci sono delle comunità minori in Iran e in India, e una grande comunità di lavoratori emigrati nei paesi della penisola arabica.
I Pashtun seguono la versione più antica dell’Islam sunnita che deriva dalla scuola Hanafi – una delle versioni più liberali dell’Islam. La Shari’a e il Pashtunwali coesistono, ma se viene a crearsi un conflitto fra i due, si seguono sempre le regole del Pashtunwali. 
Tradizionalmente i mullah e gli imam sono subordinati ai capi tribù e non hanno potere politico. 
Più volte nella storia però alcuni mullah hanno cercato di porsi al di sopra del Pashtunwali e di conquistare il potere politico facendo leva sulla religione, ma di solito sono stati messi a tacere dai capi tribù.
Tuttavia negli anni settanta e ottanta i mullah sono stati armati e finanziati dalle potenze esterne che volevano cacciare i Sovietici dall’Afghanistan e così a poco a poco è nato il movimento politico-religioso più duraturo e potente della storia afghana – i Talebani.


Il confine disegnato a tavolino che divide il popolo Pashtun

Il confine tra Afghanistan e Pakistan è chiamato Linea Durant. Esso separa in due la comunità pashtun, dividendola in due diversi stati.
La Linea Durand prende nome da Sir Mortimer Durand, Segretario degli Esteri del Raj Britannico, che insieme all'Emiro afghano Abdur Rahman Khan negoziò i confini tra il Raj, di cui il Pakistan faceva parte, e l'Afghanistan.
La Durand Line viene a volte chiamata anche "Zero Line" o Linea Zero.
Vista la situazione di stallo conseguente alle guerre e agli avvenimenti geopolitici in Asia Centrale, prima della fine del 1893 i britannici convinsero Abdur Rahman Khan a raggiungere un accordo per definire il confine del Raj nelle aree Pashtun. 
Va precisato che l'accordo era influenzato dalla gradualità con cui Abdur Rahman intendeva cedere alcune regioni. Ad esempio c'erano indicazioni che non definivano la Linea Durand come una frontiera internazionale permanente ma come una delimitazione tra separate aree di responsabilità politica. Non era inoltre contemplata la cessione di zone (come Kurram e Chitral) che erano già sotto il controllo britannico in seguito al Trattato di Gandamak.
Nel 1949 la Loya jirga afghana dichiarò di non riconoscere la validità della Linea Durand in quanto nel 1947, con l'indipendenza del Pakistan, il Raj, vista come la controparte nella stipula dell'accordo di confine, aveva cessato di esistere. 
Questa presa di posizione non provocò comunque effetti tangibili e il confine è sempre rimasto effettivo ed è riconosciuto dalla maggior parte degli Stati.
La linea di confine tagliava in due realtà tribali preesistenti senza tener conto della realtà demografica e scontava un'aperta volontà dei governi coinvolti di contrastare l'eventuale creazione di una Terra dei Pashtun o Pashtunistan
Anche per questo motivo il confine ha continuato ad essere una fonte di tensione tra Afghanistan e Pakistan e attualmente i leader pashtun di entrambi gli Stati non riconoscono la legittimità della Durand Line.
A partire dal 2005 frequenti agenzie di stampa hanno riportato affermazioni del Presidente pakistano Pervez Musharraf tese a invocare la creazione di un muro lungo il confine. L'ipotesi è stata rigettata e duramente contestata da numerosi partiti politici di entrambi gli Stati.
Le problematiche di confine tra Afghanistan e Pakistan sono state esacerbate dalla cosiddetta Guerra al terrorismo statunitense che ha reso la frontiera ancora più instabile e ha reso evidente a livello globale la sua estrema permeabilità, che viene costantemente sfruttata sia dai gruppi ribelli e fondamentalisti della controffensiva afghana, sia dalla cosiddetta Mafia dell'Oppio pashtun.
Escludendo la porzione desertica di longitudine 66°15', l'84% della linea è stata tracciata basandosi su chiari elementi fisico-geografici come fiumi e corsi d'acqua. La precisa definizione del restante 16% del confine, molto segmentato, si basata su dati raccolti tra il 1894 e il 1895 e, soprattutto, sulla dettagliata mappatura sovietica eseguita negli anni ottanta (in scala 1: 50000).

mercoledì 3 settembre 2014

Ebola: tra povertà e morte i re dei vaccini scherzano con e sulla nostra pelle


Quando si impara ad andare in bici non lo si dimentica più; è una questione di “memoria procedurale”. 
Identico meccanismo si adatta benissimo per la tecnica di diffusione di una malattia, per commercializzare il relativo prodotto che la cura.
E' il caso dell’attuale epidemia di Ebola, in cui il colosso farmaceutico Big Pharma si sta impegnando, creando un giro di denaro e di vite colossale. 
Per decenni gli scienziati hanno pensato che non esistessero anticorpi efficaci contro il virus dell'ebola, ma nel 2012 la ricerca della US Army Medical Research Institute of Infectious Diseases ha dimostrato che una combinazione di anticorpi è in grado di fermare il virus. 
Così, in contemporanea, altri laboratori di tutto il mondo sono stati chiamati a testare l'identico cocktail di anticorpi.


Le ricerche sull'Ebola e sui vaccini

Ma ecco i passaggi essenziali circa le ricerche sull'Ebola e sui contro-vaccini.
1) nel 2012 la ricerca della US Army Medical Research Institute of Infectious Diseases [USAMRIID] ha dimostrato che una combinazione di anticorpi è in grado di fermare il virus;
2) nel mese di gennaio 2014 ha inizio la Fase 1 delle sperimentazioni cliniche della Tekmira Pharmaceuticals Corporation che dosa per la prima volta nell’essere umano un suo prodotto contro Ebola;
3) la scheda OMS n. 103, aggiornata a marzo 2014, riporta al secondo capoverso della voce “Signs and symptoms“: "Virus Ebola è stato isolato, 61 giorni dopo l’insorgenza della malattia, dallo sperma di un uomo che è stato infettato in un laboratorio“.
In medicina legale questo punto rappresenterebbe la certezza del criterio cronologico e del criterio qualitativo di un’azione dannosa.
4) coincidenza vuole che, sempre a marzo 2014, il consorzio farmaceutico guidato da Scripps Research Institute ottiene un finanziamento premio di 28 milioni di dollari dal NIH [National Institutes of Health] per trovare e proporre il miglior trattamento per virus Ebola. 
Di questo consorzio fa parte la Mapp Biopharmaceutical, impegnata da un paio d’anni nella ricerca scientifica in merito a virus Ebola.
5) altra Università presente direttamente sul luogo del delitto è la Tulane University che svolge attività di ricerca in Sierra Leone [epicentro dell'epidemia] sulle armi biologiche, anch’essa per conto della US Army Medical Research Institute of Infectious Diseases [USAMRIID];
6) la Tulane University scrive sul proprio sito:
“We’re working on vaccines and medicines for Ebola and other hemorrhagic fevers” ….. 
“The solutions are coming.”
7) anche la GlaxoSmithKline del Regno Unito è coinvolta nella ricerca sul vaccino Ebola, in Sierra Leone, attraverso la controllata società svizzera Okairos, acquistata nel 2013, giusto in tempo per l’epidemia Ebola, che collabora a sua volta con il Vaccine Research Centre dei National Institutes of Health [NIH] degli Stati Uniti;
8) i farmaci di sintesi vegetale, negli ultimi dieci anni, hanno generato un sacco di chiacchiere ma hanno avuto poco effetto sulla produzione commerciale, con alcuni successi isolati di farmaci della Pfizer e della Protalix Biotherapeutics approvati dalla FDA nel 2012. L’approccio è stato nuovamente portato alla ribalta proprio nelle ultime settimane, quando un farmaco prodotto dalla pianta del tabacco è stato utilizzato per il trattamento di due persone che avevano contratto virus Ebola. 
Kentucky Bioprocessing, una unità del gigante del tabacco Reynolds American, ha prodotto il farmaco che è stato sviluppato da Mapp Biopharmaceutical. Il processo di produzione è simile ai passaggi per altri farmaci vegetali: i laboratoristi infettano le piante di tabacco con un virus che include il codice genetico; dopo che le piante sono infettate dal virus cominciano a produrre gli anticorpi dai quali sarà estratto il principio attivo. 
Così è stato prodotto ZMapp, il siero miracoloso che contrasta Ebola, iniettato ai due medici statunitensi che hanno contratto virus Ebola sul luogo dell’epidemia in Africa. Piccolo particolare: anche in questo caso gli effetti del farmaco non sono mai stati valutati sull’essere umano.


Il finale inquietante

E' chiaro che una pandemia di Ebola rappresenta una manna dal cielo per Big Pharma. Sieri miracolosi o vaccini (circa al 2015) che siano, pur non essendo ancora certificati per uso umano, saranno richiesti a gran voce dal grande pubblico. 
Il che “costringerà” le autorità di controllo a licenziarlo celermente, procedendo a tappe forzate e sarà un bel business...sulla nostra pelle.