mercoledì 27 marzo 2013

L'uomo e il cibo (II parte): siamo quello che mangiamo


Oltre a quanto mangiamo, noi siamo quello che mangiamo.
Il cibo non è solo energia per vivere e carburante della vita; è molto di più, è lo specchio della società

Dando uno sguardo alla storia si può notare la correlazione tra cibo e società, nonché tra cibo e individui della società.

I nostri avi più lontani erano raccoglitori (di frutta selvatica, bacche e funghi) e cacciatori
Il cibo che avevano a disposizione e che la natura offriva loro nei boschi e nei campi variava a seconda del luogo e delle stagioni, ma era sempre in quantità incostante e spesso misero. Era consumato crudo, era quindi molto nutriente e nulla di questo veniva sprecato. Le scorte erano poche (quasi nulle) e la vita molto alla giornata. I gruppi di individui (tribù) erano per giunta nomadi e si spostavano in base alla presenza o all'assenza del cibo. L'obbiettivo principe era la sopravvivenza e la lotta alla fame il comandamento principale. 
La società era (come il suo cibo) selvatica, abituata alla lotta per vivere giorno dopo giorno, senza vizi e senza sprechi di risorse, con individui dal fisico asciutto e scattante, agile e pronto a cogliere l'attimo.

L'agricoltura, l'allevamento, l'uso dei metalli e del fuoco sono poi stati i principali elementi per il passaggio dal nomadismo allo stazionarismo e hanno visto la prima comparsa di scorte importante (in rapporto al periodo storico, al luogo e all'evoluzione delle tecniche). 
Grazie alla maggior disponibilità di cibo, dovuta alla creazione di sempre migliori strumenti di lavoro, alla maggior conoscenza dei processi produttivi e al perfezionamento dei metodi di  conservazione, la società si è potuta concentrare anche su altre attività non legate alla sola ricerca e produzione di cibo. Le tribù sono diventate dapprima villaggi stabili, e poi (con il miglioramento delle tecniche costruttive), paesi e città. Sono comparsi i "lavori", le attività ricreative, le feste e, ahimé, i primi vizi. 
La società di questo periodo rimane comunque legata alla non elevata quantità di cibo disponibile, al legame imprescindibile con l'ambiente naturale e quindi con l'avvicendarsi delle stagioni, con l'influenza del tempo, con l'abitudine a carestie. 
Questa società era estremamente naturale, con qualche vizio e con pochi sprechi di risorse, 
con individui meno agili dei precedenti ma più forti e robusti.

L'evoluzione e la consacrazione dei quattro elementi nuovi della precedente società (agricoltura, allevamento e uso dei metalli e del fuoco), accompagnata dall'arrivo dell'industrializzazione e della meccanizzazione (e dell'inizio dello sfruttamento dei combustibili fossili) ci porta alla società appena precedente all'attuale. 
L'aumento della resa dei processi agricoli (con l'introduzione dei primi concimi chimici) e il miglioramento dei metodi di conservazione hanno reso maggiori sia le quantità di cibo a disposizione che le scorte per il futuro. La società ha a questo punto potuto dedicarsi ad altro rispetto alla sola produzione del cibo. Le città si sono espanse, nuovi lavori sono nati, la campagna è stata gradualmente abbandonata come luogo di residenza. Accanto a questo sono nati nuovi vizi e per la prima volta il concetto di spreco di risorse fa la comparsa.
La società appena precedente alla nostra rimane legata alla terra (e all'agricoltura e all'allevamento) ma in maniera minore della precedente. 
(Proprio come il suo cibo) E' meno naturalecon individui meno sani, meno forti e più pesanti, più abituati a fabbriche e catene di montaggio, più inquinati, più propensi al vizio e allo spreco di risorse.

L'ultima società, cioè l'attuale, è la società della consacrazione dell'industrializzazione e della meccanizzazione e della loro espansione definitiva a tutti i settori. E' l'era del petrolio, dell'uso pesante di fertilizzanti e anti-parassitari in agricoltura e di ormoni della crescita e antibiotici nell'allevamento; è l'era delle rese incredibili, dell'abbondanza del cibo, della tecnologia massima per conservarlo. E' l'era dei mille lavori, delle città immense, del commercio esasperato (non solo del cibo), nonché dei vizi e degli sprechi.
La società odierna ha poco di naturale. E' anzi fortemente inquinata, con individui in sovrappeso, poco in forma, abituati ad aver il superfluo e pieni di vizi.

Un tempo si mangiava selvatico e i nostri predecessori erano agili e scattanti. Ora si mangiano i prodotti del petrolio e siamo depressi e inquinati, obesi e pieni di intolleranze.
Noi siamo quello che mangiamo. Meglio non dimenticarselo mai.

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